Marcello Veneziani: “Se mi fanno ministro mi dimetto”

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Marcello Veneziani (Ph Franco Origlia/Getty Images)

Intervista di Davide Brullo pubblicata su Pangea

Dotato di una energia creativa inesauribile – nel 2017 sono usciti tre libri di diverso impianto stilistico: Alla luce del mito e Imperdonabili. Cento ritratti di maestri sconvenienti, per Marsilio, Tramonti. Un mondo finisce e un altro non inizia, per Giubilei e Regnani – Marcello Veneziani è forse il più lucido cartografo del tempo recente – uno speleologo negli abissi di lordura e di gloria dell’uomo.

Aiutaci a capire il caos governativo. Su Il Tempo hai scritto, da una parte, che i grillini sono il peggiore dei mali e che il Governo dovrebbe farlo Pirandello. Come la vedi? Soprattutto, che fine fa il centrodestra?

Nella partita triangolare che stiamo vivendo finire fuori gioco o al centro del gioco è cosa di un attimo. I perdenti di ieri diventano con facilità i vincenti di oggi per essere poi gli esclusi di domani. Siamo in una fase pirandelliana, finora dettata da un solo punto fermo: si tratta di tre poli scapoli, che non possono ammogliarsi tra loro, o se pensano di farlo risultano perdenti e non sanno dove andare a vivere insieme (prendi Renzi-Berlusconi). La follia è che tutto questo si sapeva già dai tempi della legge elettorale. E il rimedio è solo là, un dispositivo che premi chi ha preso più voti, o che consenta con un doppio turno di andare al ballottaggio tra i primi due. Ma non si farà, si aspetta solo che muoia politicamente uno dei tre. Sulla carta, il centrodestra resta il più forte, ma è un cartello elettorale non un’intesa politica, ha leader declinanti o inadeguati, e un popolo senza una sintesi al vertice

Oggettivamente… a destra e a manca, a centrocampo e ai lati, non mi pare ci siano personaggi politici, per così dire, illuminati. Dove sta il virus, il veleno: l’assenza patente di cultura politica, di cultura tout court?

L’assenza a mio parere dipende da due ingredienti carenti: manca la selezione e manca la motivazione. Ovvero mancano i criteri con cui si forma, si fonda, si seleziona una classe dirigente con i suoi leader (fondazioni, scuole, partiti e movimenti vivi, luoghi in cui si distinguono e si valorizzano le capacità). E manca la motivazione grande, ideale, culturale, politica, la ragione per cui ciascuno contribuisce alla battaglia senza considerarsi il terminale, l’utilizzatore finale, ma solo un leader al servizio di una causa che lo trascende, lo precede e gli sopravvive. Il virus è tutto in quel combinato disposto letale che uccide passato e futuro, passione e qualità.

Ti fanno Ministro della cultura, cosa fai?

Mi dimetto. La politica non ti farebbe fare nulla, ti ridurrebbe a un ruolo nella migliore delle ipotesi ornamentale. L’economia ti priverebbe di fondi perché c’è sempre un’altra priorità rispetto alla cultura, dovresti gestire solo i tagli. E i media, l’episcopato degli intellettuali organici, le associazioni mafiose che dominano nella cultura, mi massacrerebbero perché di destra. Tempo perso, vita sprecata.

Negli Imperdonabili stili i ritratti di alcuni maestri “sconvenienti”(non usi l’abusato ‘cattivi’). Qual è il ritratto che hai ideato con più divertimento? Qual è stato il tuo personale maestro “sconveniente”? Ormai, di fatto, anche tu sei un maestro ‘sconveniente’, nonostante te…

Molti ritratti ho scritto con piacere e partecipazione, e credo che si veda. Non riesco, come Filomena Maturano, a dire quale dei cento autori mi stia più a cuore, perché sono tutti (o meglio molti di loro, alcuni sono fratellastri, figliastri, patrigni) piezz e’ core… Certo, i più “divertenti” sono quelli dedicati agli autori brillanti, per una ragione “omeopatica”: Kraus e Longanesi, Flaiano e Montanelli, e così via […]

Intervista completa su Pangea