Dopo le poesie di Alda Merini, Giovanni Nuti mette in musica le struggenti parole dedicate da Lucia Bosè alla nipote scomparsa
Lascia che io pianga in silenzio questo dolore. Inizia con questo respiro vibrante di poesia il testo di Lucia Bosè dedicato alla nipote Bimba, morta di cancro a 41 anni nel 2017. In un’intervista l’attrice lo definì “il dolore più grande della mia vita”. Negli ultimi anni Lucia Bosè capelli li aveva tinti di blu, perché diceva, piacevano a questa amatissima nipote. Un testo struggente, declinato sotto i toni della tenerezza, della commozione, e dell’amore. Giovanni Nuti, interprete raffinato e compositore, l’ha musicata trasformandola in un’altrettanto intensa canzone (con l’intervento del soprano Isabella Mangiarratti). Si intitola “La canzone di Bimba” e dal 28 gennaio (compleanno di Lucia Bosè) è disponibile sulle piattaforme streaming e in digital download. La cover del cd è un ritratto fotografico dell’attrice e Giovanni Nuti realizzato alcuni anni fa dal fotografo Bob Krieger. Su Vevo e Youtube è disponibile anche un prezioso video-clip del brano (ideazione, regia e montaggio di Lucilla Mininno e direzione della fotografia di Daniele Trani), che vede l’attrice protagonista insieme a Giovanni Nuti. Sarà l’ultima “interpretazione” di Lucia Bosè, prima Miss Italia nel 1947, una carriera cinematografica e mediatica di respiro internazionale che muore il 23 marzo 2020 a Segovia per una polmonite, all’età di 89 anni. Viveva dal 1955 in Spagna, dopo il suo matrimonio (e anche dopo con il divorzio) con il mitico torero Luis Miguel Dominguín La sua storia cinematografica inizia negli Anni Quaranta, quando un giorno Luchino Visconti si reca alla pasticceria Galli di Milano, dove la Bosè lavorava come commessa- per acquistare una confezione di marron glacé e – guardandola incartare una scatola di marron glaceé profetizzò: “Una come te dovrebbe fare il cinema.
Bosè e Nuti si erano conosciuto per un incontro di musica e poesia. Riavvolgiamo il nastro del tempo al marzo 2012. Esce l’album Una pequeña abeja enfurecida (Una piccola ape furibonda) : Giovanni Nuti canta Alda Merini in spagnolo con la partecipazione speciale di Lucia Bosé che ha personalmente tradotto e adattato in castigliano le poesie-canzoni nate dalla lunga collaborazione artistica tra Alda Merini e Giovanni Nuti e in 4 tracce dà anche voce alla poesia di Alda Merini. Nelle note del cd così scrive al pubblico di lingua spagnola: “Ho il piacere di presentarvi Alda Merini, la più grande poetessa italiana del Novecento. Siamo nate nello stesso anno, il 1931, e nella stessa città, Milano. A dividerci ci ha pensato la vita. Non l’ho mai conosciuta personalmente, ma ho amato moltissimo i suoi versi, vissuti, semplici e straordinari”. A distanza di cinque anni dalla scomparsa della attrice , viene così portato a compimento il desiderio che l’attrice aveva espresso all’amico Nuti: di musicare un giorno anche la sua poesia -preghiera e di devolvere i proventi delle vendite e dello streaming a una Fondazione per la ricerca sul cancro. Beneficiari per l’Italia Fondazione Veronesi e AECC, Asociación Española Contra el Cáncer.
Quattro chiacchiere con Giovanni Nuti
Sì, gli angeli esistono. Lucia Bosè ne era convinta. “Ognuno di noi ha un angelo custode che lo protegge nei momenti di difficoltà”. E questo brano di Giovanni Nuti, lascia un po’ più convinti dell’esistenza degli Angeli . Lui sorride al complimento : “I miracoli si compiono ogni giorno sotto i nostri occhi, anche se pochi li sanno vedere”. Portamento elegante; abbigliamento raffinato e originale insieme, fare discreto, voce profonda è un artista che ha la capacità di comunicazione con dimensioni che superano il visibile Nuti sembra giungere da un’altra dimensione, o forse da un’altra epoca: un eroe romantico, prestato a questo tempo. Ci siamo fatti raccontare questo suo lavoro, che tratta un tema molto intenso e sicuramente Off : la morte.
Giovanni, hai curato magistralmente la musica, che insieme alla tua voce si posa sull’anima con l’effetto benefico di una preghiera. Com’è nata?
Le mie musiche nascono molto velocemente. Nel momento in cui leggo un testo che mi colpisce, sento immediatamente l’ispirazione per una musica che lo accompagni. Ne è uscita una canzone che mi auguro possa essere di conforto a tutti coloro che hanno perso un loro caro e che li aiuti a sentire che l’amore non muore mai.
Oggi la ricercatezza delle parole è messa in secondo piano, i testi delle canzoni non esistono più , sono solo canzonette, pseudoritornelli, tu invece ti proponi con testi incredibili, meravigliosi.
Come mi ha insegnato Alda Merini “la poesia non deve stare morta sulle pagine dei libri, ma prendere forma e vita grazie alla musica”. Oggi che parola è gettata, consumata, materiale, spettacolare, usata a sproposito, rimasticata e banalizzate nel suo senso più profondo , In momenti come questi abbiamo bisogno delle parole dei poeti. Il mondo che costruiamo assieme è fatto anche dalle nostre parole . Siamo fatti delle parole che diciamo. Di quali parole siamo capaci? Ma qui ci sarebbe da fare una riflessione, un’analisi molto lunga.
Il tuo è un percorso musicale è ricco di poesia
Sono nato con questa passione di mettere in musica le poesie. Sin da quando avevo nove, dieci anni musicavo Giovanni Pascoli. Mi mettevo al pianoforte. Nel mio secondo album ho musicato una poesia di Federico Garcia Lorca.
E poi ricordiamo un matrimonio artistico da brividi. Tu hai musicato moltissimi lavori di Alda Merini: un felice sodalizio durato ben 16 anni che ha portato alla pubblicazione di splendidi album
I versi di Alda Merini sono gioielli preziosi, e poter dare vita alle sue parole attraverso la musica è stato un compito che ho abbracciato con tutto il mio cuore e la mia anima.. A volte mi dettava le sue poesie al telefono, come un fiume in piena. e mi chiedeva di musicare le sue parole in mezz’ora o poco più. Alda ha scritto versi appositamente per me, perché io la musicassi, perché diceva che la sua poesia attraverso le canzoni poteva arrivare a tutti, anche a chi non compra libri di poesia e non entra mai in una libreria
Com’è nata l’incontro con la poetessa Merini?
È nata da un incontro. Un ncontro casuale e fatidico con un il suo libro che mi è caduto letteralmente tra i piedi un giorno in una libreria. Lo racconto spesso: raccolsi da terra il libro che si era aperto sulla poesia “I sandali”. Ne fui subito colpito, al punto da tornare a casa e mettermi al pianoforte per musicarla. E poi cercai l’autrice, le scrissi una lettera e lei mi invitò ad incontrarla. L’incontro con Alda fu davvero uno di quelli che cambiano la vita, perché mi bastò guardarla negli occhi per sentirmi scrutato nel profondo e “capito”.
Le lacrime non fanno rumore diceva Alda Merini
Il momento del lutto non è tempo di parole ma di silenzio. Quale parola potrà infatti mai confortare la persona afflitta dalla perdita di un proprio caro? Quell’inesauribile repertorio di frasi fatte che non solo non consolano, ma gettano nel più profondo sconforto quanti sono nel lutto e nel pianto. Ogni parola e ogni frase, anche se formulate con le migliori intenzioni, saranno inadeguate e inopportune. Nel tempo del lutto c’è solo da com-piangere, piangere con chi piange, circondare le persone di caldo affetto e tanto amore. A chi è affranto per la morte che l’ha colpito nei suoi affetti più cari non servono parole, ma occorre fargli sperimentare la forza della vita e dell’amore.
Quello della morte non è certamente un tema molto frequente nelle canzoni. Tu nel 20217 hai musicato “La morte non è niente” la struggente poesia diel monaco del monaco anglicano Henry Scott Holland.
La poesia inizia con queste parole: “La morte non è niente, sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto…”. Sono parole d’amore contenenti un immenso messaggio di speranza e di amore : io sono sempre vicino e accanto a te. Tra noi è tutto come prima, come eravamo lo siamo ancora. Un invito a considerare la morte solo come un passaggio, un cambiamento, ma non il fine ultimo.
Da questa angolazione come vedi la morte? Ci sarà un prosieguo?
Parlare della morte è un grande tabù nel mondo occidentale, l’argomento viene allontanato, omesso e rimosso.. Non se ne parla. Anche il rito del lutto è sparito dai radar. Indugiare troppo sulla perdita non è visto di buon grado, “la vita va avanti”. Ma è evidente che non si tratta solo della rimozione della morte tout court, bensì della rimozione della morte come passaggio ad un’altra vita . Anche l’idea di contattare i morti non fa parte del discorso pubblico e comune. I morti “vanno lasciati in pace” e non vanno disturbati. In realtà i nostri cari i nostri cari passati dall’altra parte non sono morti. L’ho sempre saputo, ma un conto è saperlo e un conto accettarlo e viverlo. Avevo sempre rifiutato l’idea della morte. . Poi è successo che, nell’arco di quattro mesi, siano mancati prima mia mamma Marina e poi mio fratello Luciano e ho provato disperazione . Perché il dolore è difficilissimo da gestire, è un dolore che non passa. Poi sia mia mamma che mio fratello mi diedero prove precise e inoppugnabili della loro effettiva presenza. Fondamentale per me è stato anche l’incontro con Padre Alberto Maggi, teologo e biblista autore de L’ultima beatitudine, libro illuminante sulla morte. Chi muore continua a vivere, seppure in una diversa dimensione contatti. I messaggi di chi è passato “nella stanza accanto” sono chiari: l’amore è il significato della nostra esistenza, amare ed essere amati. Non c’è cosa più potente dell’amore. I nostri cari non ci abbandonano mai e continuano a vegliare su di no. Sono felici di comunicare con noi e noi abbiamo bisogno di loro come loro hanno bisogno di noi.