Oggi, nella consueta rassegna stampa di CulturaIdentità e del Giornale OFF dedicata agli eroi del nostro tempo, cioè i medici abbandonati dal nostro governo in questo caos del coronavirus, Edoardo Sylos Labini ha parlato di un eroe ingiustamente dimenticato (ma di cui CulturaIdentità in edicola ha parlato): Ermenegildo Rossi, l’assistente di volo che il 24 aprile 2011 sventò un dirottamento aereo su un volo Roma-Parigi, quando un uomo armato di coltello, il kazako Valery Tolmachyov, prese in ostaggio una collega di Rossi puntandole un coltello alla gola e ordinando di dirottare l’aereo in Libia. Rossi lo gettò a terra, lo disarmò (procurandosi delle ferite) e lo immobilizzò, salvando la vita di 135 passeggeri e dell’equipaggio. Ma qualcuno non giudicò abbastanza eroico questo gesto. Perché? Forse perchè Rossi era un sindacalista, non della CGIL e quindi di “destra”? Fatto sta che Alitalia non fece nulla, nessun riconoscimento per il gesto eroico. E la medaglia arrivò …di nascosto, senza informare nessuno: lo scoprì del tutto casualmente lo stesso Rossi, una notte, consultando il sito della Presidenza della Repubblica con l’elenco degli encomi e le medaglie di bronzo e d’argento, fino alle medaglie d’oro, con il nome di Ermenegildo Rossi. Alla cerimonia di consegna nessun giornalista, nessun encomio. Come scrive Emanuele Merlino nell’articolo su CulturaIdentità, “Rossi è il prototipo dell’Italia vera, ma l’Italia non ama raccontare il proprio coraggio”.