“Mimì alla Ferrovia”, storia viva di Napoli

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Non si entra in un semplice ristorante. Si entra in un pezzo di storia napoletana, dove i profumi della cucina si mescolano con quelli della memoria e dell’identità di una città intera. Mimì alla Ferrovia è questo: un luogo che custodisce ottant’anni di accoglienza, tradizione e passione.

Fondato nel 1943 da Emilio Giuliano e dalla moglie Ida, il ristorante nasce in un dopoguerra affamato di ricostruzione e calore. Accanto a loro inizia a lavorare Michele, nipote di Emilio, mentre nel tempo anche il figlio di Emilio entra nell’attività. Oggi a portare avanti l’eredità sono i due cugini, entrambi di nome Michele, affiancati dalla nuova generazione: Ida, che si occupa dell’accoglienza, e Salvatore, chef di talento che dà continuità alla tradizione con uno sguardo contemporaneo.

Quella di Mimì alla Ferrovia è la storia di una famiglia che ha saputo trasformare una passione in un simbolo cittadino. Un punto di riferimento per napoletani e visitatori illustri: da Gianni Agnelli a Marcello Mastroianni, da Diego Armando Maradona fino all’allora presidente del Napoli, Corrado Ferlaino – oggi ancora amico della famiglia e affezionato frequentatore del locale.

A raccontare questa lunga storia d’amore è il documentario “Ho detto tutto, forse. Mimì alla Ferrovia. 80 anni e oltre” diretto da Giuseppe Di Vaio. Un viaggio intimo e collettivo, che restituisce l’anima di un ristorante diventato teatro della vita napoletana, ma anche quella di una città intera, letta attraverso la cucina, le persone, le battute di spirito che rimbalzano tra i tavoli.

E poi ci sono i piatti. Quelli iconici. Quelli che non si possono togliere dal menu nemmeno volendo. In cima alla lista, lui: Sua Maestà il Poparuolo Imbuttonato. Tanto amato dai clienti da diventare protagonista di una linea di merchandising nata per celebrare l’anniversario – con shopper, spille, magliette e illustrazioni ironiche.

Perché Mimì alla Ferrovia è questo: tradizione, certo, ma anche cultura pop, simpatia, intuizione. Un’identità fluida che attraversa Napoli da cima a fondo, da un servizio di porcellana a un motto di spirito. È la Napoli solenne e ironica, elegante e cerimoniosa, quella delle cravatte settepieghe di Cilento (che per l’occasione ne ha creato una dedicata, ma anche la Napoli verace, spudorata e teatrale.

A guardarlo bene, Mimì alla Ferrovia è una Napoli stratificata. Un piccolo universo in cui convivono storia, famiglia, sapore e spirito, e dove, per ottant’anni – e oltre – si continua a recitare il ruolo più autentico: quello dell’ospitalità.

Mimì alla Ferrovia è un piccolo, grande, universo in cui l’identità della città si serve, da ottant’anni, in ogni piatto. E non ci resta che dire “J’ADORE MIMÌ”!

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