La contessa rossa tra partigiani e misteri

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La contessa rossa di Niki Marcelli (Teke, pp. 368, € 18) è un noir? Un hard boiled o un thriller? È un po’

Niky Marcelli
Niky Marcelli

tutte queste cose, ma prima di tutto un romanzo ben congegnato, coerente e ciò non ostante eclettico. Proprio come il suo autore: scrittore e giornalista, autore televisivo, commediografo, ex direttore di una testata online dedicata allo sport, collezionista d’auto d’epoca.

Forse è quest’ultima passione a introdurci dritti nelle trame di un libro in cui si ode il sentore di una continua “permanenza nel passato”, anche se la storia si svolge nel presente. La protagonista di questo romanzo estraneo a facili etichette, Sara Varzi di Casteldelbosco, nipote e alter ego della Contessa7e9d91_e0ff3dd6577b446783a58252da548291.jpg_srz_365_500_85_22_0.50_1.20_0 rossa, si addentra in un mistero legato alla Seconda Guerra Mondiale. Quello dell’ava, una partigiana altoatesina di nobili origini, i cui resti sono stati ritrovati accanto a una borsa militare in un crepaccio.

La bella nipote vuol sapere. Con lo stesso spirito d’avventura dell’antenata, intende scoprire perché la borsa attira tanto l’attenzione della famiglia di un criminale nazista, al punto che i tedeschi se ne vogliono appropriare a ogni costo. C’è poi una colonia marina trasformata in hotel di lusso che nasconde strani segreti.

Marcelli, con insospettabile sensibilità per la psicologia femminile, a dir poco rara in un uomo, dipana la singolare caccia al tesoro attraversando leggero i registri della commedia e della suspense, seguendo Sara dalle nevi delle Dolomiti al mare della Romagna. I comprimari ci sono e non mancano di suscitare curiosità. Ma è il ripercorrere con maestria quella stagione tragica e amara senza versare inutili lacrime, anzi facendo divertire e tenendo spesso il lettore sul filo dal rasoio, a dare valore al libro.