“Chi è l’ipocrita? Uno che finge, come un commediante appunto. Che c’è di male in questo? Niente. – Quand’è il male, invece? Quando non si è più così ipocriti per dovere, per professione sulla scena; ma per gusto, per tornaconto, per malvagità, per abitudine, nella vita – o anche per civiltà”(L. Pirandello).
L’ipocrisia è il grande tema del capolavoro pirandelliano L’uomo, la bestia, la virtù, che con le maschere del Professor Paolino, del capitano Perella e della sua consorte, rappresenta lo scontro grottesco ed esilarante tra l’individuo e la sua immagine. Scritto nel 1919 è stato messo in scena in occasione del centenario dell’opera con la regia di Giancarlo Nicoletti e riproposto per questa stagione teatrale. Lo spettacolo ha aperto, dopo “Il sistema” di e con Edoardo Sylos Labini, la stagione teatrale 2021-2022 del Teatro Sala Umberto in Roma, andando in scena dal 28 settembre al 10 ottobre.
Protagonista l’attore, Premio David di Donatello, Giorgio Colangeli. Nei panni del trasparente e benpensante Professor Paolino De Vico; al suo fianco Vincenzo De Michele nel ruolo del “bestiale” Capitano Perella; Valentina Perrella, pronta a calarsi nelle vesti della “virtuosa” signora Perella. E ancora, Cristina Todaro, Alessandro Giova, Diego Rifici, Alex Angelini e Giacomo Costa.
L’opera narra le disavventure del professor Paolino, insegnante privato moralista ed integerrimo, amante della signora Perella, moglie trascurata e morigerata di un capitano di mare che torna raramente a casa. Il marito ha un’altra donna a Napoli ed evita di avere rapporti fisici con la moglie, usando ogni scusa per non mettere al mondo un altro figlio. La relazione clandestina, durata a lungo e segretamente, viene ostacolata quando, inaspettatamente, la signora Perella rimane incinta del professore. Il professore è costretto dunque ad adoperarsi per gettare la sua amante fra le braccia del marito, studiando tutti i possibili espedienti, per far apparire legittimo il figlio nato dalla loro relazione adultera. Una pièce “viva, spietata, esilarante e maledetta”.
L’uomo, la bestia, la virtù è una commedia tagliente e cinica, che riesce a superare le rappresentazioni troppo sperimentali oppure troppo banalizzate dell’opera del premio Nobel, ripartendo dalla effettiva potenza del testo, ovvero “sovversione e scandalo”, mostrandosi, come ha affermato Nicoletti, tra “la borghesia del novecento e Lars Von Trier, tra la Magna Grecia siciliana e Bunuel”. Attraverso personaggi che si immergono nelle maschere della rispettabilità borghese, del pudore popolano, della bestialità machista. Splendido cast che sa essere pirandelliano soprattutto nel suo umorismo, che sa accentuare un sentimento del contrario, grottesco e divertente. Dall’ansioso e nevrotico professore interpretato da un istrionico Giorgio Colangeli, alla timida e divertente Valentina Perella, capace di costruire un personaggio femminile tanto distante dalla contemporaneità, quanto attuale nelle furbizie e nei tabù. Dalla bestialità autoritaria e viscerale di Vincenzo De Michele, ai siparietti esilaranti e surreali di Cristina Todaro. Una rappresentazione in cui dietro all’ironia della maschera si svela un “apologo” sull’individuo, sulle paure e le sue ipocrisie.