“Il regista è il creatore del mondo” conversazione con Daniele Salvo

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Settembre ricco di impegni per il regista e attore Daniele Salvo che dopo il grande successo del Prometheus di Eschilo a Cipro, sarà dal 16 al 26 settembre il direttore artistico di Amenanos Festival al Teatro Antico di Catania. In questi giorni è in scena al Gigi Proietti Globe Theatre Silvano Toti di Villa Borghese a Roma con Venere e Adone di William Shakespeare, uno spettacolo straordinariamente contemporaneo magistralmente diretto da Salvo e interpretato da Melania Giglio nel ruolo di Venere.

Daniele perché il Bardo?

Perché Shakespeare è un grande autore contemporaneo, in qualche modo lui, pur essendo vissuto nel 1500, parla sempre di noi e del nostro presente.

Venere  come la vediamo in scena è un’amazzone del terzo millennio: una dea che si innamora di un umano e perde la testa per lui: l’hai voluta tu così nel tuo adattamento o è Shakespeare che la disegna  moderna?

Io volevo portare in scena un’opera poetica che normalmente fa riferimento ad un mondo che non c’è più. Venere parla di un ”amore di cristallo che attraversa gli occhi..” mentre oggi l’amore è quasi svenduto preda com’è della pornografia e della commercializzazione. In riferimento all’adattamento ti dico che io non credo alle attualizzazioni pertanto intervenendo su un testo ritengo che debba restare quello originale, lavoro piuttosto sulla messa in scena dove posso trovare delle note di contemporaneità.

Restando in tema di contemporaneità anche Adone è un personaggio attualissimo, possiamo quasi dire  “fluido”?

Assolutamente si, Adone sfugge l’amore perché è innamorato di se stesso, è preda del proprio ego come la maggior parte degli uomini contemporanei che si auto celebrano e si auto rappresentano sui social. Il suo maschile ne soffre anche perché c’è in lui un’ambiguità di fondo. Probabilmente la paura di innamorarsi di Venere è anche legata alla visione pessimistica shakespeariana dell’amore. Il Bardo infatti ne parla in tutte le sue opere, dal “Sogno” dove l’amore è una pozione che viene instillata in un orecchio, una sorta di droga che scompare da un momento all’altro. In “Re Lear” e in “Romeo e Giulietta” l’amore fa soffrire in qualche modo. L’uomo del Bardo è insicuro e spaventato, molto lontano dal maschio Alfa.

L’adattamento del testo è in italiano ma i brani cantati dalla Giglio sono in lingua originale, c’è una motivazione precisa?

Sono infatti in inglese antico perché si tratta dei sonetti di Shakespeare. Volevo essere filologico ma soprattutto volevo riprodurre il mondo sensorial musicale proprio del Bardo.

Arriviamo al Festival che si svolgerà a Catania dalla prossima settimana: in cartellone ci sono testi che parlano del malessere della contemporaneità, quasi che tu attraverso l’arte voglia comunicare il tuo disagio, è vero?

Si è vero. La nostra realtà è molto complessa e molto degradata. La nostra condizione italiana è problematica da tempo: non dimentichiamo che Pasolini nel 1975 guardando i giovani sulla spiaggia di Ostia rifletteva su come gli italiani fossero cambiati perdendo il loro candore trasformandosi in consumatori consumati  e privi di ogni senso del sacro. Il tema del degrado è comunque affrontato fin dai tragici greci. Con il Prometeo, per esempio, affrontiamo il tema del “cosa siamo disposti a perdere a fronte di una evoluzione” ? L’anima, noi stessi? Di sicuro abbiamo perso la libertà visto che oggi siamo schiavi dei social media e di tutta la tecnologia in genere che come il fuoco nasce per fare il bene ma che ineluttabilmente l’uomo trasforma a suo uso e consumo non solo per scopi benèfici.

Daniele Salvo nel programma del festival catanese sarai sia in scena che fuori. Ti riconosci maggiormente nell’attore o nel regista?

Da sempre preferisco la regia perché penso che il regista sia un po’ il creatore di un mondo  e di un sistema e che abbia in quanto tale uno spazio creativo maggiore. L’attore, per come l’ho fatto io, è un esecutore con spazi creativi sempre più ridotti mentre invece il regista compatibilmente con il budget,  le problematiche economiche del momento e le esigenze della committenza, può dare un maggiore spazio alla creazione.