Dal 2020 Francesca Cappelletti è la vivace direttrice della Galleria Borghese di Roma e promotrice dei molti eventi collaterali atti a suscitare nuovo interesse oltre a quello per i meravigliosi capolavori che da secoli incantano i visitatori di tutto il mondo.
Quanto è importante oggi ampliare l’offerta al pubblico oltre alla meravigliosa collezione permanente della galleria?
Credo che Galleria Borghese, essendo uno dei grandi musei italiani, molto osservato sulla scena internazionale, debba avere la forza di proporre progetti che riescano a rendere sempre più conosciuta e attuale la raccolta eccezionale che conserva-sei dipinti di Caravaggio, il numero più alto contenuto da qualsiasi museo al mondo e i più grandi capolavori scultorei di Gian Lorenzo Bernini, alla Deposizione di Raffaello solo per fare qualche esempio. Negli ultimi anni, grazie alle mostre, abbiamo attirato l’attenzione su aspetti fondamentali e altrettanto affascinanti per il pubblico: la pittura su pietra, nella mostra “Meraviglia senza tempo” e quella su “Rubens e la scultura” hanno fatto scoprire ulteriori momenti della storia dell’arte. Inoltre, sempre a partire dalla storia della raccolta, le mostre di arte contemporanea, come quella dedicata a Giuseppe Penone e a Louise Bourgeois, hanno intessuto con le sale e con il giardino un rapporto di tensione e di scoperta continua sui temi della natura e della memoria.
Cosa ha ispirato l’ultima mostra dedicata a Giovan Battista Marino e alla poesia e pittura nel Seicento?
La mostra su Giovan Battista Marino, la poesia e la pittura è stata una vera scommessa! Un progetto scientifico su un autore del Barocco non molto noto al grande pubblico ma certamente il poeta del Seicento che più ha intrattenuto un rapporto decisamente creativo con la pittura. Marino scrisse la Galeria, in cui 624 componimenti sono dedicati a altrettante opere d’arte, e l’Adone, un lunghissimo poema mitologico. La tentazione di mettere in scena la poesia che descrive opere d’arte o le fa apparire imperniandosi su episodi del mito, in un luogo così denso di riferimenti letterari come la Galleria Borghese, era troppo forte. Negli stessi anni della pubblicazione della Galeria di Marino, 1619-1620, Scipione Borghese perfezionava la sua raccolta di dipinti e cominciava il suo sodalizio con il giovane Bernini. In mostra ci sono anche sette dipinti di Nicolas Poussin, testimonianza dell’amicizia fra il poeta e il pittore d’Oltralpe.
C’è un motivo per cui, secondo molti, la sua è una professione largamente dominata dal sesso maschile o, considerate le posizioni di Barbara Jatta ai Musei Vaticani e di Renata Cristina Mazzantini alla GNAM, in Italia le cose stanno diversamente?
Penso che l’idea che sia una professione maschile sia largamente contraddetta dalla realtà e dai numeri. La Galleria Borghese ha inoltre una storia di grandi direttrici e di funzionarie che si sono impegnate validamente in tutti i campi delle discipline museali: dagli studi, alla didattica, al restauro, agli eventi e alla comunicazione.
Qual è il progetto futuro per la Galleria Borghese. parlando di eventi speciali?
Il museo è un laboratorio instancabile, è un luogo di cura e di sperimentazione continua. Le mostre sono la modalità espressiva più consueta e tradizionale della ricerca e del lavoro che si svolgono all’interno, che quindi va coltivata in un rapporto equilibrato con la collezione permanente . Nel 2025 la Galleria collaborerà con altre istituzioni alla realizzazione di grandi mostre: con le Gallerie Nazionali di Arte Antica a quella su Caravaggio a palazzo Barberini e con le Scuderie del Quirinale alla realizzazione della mostra sulla Roma globale del Seicento: una metropoli in grado di funzionare da crocevia di stili e luogo di incontro di civiltà e saperi lontani. Sarà un anno all’insegna della collaborazione e della disseminazione e, soprattutto, della conclusione dei lavori PNRR e di altri interventi fondamentali sulla struttura del museo e sull’allestimento. Non abbiamo mai chiuso al pubblico durante questi importanti interventi, quindi l’inaugurazione che prevediamo in autunno sarà più che altro simbolica, un momento per celebrare il nuovo aspetto e la nuova accessibilità delle sale, con apparati e illuminazione studiati accuratamente.