Un direttore artistico per ogni azienda

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Fortunato Depero, Bozzetto per manifesto pubblicitario Uomo-Matita (1926-29)Mandiamoli in pensione i direttori artistici, gli addetti alla cultura…”. Era il 1980 e Franco Battiato aveva buone ragioni per cantar così. Non eravamo ancora usciti dalle tenebre degli anni 70, con le barricate in piazza fatte per conto della borghesia “che crea falsi miti di progresso”. Una caligine sovietizzante appestava ogni anelito di liberazione dalle ideologie livellatrici di morte. La cultura era una lastra monolitica nelle mani di cattivi maestri e discepoli violenti che pizzicavano a colpi di chiave inglese gli strumenti della loro sinfonia egemonica. Di lì a dieci anni, tra un Mondiale di calcio vinto dall’Italia e il crollo del Muro di Berlino, una brutta èra geologica sarebbe implosa in se stessa. Il riflusso edonistico degli anni 80, la fine della Guerra Fredda e le sbornie finanziarie nei 90, la marcia veloce verso l’indifferentismo assoluto, il grado zero degli anni 2000 e di quelli a seguire. Un arco temporale in cui la cultura ha trovato la libertà nella frammentazione post moderna, nella trasmutazione dei valori, nella contaminazione di generi e messaggi: senza centro né confini, per restare su Battiato.

In questa completa assenza di linearità, il ruolo del direttore artistico può trovare un senso nuovo nella dis-locazione, nell’uscita dalla propria circonferenza teatrale o museale, televisiva o festivaliera, e riavvicinarsi alla borghesia sopravvissuta ai falsi miti di progresso. Nasce così, da un’intuizione dell’amico Edoardo Sylos Labini, l’invenzione del direttore artistico aziendale. Concetto spericolato che ha già un suo corpo nella biografia professionale dell’ideatore e che ora diventa una delle proposte di #CulturaIdentità: le aziende dotate di profondità, di sguardo lungisaettante, istituiscano la figura apicale del direttore artistico e le affidino la comunicazione della propria anima, se ne hanno una; commissionino una narrazione affrescata su misura, con opere d’arte e di bellezza varia, alla maniera delle corti rinascimentali. Per innalzare alla vita armoniosa le invenzioni della libera intrapresa.