Classe 1998, Vanessa Combattelli è dal 2016 consigliera comunale a Popoli (Pescara). Sempre nel 2016 ha fondato, insieme a William Grandonico e Manuel Di Pasquale (entrambi classe 1996), il blog nazionale giovaniadestra.it, serie di focus su tematiche nazionali e internazionali e locali, con l’universo giovanile come punto di riferimento o, ça va sans dire, “la voce a destra del giornalismo giovanile“. Last but not least, è attualmente Responsabile Giovani di CulturaIdentità.
Cara Vanessa, qual è stata la molla che ha spinto tre post millennials a fare l’impresa di giovaniadestra.it?
La risposta probabilmente ti sorprenderà, ma è giusto che sia così: la solitudine. E ti spiego meglio: la categoria “giovani di destra” è sempre stata relegata ai margini nella gran parte degli ambienti, prima di tutto nelle scuole. L’idea è partita esattamente quando questa solitudine ha smesso di essere tale: nel 2016 sono diventata consigliere comunale e un caso fortuito mi ha fatto incontrare William e Manuel, abruzzesi e giovani di destra come me. Da questo nostro incontro è nata l’idea di Giovani A Destra, un nome provocatorio ma essenziale, nessuno deve più sentirsi discriminato o isolato culturalmente solo per essersi seduto dalla parte scomoda della platea. Difatti è andata così: siamo partiti in tre, da soli, mentre oggi contiamo oltre cento collaboratori per tutta la penisola italiana: giovani studenti, lavoratori, consiglieri comunali e anche un sindaco.
Qual è secondo te l’azione prioritaria che la politica dovrebbe compiere per massimizzare il valore economico della cultura in Italia?
Chi fa politica deve costruire delle fondamenta solidissime, la futura classe dirigente ha bisogno di vera competenza per far rialzare la testa al nostro Paese. L’Italia ha il privilegio di essere la Patria della Cultura nel senso più autentico del termine, ma a mio parere molti sbagliano a limitare la sua portata: viene relegata a semplice funzione museale, quasi fosse qualcosa di morto da tenere nascosto come una reliqua. La cultura è invece vita, ci circonda tutti i giorni e lo fa in molti più ambiti di quelli pensati. E’ cultura la nostra identità, chi fa politica e ha questa consapevolezza farà dei provvedimenti completamente diversi da coloro che riflettono le proprie azioni su una prassi unicamente burocratica.
Ti induco in una riflessione se parliamo invece di economia: cosa sta emergendo oggi e soprattutto tra più giovani? Le piattaforme streaming (Netflix ad esempio) che da tempo ormai producono loro stesse dei contenuti. Fare quei contenuti significa avere creatività, ma questa poggia obbligatoriamente le sue basi su una cultura di riferimento, il resto poi agisce da motore di intrattenimento e comunicativo – con funzioni anche propagandistiche – che si traduce in un fatturato non indifferente.
E’ solo uno degli esempi che possiamo prendere se ricerchiamo il valore economico di progettualità e base culturale. La cultura è necessaria e viene prima anche della politica, perché anche il miglior propagandista ha bisogno di un contenuto da veicolare, senza contenuto sarebbe inutile.
I “giovani giovani” sono fortissimi fruitori dei social media: egolatria del selfie, Instagram Stories bru bru e quasi mai cultura. Tu, che stai aggregando una realtà giovanile sul tema della difesa della cultura in Italia, quale strategia stai adottando per aprire una breccia in questo sistema comunicativo così disperso nell’universo dell’inutile?
Non mi stancherò mai di dire che i social sono solo uno strumento in grado di estendere la nostra persona, quindi il dilagare di tanti atteggiamenti volti solo all’apparire generale, vanno ricercati proprio nella personalità che ne è dietro. Possiamo decidere solo noi come utilizzarli, se si è furbi il giusto con una buona dose di attenta comunicazione online i social possono essere una grande risorsa, esattamente come per Giovani A Destra.
In generale credo che oggi sia necessario proporre contenuti autentici, se ci pensi si somigliano un po’ tutti questi post che ogni tanto vediamo pubblicare dagli attivissimi in politica, questo perché l’appiattimento dato proprio dalla mancanza di senso critico favorisce questo genere di tendenza. Invece, quando hai qualcosa da dire che è diverso e soprattutto autentico, catalizzi l’attenzione di chi ti legge, perché si è affamati di “nuove cose” da imparare.
Con i social sono partite poi tantissime iniziative culturali che – attraverso il caro e vecchio passaparola – ci hanno permesso di mettere in piedi eventi importanti, coinvolgendo la società civile oltre il format online.
In un mondo dove l’immediatezza sembra essere l’unica linea guida, chi propone analisi è il vero vincitore. E’ un lavoro faticoso, ma porta risultati concreti e permette di durare nel tempo.
Una pagina del vostro sito riporta una frase di George Orwell: “Nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario“. Possiamo considerare il tuo/vostro come un atto di ribellione?
Assolutamente sì. Siamo nati proprio per ribellarci a quei diktat tanto cari alla frangia del politically correct. Abbiamo deciso di prendere posizioni scomode, occupando uno spazio che era stato lasciato vuoto dai partiti.
Ti confesso: proprio per la natura provocatoria e rivoluzionaria, inizialmente abbiamo avuto tanti detrattori, eppure non ci siamo mai scoraggiati. Credo che questo possa essere un bell’esempio per chiunque decida di seguire una strada non semplice ma necessaria, essere una voce fuori dal coro significa anche riportare una consapevolezza ed attenzione negli ambienti di discussione.
Inoltre è davvero importante oggi fare il possibile per non lasciare qualcuno dietro, specie se questo è meritevole di riconoscimenti e ha voglia di mettersi in gioco.
Sappiamo dal nostro agente all’Havana che provi un’affezione culturale per la temperie romantica dello Sturm und Drang: quanta “tempesta e assalto” c’è nella tua multiforme attività?
Penso sia una delle domande più belle che mi abbiano mai fatto in un’intervista! C’è tutto di Sturm und Drang in me, c’è da ancor prima che coltivassi una consapevolezza politica per cominciare questo percorso.
Sono nata scrittrice e questo mi ha dato una forma mentis dedita alla libertà e al pensiero critico, comportandomi tante volte grandi sfide e delusioni.
Non è semplice navigare nel campo politico, ciò che mi ha sempre mandato avanti con convinzione e forza è proprio la costante volontà di agire e reagire, combattendo sinceramente per ciò in cui credo.
Devo essere onesta: per tempo ho ritenuto che la mia eccessiva empatia fosse un problema rispetto al campo che decidevo di occupare, eppure crescendo mi sono resa conto che è invece tutto il contrario.
Come ti dicevo prima, è l’autenticità a rendere qualcosa migliore e duraturo; la vera sfida non è vincere, ma restare fedeli a chi si è nonostante le vittorie e le sconfitte.
Con Giovani a Destra un’informazione controcorrente
Quando si parla della militanza politica delle nuove generazioni, si pensa soprattutto alla “Generazione Erasmus”, ragazzi di sinistra cosmopoliti e cittadini del mondo e anche per quanto riguarda l’informazione giovanile sembra esserci molta omogeneità in tal senso. Ma se si gratta la superficie non mancano iniziative che vanno in tutt’altra direzione. Forse non è un caso che una di quelle di maggior successo in questo ambiente negli ultimi anni non sia nata in una grande metropoli come Milano o Roma, bensì tra i piccoli paesi della provincia di Pescara, per volontà di William Grandonico, Vanessa Combattelli e Manuel Di Pasquale, tre ragazzi accomunati dalla militanza politica nel centrodestra e dalla passione per il giornalismo.
Giovani a Destra (detto anche GaD) è una rivista online nata nell’ottobre del 2016 per dare voce a tutti quei giovani che non si sentono rappresentati da una visione del mondo progressista e politicamente corretta e che tendono ad essere emarginati o discriminati nella politica universitaria, dando voce sia alle idee più moderate che a quelle più estreme. In meno di tre anni GaD ha esteso il suo raggio d’azione ben oltre le colline abruzzesi, tanto che ad oggi vi hanno collaborato più di 100 ragazzi sparsi in tutta Italia, tutti sotto i 35 anni.
Nonostante la sua collocazione ben precisa, la rivista non si occupa solo di politica italiana ed estera: ci sono approfondimenti legati alla storia, al diritto e alla filosofia, e molto spazio viene dedicato alle recensioni di film e serie tv, rappresentate dalla rubrica “Buio in sala”. Una sezione particolarmente curiosa è “Esplorando lo Stivale”, per il quale i giovani esplorano diverse città italiane per raccontarne la storia, le usanze e le tradizioni.
Le loro attività non sono circoscritte al mondo virtuale, ma si manifestano anche in quello reale: nel marzo di quest’anno, ad esempio, hanno lanciato il comitato #SìTAV al quale hanno aderito tante altre realtà del mondo politico di destra, che sono confluite in un grande evento tenutosi a Milano ad aprile. Tra le attività più prettamente culturali va annoverato invece un cineforum organizzato a Roma il 30 aprile in qui è stato proiettato il documentario The Brink, incentrato sulla figura di Steve Bannon.
Se Giovani a Destra non esistesse bisognerebbe inventarla, poiché è uno spazio unico per quei giovani che si sentono italiani prima che europei, che non hanno paura del progresso ma allo stesso tempo riconoscono il valore delle tradizioni.