Da Bloodbuster, tutto il cinema dalla B alla Z

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Dal 1999 esiste un luogo, a Milano, dove è possibile trovare tutto ciò che un collezionista appassionato di cinema di genere vorrebbe avere ma non riuscirebbe a trovare in nessun altro negozio della città, e forse d’Italia: Bloodbuster, negozio fondato e gestito da Manuel Cavenaghi e Daniele Magni, dove si può trovare tutto ciò che è legato ai b-movies in particolare (ma non solo) di genere horror; non solo DVD, ma anche saggi, fumetti, magliette, accessori, e persino CD e dischi in vinile con le colonne sonore dei film.

Dal 2010 al negozio è legata anche una casa editrice, Bloodbuster edizioni, che ha pubblicato dizionari sul cinema di genere e autobiografie di celebrità come il regista Sergio Martino o l’attore italo-francese Luc Merenda. Inoltre, sono tra gli organizzatori di Cinemarcord, festival dedicato al collezionismo cinematografico, e spesso organizzano presentazioni di libri live o dal vivo.

Come molte piccole imprese indipendenti, che sopravvivono grazie al duro lavoro di chi le gestisce e dei loro dipendenti, anche Bloodbuster ha dovuto fare i conti con le difficoltà legate alla pandemia: chiusura durante il lockdown, un numero limitato di persone in negozio per volta, le spese di sanificazione dell’ambiente. Ma come spiega lo stesso Daniele Magni a Off, continua a resistere alle avversità.

Come è nata l’idea di fondare Bloodbuster?

Da due nerd che avevano una passione in comune – il cinema, soprattutto di genere – pochi soldi e niente da perdere (se non quei pochi soldi). In origine veniamo entrambi dal mondo del fumetto, e ci siamo incontrati nella redazione della Ediperiodici (quella che pubblicava Oltretomba per intenderci); io disegnavo e scrivevo soggetti e sceneggiature, mentre Manuel faceva un importante lavoro di redazione. Il collante è stato un viaggio a Roma per seguire il prestigioso Fantafestival. Era il 1998.

Come ha influito il fatto di vivere in un contesto culturale come quello milanese?

In maniera determinante. Non saprei in quale altro posto una realtà come la nostra avrebbe potuto attecchire. Forse Londra o New York. Ma, negli anni, è arrivata gente da Londra e New York che affermava che non ci fosse un posto del genere nelle loro città.

Come è cambiato il vostro lavoro durante il lockdown, e come vi state organizzando in questi giorni?

Ci organizziamo come tutti quelli che cercano di resistere: vendendo on-line. C’è da dire, però, che abbiamo uno zoccolo duro di appassionati (in continua crescita) che ci segue e ci supporta sempre, e appena abbiamo riaperto fisicamente il negozio non ha mancato di dimostrare il suo sostegno. Anzi, colgo l’occasione per ringraziare pubblicamente tutti i “Bloodbuster’s Freak”.

Voi siete anche editori. Che impatto ha avuto la pandemia sulle vendite e le pubblicazioni di libri?

Ci ha dato la sveglia per produrre ancora di più: sono appena usciti tre nuovi titoli nostri in contemporanea: il Dizionario dei film Horror di Rudy Salvagnini, in una nuova edizione ampliata di oltre 1000 pagine; Il gatto nel cervello di Lucio Fulci di Antonio Tentori e Fabio Melelli; e la riedizione di un volume che era esaurito da tanti anni, Segretissimi – Dizionario dei film spionistici italiani anni ’60. Non era mai successo prima.

Blockbuster è fallita nel 2013, Bloodbuster esiste ancora. Quale lezione se ne può trarre?

Non penso ci sia nessuna lezione da trarre. Semplicemente stiamo parlando di due cose completamente diverse. Blockbuster era una multinazionale che faceva business e doveva giocoforza avere numeri stratosferici; quando questi sono calati hanno chiuso, e probabilmente chi ci ha messo soldi ora investe in droni, bitcoin o nello sfruttamento di influencer asiatici. Bloodbuster è la nostra vita. Tutto qui. Il progetto nasce dalla nostra passione per il cinema, e le passioni resistono a tutte le intemperie.