e-government: la rivoluzione (digitale) non è un pranzo di gala

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Stefano Bini, Mauro Nicastri, e-government, Agenzia per l’Italia Digitale, innovazione tecnologica, pubblica amministrazione

Stefano Bini, Mauro Nicastri, e-government, Agenzia per l’Italia Digitale, innovazione tecnologica, pubblica amministrazioneMauro Nicastri, dell’Agenzia per l’Italia Digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, è anche presidente e fondatore dell’Associazione Italian Digital Revolution, di cui fanno parte professionisti provenienti da diversi settori come avvocati, medici, commercialisti, giornalisti, docenti universitari, uniti dalla consapevolezza delle opportunità che il digitale può aprire oggi.

Nel variegato iter professionale, l’esperienza più significativa è stata quella che gli ha consentito di svolgere un ruolo di primo piano nel promuovere il percorso associativo dei Comuni calabresi e campani che, grazie al suo lavoro, hanno potuto partecipare da protagonisti alla realizzazione del piano nazionale di e-government.

Ha curato il coordinamento di progetti complessi in tema d’innovazione tecnologica ed in generale della Società dell’Informazione a livello regionale prima e a livello nazionale poi. È autore di numerosi articoli in tema di e-government e innovazione per la pubblica amministrazione.

«La rivoluzione digitale corre veloce e noi tutti dobbiamo imparare a capirne le potenzialità e sfruttarne quanto il più è possibile, se non vogliamo restare fuori dalla modernità», afferma Nicastri.

La vostra associazione è nata nel maggio del 2016 con un convegno dal titolo eloquente: L’Italia è pronta alla rivoluzione digitale? È già tempo di bilanci?

No, l’Italia ahimè non è pronta. I dati e i fatti a cui assistiamo quotidianamente lo dimostrano. Negli ultimi tre anni, in particolare, l’Italia vive un momento difficile. Non è stata in grado di portare a termine progetti che le avrebbero consentito di fare grandi progressi e così nell’Unione dei 28 l’Italia resta al 25esimo posto della classifica digitale davanti solo a Grecia, Bulgaria e Romania.

Diverse realtà hanno abbracciato il vostro progetto, attribuendovi un importante punto di riferimento per il digitale. Ce ne parla?

Si tratta di aziende, fondazioni, associazioni, enti di formazione, consapevoli delle opportunità del digitale e che hanno trovato in noi una collaborazione proficua. Sono realtà che, attraverso l’AIDR, si sono fatte carico delle complessità concrete della digital revolution, nel ridefinire la vita delle persone, promuovendo e sollecitando, nei riguardi dei differenti livelli di governo e in tutte le opportune sedi, ogni utile iniziativa volta a valorizzare la scarsa pubblicità delle novità introdotte, la poca aderenza alle esigenze effettive, il mancato sostegno politico, la bassa alfabetizzazione digitale.

Sembra di capire che stia emergendo una dimensione capillare dell’uso di strumenti informatici nel lavoro e non solo, con effetti significativi per tutti in termini di organizzazione di spazi e tempi.

Senz’altro. E sono destinati a cambiare, oltre ai modelli di business, sia la cultura sia l’identità delle pubblica amministrazione e delle imprese. In particolare nella pubblica amministrazione dove, per cavalcare la trasformazione in corso, sarà necessario puntare principalmente sulle risorse umane, valorizzando il più possibile il personale in servizio superando però il ritardo nella formazione, che rappresenta la vera spina nel fianco della crescita dell’intero Paese.

Eurostat prevede che saranno 200.000 i professionisti del settore di cui ci sarà bisogno in Italia entro il 2020 e già oggi, secondo diversi studi di settore, ammonta a 200 miliardi di euro il mancato fatturato delle aziende del comparto informatico per mancanza di professionalità adeguate. Cosa ne pensa?

Le competenze digitali rappresentano la vera sfida per la modernizzazione del Paese. Lo dimostrano le ricerche di due tra le più importanti agenzie multinazionali per il lavoro, GiGroup e Randstad, che hanno rilevato come in Italia oltre il 25% delle posizioni attualmente aperte resta vacante e, contestualmente, il numero di iscritti alle facoltà di informatica e ingegneria informatica non sta aumentando proporzionalmente la domanda. È evidente che l’unica strada per colmare questo gap è quella di rendere idonei alle nuove professioni ICT giovani che hanno scelto altri studi, ma che oggi fanno fatica a inserirsi nel mondo del lavoro e che sono il principale bacino cui attingere per portare nella pubblica amministrazione e nelle aziende le competenze necessarie alla trasformazione digitale.

Quindi?

Riteniamo che il divario tra domanda e offerta di e-skills potrà essere superato solo attraverso una formazione orientata alle competenze digitali sia nella pubblica amministrazione che nelle aziende. Finalmente il settore delle professionalità ICT è stato regolamentato dall’Agenzia per l’Italia Digitale con la pubblicazione delle Linee Guida per la qualità delle competenze digitali, recependo l’attività normativa tecnica nazionale e internazionale. Adesso ci sono tutte le condizioni per avviare piani formativi per fornire le competenze digitali, in particolare ai più giovani che rappresentano la forza lavoro del futuro. Per questo, abbiamo sottoscritto un accordo di collaborazione con l’Università Unitelma Sapienza, con l’obiettivo di formare le nuove forze lavoro del futuro, immaginate sulle esigenze della pubblica amministrazione e delle aziende italiane.

Stefano Bini, Mauro Nicastri, e-government, Agenzia per l’Italia Digitale, innovazione tecnologica, pubblica amministrazioneL’Italia è il paese più corrotto d’Europa. Cosa proponete per combattere la corruzione?

Nella mia ideologia di lotta alla corruzione, la legalità non può essere soltanto un valore formale. Alla base di una seria concezione della legalità ci deve essere la cultura della reputazione, del merito, della capacità di realizzare senza il bisogno di compromessi. Queste sono state alcune delle ragioni che ci hanno spinto ad istituire, per la prima volta in Italia, il Premio Rating di Legalità nella pubblica amministrazione.

Quali sono gli obiettivi che volete raggiungere attraverso questo premio?

Il Premio è unico nel suo genere, perché le pubbliche amministrazione premiate saranno selezionate attraverso un software dedicato che verifica la presenza dei requisiti previsti dal regolamento del premio, interroga i siti web delle pubbliche amministrazioni ed assegna a ciascuna di esse un tasso percentuale di copertura. Il lavoro del software sarà affidato ad un Comitato tecnico-scientifico che si occuperà di verificare la rispondenza delle informazioni raccolte. Saranno gratificate tredici pubbliche amministrazioni e la prima edizione 2018 si terrà il 15 maggio alle Scuderia del Quirinale. Il nostro obiettivo è quello di stimolare le Pubbliche Amministrazioni a migliorare i propri processi amministrativi attraverso l’uso delle tecnologie, per favorire la trasparenza, contrastare la corruzione e coinvolgere i cittadini nel monitoraggio civico dell’azione amministrativa. Adesso inizia il percorso più difficile: sensibilizzare i cittadini e fare pressione sulla politica sul tema della lotta alla corruzione. Per non farci trovare impreparati, abbiamo sottoscritto recentemente un accordo di collaborazione con una tra le più importanti agenzie di comunicazione, la Macchioni Communication Carpe Diem, per garantire la massima diffusione delle nostre iniziative.

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Stefano Bini
Nasce a Grosseto il 21 settembre 1985. La creatività e la vena artistica si vedono sin da piccolo, tanto che a sedici anni inizia a lavorare come tecnico, autore e conduttore in piccole radio e tv locali. Da questa esperienza, capisce quale sarebbe stata la sua strada professionale. Ha due lauree, la prima in lingue e letterature straniere conseguita all’Università degli studi di Siena, la seconda in editoria, mass media e giornalismo guadagnata all’Università per stranieri di Siena. La lunga gavetta, lo ha fatto approdare in aziende quali Mediaset, Rai, Unicef, Warner Bros, nel ruolo di assistente personale di importanti manager, autore e presentatore, e in testate giornalistiche quali Il Giornale, GQ, Panorama e Oggi. Ha condotto o autorato programmi tv come Domenica Live (Canale5), Parliamone Sabato (Rai1), Community (Rai World), ha collaborato con molti grandi della tv, della radio e del giornalismo quali Gigi Reggi, Lucio Presta, Benedetta Rinaldi, Barbara D’urso, Adriano Bonfanti, Paola Perego, e ha al suo attivo due libri: L’uomo con il sole in tasca, scritto a quattro mani con Gigi Reggi e dedicato alla figura di Silvio Berlusconi e Fanbook, realizzato a quattro mani con Nicola Bartolini Carrassi e incentrato sul fenomeno della boyband One Direction, uscito le testate Mondadori.