Dolcenera: “Non credo ai miracoli…però ascolto la musica”

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Wannabe è il nuovo singolo di Dolcenera dove duetta con Laioung, seguito rapper e produttore italo-belga.

Ha scritto Wannabe nel 2018. Perché ha scelto di farci ascoltare questa canzone adesso?

Riascoltandola ho avuto la sensazione che fosse rispettosa del periodo che stiamo vivendo, ma anche che rappresentasse appieno il nostro sistema sociale fatto di apparenze, dove tutti gridano al miracolo per qualsiasi stupidaggine facendola apparire straordinaria. Il wannabe è diventato l’unico stile di comunicazione: sembra che non può aver fascino qualsiasi cosa per quello che è se non ci viene raccontata con iperbole ed esaltazione e quindi per quello che non è. Abbiamo costruito falsità, ingigantito quello che ci è accaduto pur di renderci e rendere le nostre cose più affascinanti o patetiche di quello che effettivamente erano, cercando di condizionare gli altri. Il wannabe coinvolge le persone come gli Stati: abbiamo scoperto di non essere poi così forti come pensavamo, di non avere strutture di base adeguate per l’esistenza, la salute, la ricerca scientifica, la rete digitale, il futuro ecc.. E’ una canzone che a me ha dato coraggio e ho pensato di condividerla con le persone, sperando che, nel suo piccolo, potesse essere d’aiuto, ma nel rispetto del momento. E’ una canzone seria, sentita!

In Wannabe dice: “Viva la paura che mi tiene in vita/ sono quel che sono fuori da ogni gioco eppure me la gioco”. Lei è un’artista che musicalmente ama sperimentare. E’ sempre riuscita a esprimersi come desiderava?

Quasi sempre ma non saprei se completamente, anche perché il processo creativo di una canzone non è mai completo, manca sempre qualcosa che l’istinto non ti ha dato e che devi cercare o costruire. E poi il processo produttivo di una canzone è un’opera collettiva che dipende anche da altre persone che hai scelto e dalla pazienza che rivelano successivamente nella ricerca e nella sperimentazione insieme a me.

Non sono molti i suoi colleghi che, come lei, non hanno paura del cambiamento…

Io mi annoio! Non voglio fare la maschera di me stessa. Non voglio fare il personaggio, sono una musicista e la musica è una serie infinita di note, accordi e melodia. Appena ho ritenuto di aver avuto troppo da una canzone ho cercato di allontanarmene subito per non farmi ingabbiare; altri artisti magari si sono ancorati, ma per me era inconcepibile, anche perché nel frattempo nella mia scrittura ero già cresciuta, o quantomeno cambiata, con emozioni, sentimenti diversi da voler esprimere.

Sempre nel suo nuovo singolo dice: “Non credo ai miracoli però ascolto la musica”. Che rapporto ha con la fede?

Credo nella spiritualità, nella dimensione trascendente. Non saprei dire se la mia fede appartenga ad una dottrina piuttosto che un’altra. Mi piace credere che tutte siano rivolte ad una stessa spiritualità e che tutte abbiamo elementi per rivelarci la verità e infondere fede sulla vita di un’anima. Nella canzone, “non credo ai miracoli” è inteso ai miracoli facili di quelli che voglio farti credere, degli wannabe, credo che il miracolo sia un percorso difficile e perciò unico. Con “però ascolto la musica” ho voluto esprime un altro mio atto di fede, la musica è un linguaggio che per me è vicina al trascendentale, allo spirituale.

Con quali stati d’animo e preoccupazioni sta vivendo questo periodo?

Sono drammatica. Tantissime preoccupazioni ma del presente, non del futuro! Mi dicono che sono eccessiva nelle precauzioni e sono informatissima sul quotidiano sia riguardo al contagio che per le soluzioni mediche ed economiche.

Lei, a differenza, non ha optato per live in diretta su Instagram. Come mai?

Ho vissuto il lutto e la tragicità della situazione. Mi sono occupata dei miei affetti e non ho avuto il bisogno di farmi vedere o di cantare sui balconi. Non ho sentito la necessità di esserci come fossi un personaggio televisivo che sta lì in tv ogni santo giorno. Per cosa poi? Per dei contenuti di scarsa qualità audio e video o per stare attaccata allo smartphone a leggere commenti o rispondere a domande. Solo ultimamente che un tecnico da remoto ha collegato il mio home studio a Instagram per un live in alta qualità, per il quale consiglio di mettere le cuffie, ho preso gusto a fare live piano e voce, ho ripreso a suonare dal vivo!

Lei dà l’impressione di essere una donna forte. E’ così?

Come tutti quelli apparentemente forti sono ricca di fragilità. E’ vero sono positiva e determinata, nel senso che so quello che voglio, ma mi possono ferire le parole violente, gli atteggiamenti arroganti, i drammi o le solitudini di persone che magari non conosco, le ingiustizie sociali, e tanto altro. Ci sto male per giorni e non riesco a vincere la tristezza e, quindi, non riesco a fare niente.

Cosa le fa paura?

Mi fa paura la solitudine quando fa da eco ad un sentimento di tristezza perché può condurmi alla disperazione che chiude assolutisticamente, dentro di me, qualsiasi spiraglio ad un punto di vista diverso.

Condivide con noi un episodio off dei suoi esordi?

Musicfarm, la gabbia televisiva e l’esposizione mediatica ossessiva sono stati traumi che mi sono portata dietro per anni!

Scelga due momenti della sua carriera che non dimenticherà mai.

La vittoria al Festival di Sanremo di Siamo tutti là fuori e il successo di Ci vediamo a casa!

La musica per lei sembra non esser un mestiere, ma una necessità vera, a cui si dedica totalmente. E con studio. Conferma?

Ho il difetto di essere perfezionista, almeno così cerco di migliorare me stessa nell’espressione musicale. Sono curiosa e una cosa mi piace se c’è da imparare. La musica per questo è un’infinita fonte di saggezza. Compongo e scrivo per necessità; ma solo se sto bene ed ho superato un qualsiasi contrasto, riesco a mettere le mie emozioni in controluce dentro una nuova canzone.

Non ha mai rischiato che la musica potesse assorbirla troppo, facendole rinunciare ad altro?

No, no, ho sempre fatto la scelta di mettere la mia vita, il mio amore nell’ordine giusto! Se non fosse così non avrei sorgente per comporre musica e scrivere testi. La musica fa parte di me, molto meno ciò che ne scaturisce. Non mi affanno certo a farmi vedere o sentire o a pubblicare canzoni inutilmente, un po’ perché sono schiva e un po’ perché mi fa schifo quell’approccio di arrivista. Per arrivare poi dove?

Cos’ha un’assoluta importanza in questo momento della sua vita?

Spero sempre che quello che faccio sia esatta espressione di me; per questo dopo la scrittura di una canzone mi piace arrangiarla e collaborare alla produzione. Questo però è un ideale che si scontra con una realtà che produce e consuma in meno tempo di qualsiasi analisi riguardo alla vera espressione di se stessi. Anche perché, esprimere tutto di se stessi in una canzone è quasi impossibile. Si racconta di noi solo dei puzzle di un disegno più grande che magari non sappiamo nemmeno mettere insieme.

Tra vent’anni come vorrebbe vedersi?

Con sempre nuovo e rinnovato entusiasmo per la musica. In pace con me stessa. Comporre musica e scrivere mi rende felice. Spero sia sempre così! Me lo auguro!

1 commento

  1. Ma che noia tutta questa gente! Costatiamo che sono sempre gli stessi dagli anni sessanta in avanti: si ripetono tutti come tanti cloni anche ora in una società che sta morendo. Sempre le stesse facce di bronzo, sempre lo stesso uso del davanti e del didietro per fare carrierina, sempre la stessa musica e le stesse recite. Anche solo per forza di Natura dovrete sparire molto presto perché non si può essere sempre uguali per tanti decenni…

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