Entrare dentro le rovine: il più antico sito reale borbonico

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Se a Pompei il grande eroe dell’archeologia si chiamò Amedeo Maiuri, a Castellammare di Stabia Libero D’Orsi (1888 – 1977) dedicò gran parte della sua attività professionale agli scavi archeologici dell’antica città romana di Stabiae per riportare alla luce le Ville Romane, allestendo nel centro cittadino l’Antiquarium che mostrava i reperti dei luoghi.

Utilizzando la stessa metodologia architettonica per la ristrutturazione degli edifici dell’Antiquarium a Pompei, in corso d’opera (dove il progetto restituisce l’atmosfera pensata da Maiuri), anche a Castellammare di Stabia viene restituita una “nuova vita” agli antichi espositori dell’Antiquarium per riallestire nella Reggia del Quisisana, residenza estiva dei Borbone, un percorso attraverso la storia dei ritrovamenti delle ville romane.

È il nuovo Museo archeologico di Stabiae Libero D’Orsi progettato da COR arquitectos (Cremascoli, Okumura, Rodrigues) e Flavia Chiavaroli con il progetto scientifico di Massimo Osanna e Francesco Muscolino, con la collaborazione di Tiziana Rocco e Serena Guidone.

La sequenza di quindici sale espositive permetterà al visitatore di “entrare dentro le rovine” per ammirarne la bellezza. I corridoi della Reggia diventano gallerie che attraversano le diverse epoche, le stanze sono invase dal paesaggio. La successione delle sale si tramuta in un’installazione visiva che, a sua volta, è supporto espositivo. I colori delle ville diventano la scansione ritmica delle sezioni di mostra, in un percorso che crea un effetto come un “trompe l’oeil” ottenuto mediante il rivestimento a “parati” che replica lo scenario delle ville romane nel territorio di Stabia.

Inaugurato negli storici ambienti della Reggia di Quisisana, il Museo stabiese -a cura del Parco archeologico di Pompei con l’organizzazione di Electa- restituisce al patrimonio italiano il più antico sito reale borbonico, edificio simbolo che vanta una storia di oltre sette secoli, insieme a preziose testimonianze della vita quotidiana, in particolare quella che si svolgeva nelle ville romane d’otium (lussuose residenze finalizzate al riposo, del corpo e dello spirito, dalle attività e dagli affari) e nelle ville rustiche (simili nella concezione alle moderne fattorie), site in posizione panoramica con “vista” sul Golfo di Napoli. Il Museo è intitolato a Libero D’Orsi, preside che, negli anni ’50, intraprese la riscoperta delle Ville Stabiane, già parzialmente indagate in età borbonica.

Numerosi i reperti in mostra, alcuni mai esposti prima in Italia, tra affreschi, pavimenti in opus sectile, stucchi, sculture, terrecotte, vasellame da mensa, oggetti in bronzo e in ferro, in parte già ospitati nell’Antiquarium stabiano, allestito nel centro cittadino da d’Orsi e chiuso al pubblico dal 1997. Il percorso espositivo si propone di offrire un quadro complessivo di Stabiae e dell’Ager Stabianus dall’età arcaica sino all’eruzione del 79 d.C. Le prime sale sono dedicate alla storia della Reggia di Quisisana e alle ricerche archeologiche, con particolare attenzione agli scavi borbonici e a quelli del D’Orsi. Si prosegue con Stabiae preromana, illustrata da materiali votivi dal santuario in località Privati (metà IV-fine II sec. a.C.), riferibili al culto di una divinità femminile, e da corredi funerari dalla necropoli arcaica di Via Madonna delle Grazie (dalla seconda metà del VII sec.a.C. alla fine del III sec. a.C.). Il periodo romano, fino al 79 d.C., è invece ricostruito attraverso un criterio espositivo cronologico e topografico, con alcuni approfondimenti tematici. Nell’area dell’odierna Castellammare di Stabia (Stabiae) sorgevano, in epoca romana, numerose ville d’otium in posizione panoramica, concepite prevalentemente a fini residenziali, con vasti quartieri abitativi, strutture termali, portici e ninfei splendidamente decorati.

Il percorso di questa fase storica prende avvio dalle celebri ville costruite sul pianoro di Varano, di cui si presentano gli straordinari apparati decorativi (in particolare affreschi e sculture): da Villa San Marco alla Villa del Pastore, dal Secondo Complesso fino a Villa Arianna. La scelta di iniziare da Villa San Marco, che con una superficie di 11mila metri quadrati era una delle più grandi ville residenziali di Stabiae, è motivata anche dalla sua contiguità con l’antico centro urbano e si presta infatti ad illustrare il passo di Plinio sulla distruzione di Stabiae da parte di Silla nell’89 a.C.

Dopo la parte dedicata al pianoro di Varano, si presentano la villa del Petraro (comune di Santa Maria la Carità), importante complesso che ha restituito decorazioni in stucco provenienti da lussuosi ambienti termali, e quella di Carmiano (comune di Gragnano), cuore dell’allestimento permanente. La villa di Carmiano è una delle circa 50 ville rustiche dell’ager Stabianus, un territorio con numerose piccole proprietà (ville rustiche con estensione tra i 400 e gli 800 mq) adatte alla coltivazione della vite e dell’olivo. In questa sezione, un approfondimento tematico dedicato all’alimentazione introduce il visitatore all’esposizione del triclinio di Carmiano: il tema del cibo, della sua preparazione e consumazione, è illustrato da vasellame da mensa in bronzo, terracotta e vetro, da vasellame da cucina ed anfore, che offrono uno “spaccato” su un momento importante della vita quotidiana, quale era quello della convivialità. Dalla villa di Carmiano proviene un triclinio (sala da banchetto) le cui pareti affrescate sono integralmente riproposte al centro del percorso, con pitture di tema dionisiaco che richiamano la produzione del vino, attività principale svolta negli ambienti della parte rustica della residenza. Lo straordinario carro in bronzo di Villa Arianna, esposto per la prima volta con i suoi finimenti, è lo spunto per approfondire le conoscenze sui lavori agricoli e sulle produzioni tipiche del territorio stabiano: il ricco campionario di attrezzi restituito dalle ville – insieme ad anfore e larari da ambienti rustici – chiude il percorso di mostra con il tema delle attività produttive che rendevano prospere le ville dell’area stabiana, e vesuviana in generale.

Con l’apertura del Museo Archeologico di Castellamare di Stabia viene restituito ai cittadini e ai turisti un nuovo spazio museale, di valore fondamentale per la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio archeologico campano: un museo che integrerà l’offerta culturale e il circuito archeologico dell’antica Stabiae, in rete con i siti visitabili di Villa San Marco e Villa Arianna.

È stato, inoltre, previsto un ampliamento del percorso espositivo, all’interno del quale sarà possibile visitare, dopo molti decenni, la decorazione della rampa che collega il peristilio inferiore con quello superiore di Villa S.Marco, e che sarà ricostruita per consentire la fruizione al pubblico.

Gli affreschi necessitano di un intervento di restauro e di ricomposizione, il cui progetto è stato caricato sulla piattaforma Art Bonus, in attesa di essere sostenuto da elargizioni da parte di soggetti privati che potranno beneficiare degli sgravi fiscali previsti dalla normativa.