Il Decreto Dignità non tagli i fondi a chi aiuta la cultura

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CC0 Creative Commons, ph. Mariamichelle
CC0 Creative Commons, ph. Mariamichelle

In questi giorni l’AGCOM (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) ha inviato a tutti i soggetti coinvolti direttamente e indirettamente dalle novità del Decreto Dignità relative al divieto di qualsiasi forma di pubblicità del gioco d’azzardo, un questionario per raccogliere informazioni e approfondimenti utili a definirne al meglio le linee guida per mettere in pratica tale divieto.

Gli esiti di questa consultazione dovrebbero arrivare entro febbraio (dieci giorni per rispondere al questionario e un massimo di quarantacinque per deliberare).

Ora, in particolare il Decreto Dignità (approvato la scorsa estate e che oltre al gioco ha introdotto novità anche in materia di contratti di lavoro) vieta di sottoscrivere nuovi contratti di pubblicità e sponsorizzazioni in riferimento a tutti i giochi (esclusa solo la Lotteria Italia).

Bene, sappiamo tutti quanto la destinazione di fondi a favore della Cultura, in Italia, rappresenti da tempo immemore un vulnus che non si riesce mai a sanare a dovere: non si dice, con un’espressione ormai abusata, che la Cultura è la Cenerentola del bilancio statale?

Una situazione ancor più urgente oggi, con una riduzione (che sembra ahinoi crescere a ritmi esponenziali) delle risorse destinate all’arte e alla cultura e che contestualmente – e paradossalmente – si accompagna alla ricerca “massiva” di risorse nel settore del mecenatismo privato.

Per questa ragione sarebbe allora doveroso che dalla consultazione avviata da AGCOM per definire le linee guida attuative del divieto di pubblicità e sponsorizzazione dei giochi si trovasse una soluzione per escludere da tale divieto tutte quelle iniziative portate avanti in questi anni dai concessionari di gioco per sostenere progetti artistici e culturali o di valenza sociale.

Chi, meglio degli operatori di settore, sa come prevenire gli eccessi che sconfinano nella ludopatia? Lo Stato deve organizzare la lotta alla dipendenza patologica dal gioco proprio insieme alle società: ponga, sì, dei paletti, ma allo stesso tempo agisca in modo che le aziende di gioco promuovano il proprio brand al fine di favorire il mecenatismo nell’arte e nella cultura in generale, insieme al sostegno di campagne di prevenzione contro la ludopatia.