Luca Maria Spagnuolo racconta “Dante per tutti”

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Luca Maria Spagnuolo è uno studioso vecchio stampo, un italiano d’altri tempi che porta con sé l’enorme bagaglio storico/culturale del medioevo come fosse il Sacro Graal. Ama definirsi medievalista nostalgico, lui che delle leggende medievali ne ha ricavato un modo di narrare le radici italiche e dell’antico teatro popolare una catarsi contadina. Sono anni che attraverso il progetto Dante per tutti porta in scena come incontri/lezioni Dante ed il suo medioevo, facendo catapultare lo spettatore nel fantasmagorico universo de La Divina Commedia, tra il sangue e le stelle.

So che anni fa, quando vivevi a Berlino, hai cominciato uno studio personale sulla “Comedìa” che poi una volta tornato in patria hai deciso di esporre davanti ad una platea.

L’origine di tutto è che sono laureato in storia dell’arte. Dopo aver finito i miei studi romani, mi sono trasferito a Berlino per lavorare da garzone in una galleria d’arte, un’esperienza fantastica anche se la città non l’ho amata particolarmente. Non riuscivo ad entrare in sintonia con la città perché mi mancava l’Italia e allora  decisi di costruirla dentro di me chiudendomi nell’opera di Dante Alighieri. Di giorno lavoravo e di notte studiavo la Commedia impiegandoci circa sei-sette mesi ed una volta conclusa la parentesi berlinese tornai alla mia amata Roma ed una sera, tra un bicchiere di vino e una chiacchierata tra amici, qualcuno mi disse: “Ma perché non racconti Dante davanti ad un pubblico come fai con noi?”

 “Dante per tutti” non si ferma soltanto al Sommo Poeta. Negli spettacoli rievochi leggende medioevali

Esatto. Guarda, a me sta antipatico l’approccio che, recentemente o meno, si ha nei confronti di Dante, facendone un poeta dei giorni nostri. Quindi, dato che mi sono rotto di questa storia ho deciso di calare il poeta nei limiti e nelle grandezze del suo tempo, del suo medioevo, a dispetto di chi ne cerca un’assurda modernità. Sono sicuro che nella vita era non allineato alle idee tolleranti con cui molti vorrebbero rivestirlo, calcola che ha messo anche Maometto nell’Inferno ma ciò non ne fa un islamofobo. Quindi, per immergere il pubblico nel Medioevo dantesco ho deciso di arricchire i miei incontri/spettacoli con la lettura dei copioni del teatro medievale che sono meravigliosi. Per cui, se narro il canto di Paolo e Francesca il cui tema è legato all’amore, il testo teatrale o la leggenda medievale correlata tratterà dinamiche amorose. Quando parlo di teatro medievale mi riferisco a quello in volgare, ossia del XII secolo, perché il teatro che precede quegli anni era liturgico e in latino, invece io mi occupo soltanto del volgare italiano. Durante le mie performance, proiettiamo immagini pittoriche dell’epoca oppure i versi che leggo per far sì che le parole siano colte al meglio.

È vero che da ragazzo per un’interrogazione su Giotto, hai scoperto l’amore per questo mondo fatto di santi, angeli, diavoli?

Si. All’epoca ero una “capa fresca” come si dice in napoletano, amavo soltanto andare in giro col motorino. Ricordo che una volta ero in auto con mia madre e pensavo all’interrogazione che il giorno seguente avrei dovuto affrontare in storia dell’arte. Tornato a casa, mi misi a studiare Giotto ed improvvisamente venni attratto dalle immagini dei protagonisti delle storie sacre che venivano riprodotti con la pittura. Allora mio padre, contento che finalmente mi piacesse qualcosa, mi portò in libreria e scoprii un testo su Michelangelo di ottocento pagine che rimase appoggiato sul comodino per mesi fin quando un giorno, chissà forse una chiamata dall’alto o Michelangelo stesso? Decisi di aprirlo e da lì non mi sono più fermato. Adesso sono quasi vent’anni che porto avanti questa battaglia.

Quanto credi che si debba riscoprire la propria cultura in un mondo in cui tutte le tradizioni vengono a mancare?

A proposito di quelli che vogliono rendere tutto moderno, Dante vicino a noi, anche Roma più easy, che andassero a quel paese. Io non sono nazionalista e mi stanno anche sulle scatole i populisti, però bisogna dire basta a chi vuole vendere la nostra cultura. Io rifiuto un mondo che sia uguale da Los Angeles a Istanbul, non voglio che a Roma si viva come a Parigi nonostante quest’ultime due in realtà siano molto legate, ma non voglio che i parigini siano come i romani e viceversa. Se oggi l’Italia si trova in una condizione culturale sfavorevole è anche per via di una classe politica ignorante, calcola che ho un odio feroce nei confronti dei cinque stelle e se faccio tutto questo è anche per mostrare la superficialità che certi politicanti hanno, in mancanza di un pensiero. Bisogna ritornare a combattere per la cultura e scoprire le nostre bellezze, la nostra storia, dimostrando che Roma non potrà mai essere uguale ad una città degli Stati Uniti.