Cartolarizziamo i ricavi dei musei

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Ph. Una Laurencic - Pexels License

Ph. Una Laurencic - Pexels LicenseSul tema musei di Stato resto della mia idea: bisognerebbe renderli gratuiti e fare in modo che gli italiani percepissero il patrimonio culturale come cosa propria e ne usufruissero senza costi, essendo il patrimonio un’eredità che non sembra giusto pagare due volte.

Del resto, si tratterebbe di rinunciare a 200 milioni di euro di introiti l’anno, che è la cifra totale cui siamo arrivati dopo i salti mortali degli ultimi ministri della cultura: più o meno tutti i musei incassano come il Louvre.

Penso invece che la bellezza custodita nei musei debba essere fruibile gratuitamente, essa è quella scintilla di senso che innesca la creatività italiana, che a sua volta genera  90 miliardi di euro l’anno di PIL nella filiera culturale.

Il ministro Bonisoli sembra di parere contrario, avendo anche eliminato (con qualche distinguo) le domeniche gratuite nei musei. Strano che Bonisoli (M5S) e prima di lui Franceschini (Pd) abbiano come fine quello di incrementare i ricavi, manco fossero turbocapitalisti.

Venendo comunque incontro a quella che sembra un’ineluttabile fatalità, provo a fare una proposta che sta elaborando un centro studi di italiani che lavorano nel mondo della finanza a Londra e che renderebbe fruttifero il nostro patrimonio, senza svenderlo, in una sorta di circolo virtuoso. Cartolarizziamo i 200 milioni di ricavi dei musei, emettendo 1 miliardo di euro di obbligazioni garantite con scadenza 5 anni a un tasso di interesse del 4%. Immaginiamo di investire subito il miliardo, con un effetto moltiplicatore, per migliorare musei e aree archeologiche di Stato e una grande rivoluzione digitale, che però contempli anche conservazione, sicurezza, accessibilità, così da far crescere esponenzialmente i ricavi.

Immaginiamo pure che gli italiani, cui sono destinate le obbligazioni, le comprino per orgoglio, oltre che per il tasso d’interesse. Immaginiamo allora che, per massimizzare l’investimento, si mettano addirittura in coda nei musei: infatti il patrimonio è (già) loro e in più ci hanno investito.