L’avevamo conosciuto con I quattro canti di Palermo, Un uomo molto cattivo e Fango. La doppia morte di un uomo (pubblicato in e-book). Giornalista, scrittore, fotografo, Giuseppe Di Piazza con Malanottata, pubblicato da HarperCollins (2017, 284 pagine, 17 euro) torna a raccontarci la mafia attraverso l’arte narrativa. Il nero è il suo “colore letterario” e anche in questa occasione l’atmosfera noir dà l’impronta di sé a una trama che si snoda nella Palermo dei primi anni Ottanta, quando un giovane giornalista alle prime armi, chiamato Occhi di sonno per le molte ore di veglia dedicate al lavoro (e alle fanciulle) incontra il “suo” primo caso: l’omicidio di Veruska, giovane polacca arrivata in Italia con il mito di Raffaella Carrà, ma soprattutto escort d’alto bordo e amante di boss e nobiluomini. Chi ha massacrato e ucciso la ragazza più contesa della città? E’ un delitto passionale o è un delitto di mafia?
Nato a Palermo 59 anni fa, Di Piazza muove i primi passi nel mondo del giornalismo nel 1979 al quotidiano L’Ora e conosce bene quella “atmosfericità”: in Malanottata trasferisce elementi autobiografici che sono tuttavia cruciali anche per la vita del nostro Paese (la “seconda guerra di mafia”, l’assassinio del Generale Dalla Chiesa e quello di Ninni Cassarà, il maxiprocesso di Palermo).
La finzione narrativa del noir prende spunto da un omicidio (raccontato a Di Piazza dall’allora procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso) realmente accaduto a Palermo nei primi anni Settanta, il delitto “atipico” di una prostituta che “rivelò” un modo di comportarsi “diverso” di Cosa Nostra, un’organizzazione che ambiva ad amministrare la giustizia sostituendosi allo Stato e in via di trasformazione per quella che sarebbe poi stata la mafia corleonese.