Ignazio Oliva: “Sono un bravo ragazzo, ma voglio essere un hooligan”

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Ignazio OlivaIgnazio Oliva, classe ’70, è un attore a tutto tondo. Dal teatro al cinema alla televisione, Ignazio vanta numerose collaborazioni italiane e straniere. Nel tempo libero, oltre a fare il papà, lavora per una ONG che lavora su progetti per bambini di strada in Africa. Lo abbiamo incontrato per Off per saperne di più.

Ignazio, a cosa stai lavorando in questo momento?

Al momento sono fermo, ma c’è una cosa che deve uscire e una in arrivo. Il primo è un lavoro molto onorevole, anche se ho una parte piccola. Si tratta del documentario di Wim Wenders su Papa Francesco, che uscirà nel 2018. E poi c’è la seconda serie di Sorrentino The Young Pope.

Ti sei laureato in Scienze Politiche, come è nata la tua passione per la recitazione?

Partiamo da lontano: ho avuto un’infanzia travagliata. Sono nato a Genova, poi trasferito a Roma. I miei si sono separati e quando è stato il momento dell’università vigeva la consuetudine in famiglia di mandare i figli a studiare fuori. Io ho scelto Milano, anche per star più vicino a mio padre, a Genova. Al primo anno mi sono iscritto ad una scuola di teatro, seria e impegnativa, ma avendo ben presente che l’università era la mia priorità. Al secondo anno è arrivato un provino con Campiotti. Giacomo [Campiotti, n.d.r.] mi conosceva, ma fece fare il provino a tutti i miei compagni di corso. Alla fine scelse me per Come due coccodrilli, un film in tre fasi storiche, nel quale io interpretavo Bentivoglio da giovane. E’ stata un’esperienza meravigliosa. Ma sono rimasto con i piedi per terra. Quindi ho ricominciato università e corso di teatro, tanto che quando il film uscì fui contattato da una delle più importanti agenzie, ma rifiutai perché non mi sentivo pronto per il mercato. Volevo prima farmi le ossa.

E poi? Raccontaci un episodio OFF della tua carriera

Durante la promozione di Come due coccodrilli, con Campiotti, ho incontrato una giornalista che mi ha chiesto «Tu parli inglese? Sai che Bertolucci cerca un attore con questa caratteristica?». Quando raccontai l’episodio a Giacomo mi convinse. Così chiamai l’agente e feci l’incontro. Andò bene. Fu un mese incredibile. Avevo tre esami da fare, due prove per entrare nelle scuole di teatro di Londra e il provino con Bertolucci. Andò tutto bene. Lavorai in Io ballo da sola e poi partii per Londra. Rientrai dopo un anno e finii anche l’università. Se non avessi incontrato quella giornalista forse la mia vita avrebbe preso una piega differente. Un episodio alla Sliding doors.

Quali sono i prodotti che preferisci?

Le storie che hanno qualcosa da dire. Ho lavorato su molti film indipendenti, ma amo alternare. Ho fatto anche Moccia e prodotti commerciali. Credo che un bravo attore debba sapersi adattare, gode già di una posizione privilegiata, e deve mettere cuore e anima in quello che fa, anche se non lo entusiasma troppo.

Teatro, cinema o TV?

Da quando ho avuto mio figlio, il teatro l’ho messo da parte, anche per ragioni banalmente economiche. Prima invece ho lavorato molto in teatro, soprattutto quello Off… e mi manca non salire da molti anni su un palco. Il teatro dà emozioni uniche che un set non sarà mai in grado di eguagliare.

Nella tua carriera hai interpretato molti ruoli. Quali personaggi hai sentito più vicini, più calzanti rispetto alla tua personalità?

Beh… sicuramente i primi due: i personaggi che ho interpretato in Come due coccodrilli e Io ballo da sola. E credo non sia un caso. Del resto i registi, soprattutto con attori alle prime armi, cercano coloro che si avvicinano alle note del personaggio. Campiotti cercava un figlio di separati che andava a vivere in una nuova famiglia con fratellastri e una situazione di conflittualità forte. In Io ballo da sola Bertolucci voleva, per il ruolo di Osvaldo, un ragazzo timido, un po’ sulle sue, non appariscente… tutte note che Ignazio aveva e ha tuttora.

E i ruoli più lontani e quindi più difficili?

E’ accaduto più avanti, quando avevo fatto già esperienza. Nel film Onde ero nei panni di un musicista cieco. Avevo molto timore. Si è trattato del film per il quale ho ricevuto più premi. Ho studiato molto, e ho cercato anche compromessi da trovare in relazione all’immaginario collettivo rispetto alla cecità. Perché del resto i vedenti ne sanno poco. Un altro ruolo, questo terribile, è stato quello dello stupratore in Amorfù… Interpretare una personalità borderline vuol dire esplorare i tuoi lati oscuri. Mi ha fatto stare malissimo, non vedevo l’ora finisse.

Cosa ti piacerebbe fare?

Mi piacciono molto le serie italiane tipo Gomorra o Suburra. Ormai sono 25 anni che lavoro, sono malleabile e pronto ad esplorare nuovi mondi, nuove identità. Inevitabilmente nella scelta degli attori si ha a che fare anche con la fisicità. Io sono magrolino, un viso pulito da persona per bene… me lo porto dentro. Dopo aver girato con Wenders mi sono rasato a zero. E’ stata una sensazione stranissima. Quando ho visto la mia faccia così, ho chiamato un’amica fotografa per fare degli scatti su questa  “maschera” per me inedita. Abbiamo fatto queste foto, sembravo un tossico, un hooligan. E quindi sì, mi piacerebbe fare un ruolo del genere!

Nel tempo libero ti dedichi a volontariato, terzo settore, ad una ong… Spiegaci meglio.

Il mestiere dell’attore ti lascia margini di libertà e tempo e da sempre dedico questi momenti ad altro, per necessità non solo economica. Ho girato molti documentari di impegno sociale. E poi nel 2003 ho scoperto il volontariato ed è stato un po’ “vedere la luce”. Da anni ormai lavoro per una ONG, AMANI, che opera in Kenya, Zambia e Sudan. La prima volta sono stato in Africa tre mesi. Poi ho iniziato a girare documentari, materiali che utilizziamo per mostrare ai nostri donors quello che facciamo. Poi ho girato anche altro, un documentario su un piccolo paese della provincia di Lecce al voto. E uno sulla squadra di calcio della baraccopoli di Nairobi, Amani Yassets Football Club (che è venuta a giocare contro il Chievo). Questo ed altri doc continuo a portarli nelle scuole di Roma, perché ritengo sia bellissimo far vedere ai ragazzi del nostro mondo ricco e opulento realtà incredibili e lontane edulcorate dal calcio.