“Il Disertore”, il nuovo romanzo di Ester Palma

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Un amore tormentato che fa i conti con le vicende di un periodo storico complesso; ma anche una storia sui rapporti umani e sulle molte sfaccettature del sentimento della lealtà. “Il Disertore” di Ester Palma (scrittrice e giornalista del “Corriere della Sera”), romanzo edito dalla fuscaldese Le Trame di Circe, è uno scritto completo nella pluralità delle stimolazioni che offre. Primo volume della tetralogia “Wunderbar”, porta il lettore nella Toscana devastata dalla guerra, ove Robin, giovane soldato della Wermacht con una storia tormentata alle spalle, trova rifugio nella casa di campagna di un uomo. E’ lì che conosce Susanna, figlia del padrone di casa, creatura amabile e innocente che stimola in lui un amore nobile, passionale e incondizionato, tuttavia difficile da accettare per chi è stato scosso dall’orrore. Con una narrazione carnale e poetica, “Il Disertore” racconta quindi la storia di un forte sentimento su uno sfondo affollato da personaggi, attraverso un lungo, robusto filo rosso: la vita sospesa nel desiderio. Irrealizzabile, invincibile.

Ester Palma

Robin è personaggio con un passato da orfano e un presente da disertore. Vive quindi la sofferenza di non sentirsi figlio, tanto dei genitori naturali, quanto della patria che lui ha tradito….

“Robin è un puro, anche un po’ fiori di testa, che subisce le ripercussioni di un passato difficile e risente molto di quello che ha vissuto. Non è facile per lui credere all’amore, al futuro, alla possibilità di una vita nuova; ma si impegna per raggiungere tutto ciò. Ha avuto una vita terribile e quando incontra questa ragazza, che invece è la purezza e la dolcezza in persona, improvvisamente inizia a pensare che forse il mondo non è così terribile, cambiando prospettiva sulla vita e sul futuro, e desiderando un domani che fino a quel momento non aveva preso in considerazione. Modifica così il suo atteggiamento nei confronti di quello che sta affrontando, riuscendo a superare prove molto drammatiche perché improvvisamente ha un obiettivo nuovo e diverso. Quando si vive per se stessi si ragiona e agisce in un dato modo; ma quando si comincia a pensare che oltre a sé c’è qualcosa per cui vale la pena di vivere e morire, allora tutta la tua prospettiva sul mondo cambia”.

L’amore ha infatti una funzione salvifica. In questo pare costituisca un ulteriore conflitto da sanare.

“Il conflitto non è tanto tra lui e il suo sentimento, ma riguarda il non poterlo vivere come vorrebbe; e qui entriamo nel problema dell’amore vissuto in condizioni estreme. Se si fossero incontrati oggi la loro storia sarebbe stata come tante; ma loro vivono un teatro guerra, con la prospettiva di poter morire l’indomani. Robin e Susanna hanno fra le mani questo grande sentimento, ma sanno che tutto questo potrebbe finire da un momento all’altro. E’ una situazione che diventa più di una possibilità a un certo punto in poi della storia. Paradossalmente loro si attaccano ancora di più alla vita e all’amore, perché l’amore è la vita che continua nonostante tutto”.

La storia è ambientata nel cuore della guerra e noi stiamo vivendo un momento simile al Dopoguerra per molti aspetti. La sensazione del “tempo sospeso” che permea il romanzo è molto simile a ciò che proviamo ancora tutti nella difficoltà di fare progetti per il futuro….

“Assolutamente sì. Ovviamente non voglio paragonare quello che abbiamo passato noi alla guerra, pur con le perdite di amici e familiari causate dalla pandemia. Ma questo tempo sospeso, questa incertezza sul futuro e il desiderio di tornare a vivere è ciò che sentiamo anche oggi. E in questo senso il libro è molto attuale”.