Lapo e Napoli, Napoli e Lapo

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Un legame che affonda le sue radici anche nella genealogia del più visionario, e perciò anche spericolato, esponente della famiglia Agnelli. Sua nonna, Marella Agnelli, era figlia di un napoletano. E tutti ricordano le incursioni al Museo di Capodimonte di suo nonno, l’avvocato Agnelli. Ma Lapo ha coltivato anche un suo rapporto con Napoli, che visita regolarmente. Un cittadino del mondo, uno che non si sottomette agli schemi e che forse si rivede nello spirito della città di Napoli: così vivo, a volte tormentato, che sa rialzarsi dopo ogni caduta. Lapo come Napoli: con un’anima libera, a volte fragile, ma in ogni caso vera. Con la sua fondazione LAPS ha dato vita ad alcuni progetti in favore dei ragazzi di Scampia. E’ stato questo il motivo che ha spinto il direttore artistico Gianni Simioli ad attribuire a Lapo il premio San Gennaro Day 2020, uno dei più ambiti riconoscimenti nella città di Napoli. In piena pandemia Lapo con il suo team ha lavorato per per i più deboli. Il rampollo della famiglia Agnelli, cresciuto con un nonno ingombrante, una famiglia non semplice e che ha avuto come maestro Henry Kissinger, non nasconde la sua emozione per questo premio.

Lapo Elkann, prima di tutto: come stai? Felice per questo premio ?

Posso dire di star bene e sono felicissimo per questo premio! Sono io che ringrazio Napoli insieme alla mia fondazione Laps e alle persone che lavorano con me e tutti quelli che hanno votato per la mI nomination al Premio San Gennaro. Ringrazio tutti gli enti del terzo settore, ringrazio il comune e la regione, ringrazio Ciro Oliva, il mio amico Isaia e tutte le persone che mi hanno aiutato a costruire vari progetti per Napoli e la Campania. Ringrazio la croce rossa italiana con la quale abbiamo collaborato sulla campagna Never Give Up e grazie a coloro che mi hanno aiutato a distribuire il cibo a tutte le persone bisognose su tutto il territorio italiano e la Campania in particolare. Ringrazio Barilla che ci ha dato un grande sostengo e anche il direttore artistico Gianni Simioli. Ci tengo a dire che ho condiviso questo premio con tutte le persone con le quali lavoro ogni giorno per fondazione Laps ma anche con tutte le persone che sul territorio mi hanno aiutato e supportato. Senza questo aiuto non saremmo mai riusciti a fare tutto. Per noi è motivo di orgoglio e onore. Questo è un premio per tutti noi.

Dimmi un po’ di questo tuo amore per Napoli: dentro di te come nasce?

Il mio amore per Napoli c’è da bambino. Ho una nonna napoletana e sangue napoletano. Vorrei ricordare che in casa mia a Milano c’è il Vesuvio di Napoli dipinto. Amo la solarità di Napoli, il sole, l’emozione magica che trasmette. Amo questo territorio e posso dire che il Napoli è la mia seconda squadra del cuore.

Si vede che ami tanto questa terra e scopriamo anche che segui il Napoli

Si, certo ! Infatti ho visto tante partite di Champions del Napoli e sono state emozioni uniche. Devo dire che Napoli mi è nel cuore, adoro Procida in particolare perché è la più autentica. È genuina e vera. Mi rivedo molto.

Si racconta che tuo nonno venisse ad ammirare le opere al Museo di Capodimonte. C’è qualcosa di Napoli che ami in particolare?

Al museo sono stato anche io molte volte, sai? E ho avuto il piacere di parlare di recente anche con il direttore. Mi ricordo che mio nonno al tempo diede svariati arazzi al museo perché era un luogo che amava tanto. Io amo poi molto piazza del Plebiscito, ogni volta che vengo vado a prendermi il caffè in un bar che amo molto, il mio preferito: il caffè del professore. Il caffè più buono del mondo.

In merito a questo momento difficile e al Covid19 che ci ha colpiti, si dice che “non è più forte chi non cade mai ma colui che cadendo si rialza”: un po’ la tua storia ce lo dimostra. Qual è il tuo impegno oggi riguardo questa questione? Quale missione senti dentro e cosa senti di dover dare a Napoli? Ricordo un tuo tweet riguardo l’incidente in Israele dove dicevi che ringrazi Dio per averti dato questa nuova opportunità….

Ci sono due punti importanti. Nella vita più diamo e più saremo felici. Per me dare è motivo di felicità. Io non ho voglia di ricevere, io voglio aiutare, perché se aiutiamo stiamo bene con noi stessi e viviamo meglio. Bisogna aiutare e supportare, soprattutto bisogna emanare felicità laddove vi è sofferenza e questo è il nostro motto, il motto di tutta la mia associazione. Sono orgoglioso di questo sia come presidente e poi come essere umano. Aiutare gli altri eleva la tua anima e ti rende migliore e ti fa sentire meglio con te stesso e con il tuo cuore. Non c’è niente di più importante al mondo. Il covid mi ha fatto capire che le priorità non sono le macchine e i beni materiali ma gli affetti, il lavoro, la positività. Noi che siamo nati fortunati dobbiamo tenerlo ben in considerazione. Con LAPS, la mia fondazione, stiamo chiudendo accordi con tante strutture internazionali e stiamo valutando tanti progetti in tanti luoghi del mondo.

Su Napoli abbiamo tanti progetti e uno molto caro insieme all’istituto Don Calabria e si chiamerà “SCELGO GIUSTO” che aiuterà i minori ma anche gli adulti a sviluppare un progetto di vita in grado di ridar fiducia a loro e riportarli sulla retta via, e per gli adulti si tratta di attività formative con un supporto familiare, rafforzando i legami sociali. Un progetto per aiutare il territorio di Scampia anche, un territorio abbastanza problematico purtroppo anche a livello di uso di sostanze. Soprattutto perché questo problema è stato parte della mia vita, purtroppo, ed è una battaglia mia personale con la quale combatto ogni giorno e non me ne vergogno.

Questo ti fa onore, e grazie per questa tua riflessione …

Bisogna domare e dire no ai propri demoni e come lo devo fare io lo devono fare gli altri. Purtroppo quando si vive in situazioni spiacevoli succede di perdere la bussola della propria vita. Ricordo ancora un ragazzo di 11 anni, a Napoli, ed era già un killer della camorra e mi diceva che non c’era speranza e che la sua vita non poteva cambiare. Mi diceva che voleva solo andare a prostitute e fare uso di sostanze e io sono rimasto scioccato, mi veniva da piangere. Sento il dovere di fare qualcosa per dimostrare che si può cambiare ….

Hai dimostrato che da una difficoltà può nascere una grande opportunità. Io ti ringrazio perché queste testimonianze sono quelle che ad oggi vogliamo sentire….

Ti ringrazio io e se mi permetti voglio dire un’ultima cosa. L’Italia ha fatto parte della storia e deve farne parte ancora oggi e domani. Siamo un paese che se rimane unito è imbattibile. Dobbiamo essere uniti con lo stesso unico obiettivo. Dobbiamo riportarla ad essere quello che si merita di essere. Abbiamo tutto: cibo, arte, strutture, gentilezza. Se lavoriamo insieme faremo grandi cose. La gente privilegiata come me deve prendere per mano i più deboli e portarli mano per mano verso una strada migliore. Solo così potremmo tornare ad essere un esempio e potremmo dare l’opportunità al nostro paese di rifiorire più forte di prima. La nostra storia lo dimostra chiaramente che possiamo farcela.

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Alessandro Iovino
E' nato a Napoli (1986). Laureato in storia con una tesi sulla fase finale dello stalinismo pubblicata poi con prefazione di Giulio Andreotti. Ha vinto più di venti premi letterari. Ha scritto oltre 15 libri, dirige Real Inside Magazine, ha fondato l’agenzia di comunicazione Iovino&Partners e da sempre è impegnato sul fronte della libertà religiosa, tanto di ricevere nel 2019, al Salone del Libro di Torino, il “Religions for Freedoom Award”. Ha intervistato molti capi di stato e 5 premi Nobel. Inoltre ha incontrato ed intervistato a Mosca per un lungo reportage l’ex presidente dell’URSS Mikail Gorbaciov. Ama il suo giardino, il mare e gli Stati Uniti d’America, che visita regolarmente più volte l’anno. Vive a Napoli con sua moglie e i suoi due figli.