Coi “fantasmi” di Alioto nel sogno svanito di un architetto visionario

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Massimiliano Alioto, Ghost town, olio su tela, 150x120 cm, 2017
Massimiliano Alioto, installation view Utopia, 2017
Massimiliano Alioto, installation view Utopia, 2017

La luce taglia il colore. Lo semplifica con iridescenze cromatiche e lo scompone per poi riassemblarlo in opere d’arte che, partendo dalla matrice fotografica, diventano il racconto di luoghi e spazi appartenenti al territorio laziale. Nella mostra Ghosts? di Massimiliano Alioto, curata da Gabriele Simongini e visitabile fino al 4 febbraio prossimo, la scelta di un allestimento site specific sposa alla perfezione le architetture e le cromie del Museo Hendrik Christian Andersen di Roma, sublimando ritratti e paesaggi in una contemporanea radiografia arcobaleno della realtà.

L’arte di Alioto è realistica ma guarda al passato e fa dell’avanguardia tecnica lo strumento ideale per narrare storie famigliari in una fusione mai azzardata con ciò che è stato. E che nei suoi lavori sembra ancora possibile in divenire. Idealmente è come se il museo si ripopolasse di ricordi, quelli dello scultore Hendrick Christian, che nelle opere dell’artista Alioto, brindisino di nascita ma milanese di adozione, rivivono tra fantasia e meticolosa ricostruzione filologica con la famiglia Andersen.

Il punto di partenza dell’esposizione è un groupage di opere, le Ghost town, città fantasma realizzate dall’autore per l’occasione. Trentatré olio su tela, otto disegni e un’installazione “utopica” dai colori arcobaleno che perimetra le sculture al piano terra di Villa Andersen accordandosi con il variopinto fil rouge dei lavori pittorici.

Ed ecco, in un sogno che sembra un flashback cinematografico e che tocca cassetti della memoria fino ad oggi non ancora aperti, gli Andersen al completo. Ci sono Hendrick Christian, sua madre Helene, i fratelli e la sorella adottiva passando per la cognata Olivia Cushing, fino ad Henry James, amico intimo dello scultore, ed  Ernest Hèbrard, architetto francese con cui Andersen instaurò una collaborazione per il progetto irrealizzato The World Communication Centre.

Massimiliano Alioto, Henry James, olio su tela, 40x50 cm, 2017.
Massimiliano Alioto, Henry James, olio su tela, 40×50 cm, 2017.

«L’idea dei fantasmi nasce dopo aver studiato la storia e le opere di Andersen, grande artista del ‘900. Desideravo rievocare la sua vita, il suo progetto utopico e ho creato questo ciclo di dipinti, “Ghost town”, e l’installazione “Utopia” per unire il suo progetto al paesaggio odierno e restituire il suo sogno agli spazi contemporanei dove doveva essere” confida Massimiliano Alioto. Lì dove il tempo sembra essersi fermato, addirittura “disintegrato», come afferma il curatore Simongini, in un’osmosi con la storia, gli occhi di Alioto nutrono di bellezza quelli del visitatore. E l’arte del passato diventa contemporanea mentre, attraverso la memoria, comunica in forma dialogica con il presente. In collaborazione con DL Arte e M77 Gallery, inoltre, un catalogo pubblicato da De Luca Editori D’Arte con il testo introduttivo della direttrice del Museo Andersen, Maria Giuseppina Di Monte, un saggio di Gabriele Simongini e un’intervista ad Alioto curata da Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci regala su carta le emozioni visive della mostra presentata dal Polo Museale del Lazio, diretto da Edith Gabrielli, in cui non manca la riproduzione dei quadri esposti.