Il conflitto in Libia è stato vinto anche grazie alla disinformazione dei media

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Sul numero in edicola di CulturaIdentità Federico Cenci intervista l’inviato di guerra Fausto Biloslavo:

Spacciatori di fake news e censori indossano spesso l’abito inamidato del politicamente corretto. Ne sa qualcosa Fausto Biloslavo, inviato di guerra e firma de Il Giornale, a cui sedicenti democratici hanno negato l’accesso all’Università di Trento, dove avrebbe dovuto parlare di Libia. Paese, quest’ultimo, che è stato paradigma della disinformazione usata come arma di guerra. Ce lo racconta lo stesso Biloslavo.

Cos’è successo a Trento? Che con una macchina del tempo siamo tornati agli anni ‘70 […]. A fatica, per via della cagnara dei contestatori, ho cercato di far aprire gli occhi ai ragazzi sulla crisi migratoria, sul ruolo delle Ong. Il paradosso: l’estrema sinistra ha censurato anche gli stessi migranti […]. Mi hanno “accusato” di essere un fascista. Mi è stata imputata la militanza, a 17 anni, nel Fronte della Gioventù, di cui non mi vergogno assolutamente, nonché di scrivere per Il Giornale in maniera critica delle Ong […]

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