Paola Minaccioni: “Il mio debutto con un gran signore, Pippo Franco”

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L'intervista OFF a Paola Minaccion

E’ tornata da poco nelle sale cinematografiche con Tutta un’altra vita, con Enrico Brignano e Ilaria Spada. Ed è inoltre protagonista di un progetto da regista “tutto suo”. L’indiscutibile bravura di Paola Minaccioni è il frutto di studio, preparazione, talento. E di tanta passione. Le abbiamo chiesto di fare un passo indietro nel tempo e di guardare, perché no, anche un po’ al futuro.

25 anni fa il tuo debutto con Avanti un altro. Che ricordo hai di quella prima esperienza nel mondo dello spettacolo?

Io avevo già fatto la scuola di cinema, sapevo di non appartenere troppo a quel genere, perché non guardavo certi programmi. A me piacevano di più Guzzanti e Dandini. Eppure, per caso e per lavoro, ho incontrato Pippo Franco: un vero e proprio signore, mi sono sentita subito capita e accolta.

Hai costruito la tua carriera a suon di gavetta e teatro. Raccontami il provino che avresti voluto fosse andato bene.

Avrei voluto superare quello per i fratelli D’Innocenzo, per La terra dell’abbastanza. Fu una bellissima esperienza. L’attrice che hanno scelto era brava, ma quel film l’avrei voluto fare io.

 L'intervista OFF a Paola Minaccion

Sei stata anche una grande imitatrice. C’è qualcuno che non ha apprezzato?

Non lo so, ho avuto la fortuna di avere a che fare con persone molto autoironiche. E se le mie imitazioni non sono piaciute, non l’ho mai saputo. Al contrario, spesso il mio lavoro mi ha avvicinato alle persone che imitavo. Come nel caso di Giorgia Meloni, che mi contattò e mi fece i complimenti.

Ferzan Ozpetek è il regista a cui devi la vittoria del Globo d’oro nel 2012 e del Nastro d’argento nel 2014. Chi ha cercato chi?

Io volevo tanto lavorare con lui. Una volta ho saputo che in “Cuore sacro” era saltata una figurazione speciale da una battuta. Un mio amico mi chiese di andarci. C’era uno che mi diceva “tu entri da qui ed esci da lì”, ed io, che ero già attrice, mi chiedevo “Ma perché entro da qui, perché esco da lì, chi sono, dove vado, dove voglio?”. Mi rivide qualche anno dopo al teatro, grazie al casting Pino Pellegrino: fu lì che scoppiò la scintilla, in quell’occasione mi propone “Mine vaganti”.

Il regista con cui vorresti lavorare.

Sono tanti: Sorrentino, Almodovar, Garrone, Bellocchio. Anche Ciro d’Emilio è uno che mi piace molto.

 L'intervista OFF a Paola Minaccioni

In questi anni vanno molto i reboot e i sequel. Se dovessi rifare qualcosa, al di là di mere mire commerciali, cosa ti piacerebbe riproporre?

Sicuramente The hours. Vabbé, uno punta in alto. Anche una serie, tipo Happy Valley. O, magari, un film di Franca Valeri, come Il segno di Venere.

Hai mai pensato di passare dall’altra parte della cinepresa?

Ho girato recentemente un cortometraggio, Offro io, con cui sono protagonista assieme a Carolina Crescentini, Paolo Calabresi e Maurizio Lombardi. E’ stato un caso, perché io avevo scritto questo episodio, ispirato un po’ ai Nuovi mostri, e l’ho scritto perché era una cosa accaduta a me.

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