Andrea Zanotti esplora le energie vibrazionali del cosmo attraverso sculture che uniscono elementi organici e industriali. Un percorso artistico tra Arte Povera, arte concettuale e viaggi esperienziali.
Andrea Zanotti, un ‘outsider’ nato nel 1973 a Clusone (Bg), ha frequentato il ‘LAS’ di Bergamo, poi due anni all’IUAV (Ve), e il corso di Scultura nel 1994 all’Accademia di Brera, Milano. Dal 2004 al 2006 ha concluso il percorso con la Biennale di scultura, conseguendo l’abilitazione all’insegnamento, mentre lavorava in Sotheby’s come allestitore. Dopo otto anni come restauratore di cere alla fonderia artistica Baldis (Bg), nel 2007 frequenta il corso ‘TAM’ incentrato sul trattamento artistico dei metalli a Pietrarubbia (PU). Dal 2014, tornato da Londra, si è trasferito a Venezia, dove dal 2018 insegna ‘Discipline plastiche’ presso l’area laboratoriale del ‘Santo Spirito’ del LAS ‘IIS Marco Polo’.
Dove lavori?
Lavoro in tre spazi diversi, tra Venezia e Bergamo. Durante l’anno scolastico utilizzo la mia aula (A20) per la fase progettuale. Un ambiente meraviglioso, dalle vibrazioni particolari (Ex monastero del 1483). Amo percorrerne gli spazi, al mattino presto prima delle lezioni, ascoltarne le vibrazioni, mentre visualizzo i lavori. Gli altri due spazi sono piccoli laboratori usati per la fase di realizzazione.
Quando e perché hai deciso di fare l’artista?
Dal primo viaggio di un mese in Perù, a otto anni, tornai con ossa animali e piccole rocce. Essere artista è da sempre la mia condizione esistenziale, per restare in sintonia con l’universo. Attraverso i reperti, i frammenti di oggetti, cerco un nuovo ‘dialogo vibrazionale’ con il reale. Negli anni ho approfondito tecniche/processi essenziali, sia fisici che mentali. Il ‘collante vitale’ è sempre stato ‘il viaggio’ e le connessioni vibrazionali/animiche con i luoghi; le esperienze in Europa, Sud America e Oriente sono state determinanti.
Hai vissuto e lavorato a Londra, quale eredità ti ha lasciato questa esperienza?
Londra è stata una città con cui sono entrato in totale empatia. Mi ha accolto con mille stimoli. Ho partecipato a vari art-contest ed esposizioni (“Parallax Art Fair”, “Liquid Art Fair”, “Richmix Showcase Space”, “Art in Mind”). Eredità: la perseveranza e la capacità di andare oltre ogni confine fisico/mentale/sensoriale! Idem per NYC, con una residenza estiva di 50 giorni, poi selezionato nel 2014 con -SEE ME NYC- a “Take Me Over”.
Ti consideri un artista concettuale post poverista?
Sì, certamente! La mia essenza è in sintonia con l’Arte Povera, l’arte ambientale e l’arte concettuale. Dall’attenzione verso la natura come organismo di indagine, agli equilibri planetari, alle esplorazioni percettivo-sensoriali e concettuali degli anni 60/70, sono tematiche parte del mio DNA artistico. Amo Duchamp, Man Ray, J. Tinguely, J. Beuys, W. De Maria, R. Smithson, M. Heizer, L. Carroll, D. Flavin, J. Turrell, F. Melani.
Quali materiali prediligi, organici o naturali?
Diciamo entrambi. Ossa animali, cera d’api, cortecce, radici, lastre e fili di rame, lana, ottone, rocce, scarti industriali, frammenti di vita del creato, ‘reperti esperienziali’. Mi interessano le ‘meccaniche animiche’ che individuo nei reperti. ‘Evidenziare le energie, creare relazioni vibrazionali tra elementi/oggetti, definire nuovi ‘equilibri energetici/spaziali’. Cerco un ri-allineamento vibrazionale tra gli elementi (organici/industriali) e lo spazio.
Quali sono i temi ricorrenti nella tua ricerca artistica?
I temi ricorrenti sono vari ma interconnessi: il viaggio e la memoria del luogo, la natura, la spiritualità, le nostre origini ancestrali. Indago la dislocazione spazio/temporale ‘site’ e ‘non site’. Nel 2010 ho esposto una personale presso CHEBANCA a Bergamo, riflettendo sugli equilibri labili, beni preziosi (anche l’acqua).
Tra gli artisti dell’Arte Povera, quali preferisci?
G. Penone, G. Anselmo, G. Zorio, Mario Merz.
Per te l’arte è materia viva, come e perché?
L’arte è materia viva, energia, vibrazione, un medium di analisi percettivo-vibrazionale dell’universo. Cerco, attraverso la relazione fisica e sensoriale, l’anima negli elementi che mi attraggono. Mi interessa definire nuove armonie, equilibri, riflessi vibrazionali, tensioni formali, concettuali e strutturali, ricercando le energie cosmiche in ogni elemento.
Qual è il messaggio delle sculture composte da innesti di materiali diversi?
Individuare le energie tra elementi di natura e/o origine diversa. Ricercare gli equilibri labili tra frammenti del reale e il cosmo. Il mio messaggio è in sintonia con Marshall McLuhan: “Ho grande fiducia nella capacità di recupero e nella capacità di adattamento umano… spero che il nostro pianeta si trasformi in un’opera d’arte – l’uomo nuovo, integrato nell’armonioso cosmico diventerà una forma d’arte organica”.
Che importanza ha il colore nelle tue sculture?
Spiritualità ed energia. Il blu, il rosso, il giallo e l’oro tornano spesso per la loro iconologia e vibrazioni energetiche.
Quali artisti viventi ti piacciono?
Dion, Udo, Eliasson, Buren, Hirst, Bartolini, Pedrini, Sassolino, Graham e Kiefer.
Nell’epoca della cultura digitale e dell’Intelligenza Artificiale, ha senso la tua ricerca polimaterica?
Siamo fatti di energia, relazionati a un cosmo in movimento con vibrazioni in costante evoluzione.