Serena Bortone: “Quando portai il pitone in trasmissione…”

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Sarà ospite al Mondadori OFF, il consueto appuntamento al Mondadori Store di Milano in cui Edoardo Sylos Labini intervista senza rete di protezione i più importanti personaggi del mondo dello spettacolo e della cultura italiani. Venerdì 11 gennaio alle ore 19 consideratevi precettati: Serena Bortone sarà faccia a faccia con Edoardo Sylos Labini per un’intervista OFF e fuori dagli schemi, con la partecipazione del cantante e musicista Daniele Stefani. (Redazione)

«Le sfide si possono vincere se si perseguono i propri obiettivi con caparbietà e un pizzico di follia». E di sfide Serena Bortone, giornalista, conduttrice e volto fra i più noti del piccolo schermo, ne ha vinte molte durante la sua lunga carriera.  Prima fra tutte – sicuramente una cui tiene in particolar modo – quella di aver dato vita ad un gruppo di lavoro affiatato che con rigore ed entusiasmo offre al telespettatore un prodotto con una chiave interpretativa della realtà sempre nuova e mai banale, con una significativa presenza e impronta femminile. «Se non avessi in squadra delle donne sentirei che manca qualcosa, un diverso e fondamentale punto di vista sulla realtà».

Non solo nel gruppo autorale, ma anche fra gli ospiti nei talk che conduci, Agorà, c’è sempre almeno una donna. Cosa vuol dire essere femminista per te, oggi?

Vuol dire essere consapevoli che il mondo non può essere rappresentato da un unico genere. Soprattutto vuol dire essere libere da condizionamenti esterni, essere sempre se stesse e capaci di realizzarsi integralmente. E questo passa anche dal riconoscimento del merito e delle qualità: penso al gender pay gap, cioè al fatto che le donne guadagnino meno degli uomini. Ma c’è anche il concetto di “potere”, un termine che noi donne abbiamo sempre schivato, quasi ce ne vergognassimo, mentre può avere una grande accezione positiva se interpretato in chiave meritoria: un mezzo per raggiungere degli obiettivi, come quello di premiare chi lo merita, a prescindere dal genere di appartenenza. In questo sta la grande conquista femminista.

Sei cresciuta professionalmente nella Rai Tre di Angelo Guglielmi, una stagione di grande fermento culturale e attenta alle istanze sociali del paese.

La televisione di Guglielmi era la televisione della realtà: una tv che fotografa e rappresenta il reale, che cerca di essere interpretativa e mai dogmatica, pronta ad accogliere tutti i punti di vista. Questa è anche la vera sfida del servizio pubblico e ciò che ad Agorà proviamo a perseguire: confrontare l’attualità politica con ciò che succede nel Paese, mostrare con laicità diverse sfaccettature di una realtà complessa. Oggi in particolare viviamo in una fase di transizione politica molto interessante, sia perché tutto sta cambiando velocemente – la rapidità è un segno distintivo dei nostri tempi -, sia perché dobbiamo raffrontarci con un voto “volatile” e con nuovi protagonisti sulla scena.

Un episodio OFF della tua carriera che ti è rimasto particolarmente impresso?

Avevo 18 anni ed era il mio primo giorno di lavoro come assistente ai programmi a La ricerca dell’arca di Mino D’Amato. Era nostra ospite La Toya Jackson: siccome aveva raccontato al conduttore di amare i serpenti, lui mi chiese di trovare un pitone. Dopo un iniziale sbigottimento, capii subito che la televisione è un ‘mondo meraviglioso’ dove tutto è possibile: il lavoro può essere divertente proprio perché è una sfida continua e, soprattutto, questa sfida la puoi vincere!