Gian Maria Volontè, l’attore che rubava le anime dei suoi personaggi

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Gian Maria Volontè, l'attore che rubava le anime dei suoi personaggi

“E’ molto difficile descrivere un carattere come quello di Gian Maria, anche perché spesso si comportava come il personaggio che avrebbe interpretato sul set, e siccome non erano sempre personaggi gentili… Poi ovviamente si rideva.”

Un carattere di certo particolare quello di Gian Maria Volonté, attore considerato non solo uno dei migliori a livello nazionale, ma anche su scala internazionale. Mirko Capozzoli, che ha collaborato a diversi documentari sulla figura di questo personaggio, gli ha dedicato un libro, che prende proprio il titolo di Gian Maria Volonté, pubblicato da Add editore alla fine del 2018.

In queste 331 pagine l’autore dà una visione complessiva dell’Artista italiano, nato a Milano il 9 aprile 1933 a deceduto a Florina il 6 dicembre 1994. Volonté si reputò sempre un piemontese di Torino, città dove crebbe, figlio di un padre (Mario) che come lui aveva un carattere dinamico e contrastante e che sposò per tutta la vita il partito fascista, tanto da essere persino incarcerato.

Il libro è arricchito anche da interviste, curate da Alejandro de la Fuente, e la citazione con cui si è aperto questo articolo è stata proprio ripresa da un’intervista in particolare: quella fatta a Carla Gravina, che ha descritto l’attore in maniera molto precisa.

Gian Maria Volontè, l'attore che rubava le anime dei suoi personaggi

La carriera di Gian Maria Volonté come interprete cinematografico e televisivo, nonché sceneggiatore (in questo senso l’unico caso è “Stark System” di Armenia Balducci) si apre nel 1960 con Sotto dieci bandiere e si chiude nel 1993 con Il tiranno Banderas. In questo lungo arco di tempo, l’attore si è reso celebre per alcune sue immortali performance, in film quali Sacco e Vanzetti, Il caso Moro, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto e molti altri, collaborando con registi del calibro di Elio Pietri, Sergio Leone, Mario Monicelli e Damiano Damiani.

Il volume in questione racconta la vita di Volonté, menzionando anche varie curiosità. “Anch’io in primavera passerò dall’altra parte della macchina da presa, divento regista. Sto preparando La aspettativa che sarà il mio primo lavoro, del quale sono anche autore”.

Da questa dichiarazione si evince che già negli anni Settanta – sono gli anni per giunta della morte del fratello minore Claudio – Gian Maria Volonté aveva precisi progetti anche da regista. Il realtà né questo né altri film videro mai la luce con Volontè con questo ruolo ed è per questo che l’Artista italiano si pregia oggi dell’unico epiteto di attore… e non di un attore qualunque, ma di uno dei migliori che abbiano mai toccato il set. Tanto è vero che a detta della critica egli era in grado di “rubare l’anima” ai suoi personaggi.

Gian Maria Volonté è un volume che deve essere letto da tutti coloro che vogliano approfondire il personaggio. Farlo attraverso questo libro è veramente piacevole, perché la scrittura di Mirko Capozzoli non ci annoia mai: scorre fluida tra ricordi, storie e aneddoti.