Dal 16 aprile in Europa e dal 22 aprile in Giappone è disponibile in digitale e in formato fisico negli stores “TRATTO DA UNA STORIA VERA” (Microcosmo Dischi/Warner Music Italy), il nuovo album di Joe Barbieri.
Quale
è la “vera storia” che Joe vuole raccontare
in questo nuovo disco?
Direi
che in questo disco è raccolto un percorso, uno sguardo a tutto quel
che mi ha condotto fino a questo momento ed a questo punto. È un
disco che somiglia ad un best of ma con canzoni inedite, con elementi
nuovi. Eppure dentro ci sono le persone, i luoghi, i musicisti, i
cibi che mi hanno condotto fino a questo passo. È la storia di quel
che verrà, che sarà. È un disco totale che guarda al domani
attraverso le radici dell’oggi e dello ieri.
In
quasi trent’anni di carriera, per scrivere la tua musica
hai praticamente sempre attinto dalle tue esperienze di vita e
dalle persone che hai incontrato lungo la tua strada.
All’interno
dell’album c’è una canzone che ti lega ad un’emozione
in particolare che hai vissuto?
Farei
un torto alle altre se eleggessi a simbolo una sola delle canzoni che
compongono questo disco, poiché mi sento un cantautore da album, non
da singola canzone; ho bisogno di uno sguardo allargato per poter
raccontare la storia vera che voglio raccontare. E dunque, ciascuno
dei brani che questo album racchiude è un tassello imprescindibile
del mosaico che tento di comporre.
Da
alcuni anni hai intrapreso anche l’incarico
professionale di docente di Scrittura della
canzone nella Officina
Pasolini,
una meravigliosa realtà didattico-artistica che ha sede a
Roma, di cui Tosca è
direttrice della sezione musica, che è al tuo fianco anche
in questo album. Quale è il messaggio più importante che
cerchi di trasferire ai tuoi allievi?
Certamente
la cultura del lavoro. Il fraintendimento più grande che i tempi
moderni possono provocare è che basti un colpo di fortuna ben
assestato per risolvere ogni storia personale (e dunque non mi
riferisco solo ai musicisti).
Invece, penso che l’olio di gomito, il conoscere i propri difetti ed i propri punti di forza in profondità, l’ apprendimento e lo studio della tecnica, siano tutti insieme il miglior viatico per un percorso che abbia radici solide e, che possa avvicinare ciascuno ad i propri obiettivi.
“Tu, Io E Domani” (con Fabrizio Bosso, Luca Bulgarelli, Sergio Cammariere, Tosca) è uno dei brani che troviamo all’interno del tuo album. Come è nata l’ispirazione creativa di questa canzone e, come immagini il futuro della musica alla fine della pandemia?
È nata quasi come un grido di dolore: la percezione che per lunghissimo tempo mi sarei dovuto privare di incontrare le persone che mi stanno a cuore gettò (ormai oltre un anno fa) me e chiunque altro nello sconforto più grande. Tuttavia, ben presto un germoglio di fiducia si fece strada, ed è quell’atto di fede che ho provato a trasferire in quella canzone.
Nel
tuo album non poteva mancare un brano dedicato alla squadra
del Napoli, che come hai definito tu è “la tua
debolezza”, dal titolo “Vedi
Napoli E Poi Canta”.
In quale modo hai voluto raccontare il calcio in musica?
Passo
da una fede all’altra. Dalla fede nel futuro di “Tu, Io E Domani”
a quella nella mia squadra del cuore di “Vedi Napoli E Poi Canta”.
Si perché è la fede incondizionata e un po’ romantica a
costituire le fondamenta di questa canzone, una canzone che mi fa
tornare bambino, al momento in cui alla fine degli anni ’70 –
steso pancia a terra in camera mia e album delle figurine alla mano –
imparavo i nomi dei miei idoli e costruivo il mio immaginario d’un
calcio che forse ora non c’è più.
L’incipit del brano “Manifesto” (‘Bellezza strada maestra tu mi governi e mi seduci’) hai dichiarato che racchiude la tua filosofia di vita. In quale modo, giorno dopo giorno, persegui il tuo ideale di bellezza?
La mia meravigliosa condanna è proprio il voler inseguire un senso estetico che non mi permette deroghe. È una battaglia persa in partenza perché la bellezza si nasconde, quando credi di averne afferrato un’idea essa muta, come anche la verità o come il concetto di “giusto”. Tuttavia non posso fare a meno di misurarmi con essa e di cercarla, di farmi sedurre dal suo richiamo.
Il tuo album che si sviluppa di undici brani, dieci dei quali sono a tua firma appare vero, generoso e, profuso di passione. Al tuo fianco hai voluto una schiera di tuoi Artisti amici: da Carmen Consoli a Sergio Cammariere, da Tosca a Jaques Morelenbaum, da Fabrizio Bosso a Mauro Ottolini, Alberto Marsico e alcuni tra i musicisti e strumentisti di maggior talento del panorama della musica italiana. Nel disco c’è una cover, dal titolo “Lazzari felici” composta da Pino Daniele. Quale è il ricordo più bello che hai di lui?
Oltre ad una delle sue chitarre elettriche che mi regalo all’inizio del nostro percorso artistico insieme (visto che non mi sarei potuto permettere di acquistarne una) e che conservo gelosamente, mi ricordo di una volta in cui Pinosi mise a scrivere a mano sul retro di un centinaio di dischi che sarebbero andati alle radio “Questo è un artista in cui credo molto. Ascoltatelo”. Un gesto di una bellezza infinita.