Monitorare costantemente l’anidride carbonica (CO2) in ambienti confinati è la chiave per garantire una qualità dell’aria ottimale e minimizzare il rischio di trasmissione del nuovo coronavirus SARS-COV2.
La conferma arriva dai risultati di una ricerca condotta in alcuni istituti scolastici pugliesi dalla Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA), in sinergia con l’Università di Bari, e pubblicata lo scorso 3 Luglio sulla prestigiosa rivista “Environmental Research”. “
SIMA intende dare il proprio contributo, basato su evidenze scientifiche, per giungere a riaprire in sicurezza tutte le attività scolastiche, lavorative e ricreative” – spiega il professor Alessandro Miani, Presidente di SIMA – “Fin dall’inizio della pandemia ci siamo interessati alla ricerca di affidabili indicatori che potessero consentire nella vita quotidiana la minimizzazione del rischio di contagio negli ambienti indoor, dato il rischio di trasmissione diretta inter-personale e per via area (la cosiddetta “airborne transmission route”), individuando nella CO2 un possibile parametro utile e semplice da monitorare, in quanto rivela se la ventilazione naturale o supportata di sistemi meccanici dei nostri spazi chiusi sia sufficiente a diluire – in relazione al numero delle persone presenti – la potenziale carica virale di cui uno o più soggetti possono essere portatori”.
Il professor Gianluigi De Gennaro, decano del Comitato Scientifico SIMA e coordinatore scientifico della ricerca, descrive in che modo si è svolto l’esperimento: “Lo studio ha coinvolto 11 classi situate in 9 plessi scolastici di diverse province della Puglia, differenziate per classi di età: 2 classi di scuole materne (per la fascia 3-6 anni), 5 di scuole primarie (6-11 anni) e 4 di scuole medie (11-13 anni), prevedendo l’installazione in ogni aula di dispositivi validati, paragonabili a dei “termometri”, per il rilevamento della concentrazione di CO2, frutto della respirazione degli alunni, con un immediato riscontro visivo. Il rilevatore innescava l’accensione di una luce semaforica in corrispondenza dei superamenti di soglie di rischio della concentrazione di anidride carbonica e consentiva al docente di disporre l’immediata apertura di porte e finestre fino al rientro dei valori entro i limiti. All’inizio dell’esperimento nessuna classe rispettava la soglia più bassa di rischio di 700 ppm (luce verde), mentre ben 6 classi su 11 superavano la soglia di rischio limite di 1000 ppm (luce rossa). Negli ultimi due mesi di scuola il progetto è stato esteso ad altri 19 istituti scolastici pugliesi e abbiamo ottenuto prova dell’efficacia dei dispositivi: in 3 classi è stato individuato dalle autorità sanitarie un caso di Covid-19 a carico di un alunno o di un docente, senza che ciò determinasse il propagarsi del contagio ad altri soggetti all’interno della stessa aula in presenza di livelli ottimali CO2”.
“Monitorare la CO2 con sistemi di relativa semplicità e a costo contenuto – prosegue De Gennaro – consente di attivarsi tempestivamente per ridurre il rischio di trasmissione del coronavirus negli ambienti indoor aprendo le finestre o attivando sistemi di ventilazione meccanica controllata, ottenendo un rapido riscontro sull’efficacia dell’azione intrapresa per migliorare la qualità dell’aria. Infine, questa tipologia di monitoraggio è utile ai decisori per ottimizzare gli investimenti economici, individuando quei plessi scolastici o quei locali aperti al pubblico che per conformazione strutturale o numerosità degli occupanti necessitano di interventi per aumentare la ventilazione”.
“La misura della concentrazione di CO2, così come il livello di rumorosità, è un proxy affidabile dell’affollamento di un ambiente chiuso. Lo studio è stato realizzato nelle aule scolastiche ma i risultati sono applicabili a tutti gli ambienti indoor di vita, svago e di lavoro e potrebbe rappresentare un’importantissima chiave di volta per la riapertura in sicurezza di palestre, ristoranti, uffici pubblici, ambulatori, reparti ospedalieri, Università e qualsiasi altra attività aperta al pubblico che si svolga al chiuso”, conclude il dottor Prisco Piscitelli, epidemiologo e Vicepresidente SIMA.
Link allo studio SIMA: https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0013935121008549