Jane Alexander in La Venexiana:”Torno a recitare e mi misuro con il teatro”

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Artista trasgressiva nell’immaginario collettivo, tornata a teatro nei panni de La Venexiana, reduce dal palco del Teatro Manzoni di Roma, protagonista dell’opera erotica di un ignoto del XVI secolo, Jane Alexander è in realtà dolcissima e timida. Alla carriera fulminante e d’impatto è seguito un tempo più appartato dove Jane è stata soprattutto madre. Oggi, l’esperienza del palcoscenico ha risvegliato nella marchesa Van Necker una nuova primavera.

 Jane un ritorno alla ribalta sulle tavole di un palcoscenico. Che cosa ti ha convinto a tentare questa nuova esperienza artistica?

Devo tutto a Cinzia Berni e a Patrizia Pellegrino, rispettivamente regista e collega produttrice de La Venexiana, che mi hanno voluto fortemente coinvolgere in questa avventura. Io ho risposto di non essere un’attrice da palcoscenico, avevo tentato di calcare il palcoscenico prima della pandemia ma gli eventi che tutti conosciamo mi hanno fatto pensare che probabilmente quella del teatro non fosse la mia cifra. Cinzia e Patrizia, tuttavia hanno talmente insistito che ho pensato di cogliere l’occasione per imparare qualcosa di nuovo. In sostanza, quindi, sono salita sulla ribalta per imparare.

Che sensazione provi sul palco rispetto alla recitazione davanti alla macchina da presa?

Il giorno della prima pensavo di morire d’infarto tanto ero emozionata e agitata. Ho meditato addirittura per tranquillizzarmi, poi mi sono detta” va bene “. Adesso non provo più questa paura e sono molto contenta. La differenza enorme con il cinema a è che in teatro non puoi rifare la battuta e se sbagli sono problemi. Io ho sbagliato diverse volte finora ma sono stata in grado di recuperare al volo. Ecco, il bello della recitazione teatrale è che sei costretto ad imparare per recuperare.

Questa esperienza ti fa venire voglia di continuare o rappresenta una fase intermedia in attesa di tornare davanti alla macchina da presa?

Questa de La Venexiana è un’esperienza che mi è piaciuta e che spero di utilizzare tanto affinché mi chiamino altre produzioni teatrali. Soprattutto ho capito come mai tanta gente si iscrive ai corsi di teatro per acquisire sicurezza in sé. La recitazione dal vivo secondo me è roba  forte, ti aiuta tantissimo a livello psicologico e rispetto alla televisione e al cinema è molto più tosta.

Sei diventata famosa con un quiz notturno all’avanguardia. La tua immagine decisa e forte ha restituito pensieri trasgressivi  quasi peccaminosi. Ma chi è Jane Alexander e come nasce dal punto di vista artistico?

Io nasco traduttrice di serie televisive dall’americano all’italiano, essendo madrelingua inglese. Avendo un padre direttore di doppiaggio ho fatto doppiaggio, anche in questo caso dall’italiano all’inglese. Ho iniziato da bambina e ho continuato per anni fino a diventare “dialogue coach” sul set. Tuttavia prima di diventare  attrice, non so come,  mi sono ritrovata a fare la modella, poi mi hanno preso per il famoso quiz “Zenji” poi è arrivato il successo con la marchesa in Elisa di Rivombrosa.

Come mai hai fatto tutte queste cose senza pensare a diventare subito attrice?

Perché non pensavo di esserne all’altezza. Io non volevo stare davanti alla macchina da presa perché, nonostante la mia immagine così disinvolta io sono molto timida. Mi ci hanno costretta praticamente e adesso eccomi qua, che faccio addirittura teatro.

 

 

 

 

Essendo tuo padre un direttore di doppiaggio importante ed essendo il campo stesso del doppiaggio abbastanza a circolo chiuso, come mai non hai continuato su quella strada avendo avuto la possibilità?

 

Per un sacco di tempo io ho fatto questo lavoro ma ricordiamoci che io stavo in Inghilterra e lo stesso campo che da noi è super considerato, laggiù non era considerato alla stessa stregua così elevata come il doppiaggio italiano. Si trattava di una sorta di sottocultura. In Italia invece mi hanno chiamato qualche volta per doppiare in italiano con l’accento inglese senza sapere che io parlo in ciociaro volendo nonostante abbia un nome effettivamente anglosassone.

 

La vita è fatta di alti e bassi e ora sembreresti in una fase di ripresa dopo i fasti di qualche anno fa.  Tu come ti senti?

 

Mi sento molto fortunata  e soprattutto mi sento bella, il che, dato il momento storico, per una cinquantenne non è poi così scontato. Mi sento serena, anche con il mio compagno tutto sembra andare per il meglio. Insomma concludendo direi che i cinquant’anni portano bene.