“La vittoria più grande? Uccidere Giuseppe”

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vittoria-schisanoHa deciso di raccontare in un libro il lungo percorso fatto per diventare ciò che, in fondo al suo cuore, ha sempre saputo di essere. Già da qualche anno, ha detto definitivamente e senza rimpianto alcuno, addio a Giuseppe e ha dato il benvenuto a Vittoria. Vittoria Schisano è l’autrice de La Vittoria che nessuno sa: un’intensa autobiografia scritta a quattro mani con Angela Iantosca. La fascinosa attrice campana racconta a OFF la sua storia: quella di una donna nata nel corpo di un uomo.

Come nasce l’idea di questo libro?
Non ho mai avuto la presunzione di considerarmi una scrittrice e già in passato mi era stato chiesto in più di un’occasione di mettere nero su bianco la mia storia di vita. Quando l’ha fatto Sperling&Kupfer, ho accettato. Il titolo, La Vittoria che nessuno sa, è particolarmente significativo perché, proprio attraverso la scrittura, ho scoperto, analizzato e portato a galla aspetti di me stessa che anch’io non conoscevo o avevo rimosso. Ripercorrere a ritroso la propria vita significa far riaffiorare nella mente squarci di esistenza sepolti nella memoria. Ho voluto far conoscere qualcosa in più di me e dare una mano a chi vive una situazione simile alla mia affinché possa avere la forza di farsi ascoltare. Un libro “liberatorio”, così come lo è stato “uccidere” Giuseppe per permettere a Vittoria di venire alla luce. Un gesto per il quale mi sono perdonata da tempo. Non potevo fare altrimenti. La schiavitù rende folli, io, invece, ho scelto di essere libera.

Sei stata schiava di un corpo che non era il tuo e hai dovuto fingere, per tanto tempo, di essere chi, in realtà, non eri…
Mi piace pensare che proprio ora che da qualche tempo ho tolto “qualcosa”…sento di avere gli attributi. Ho conosciuto, finalmente, la bellezza di vivere nella verità. Posso piacere o meno, ma questa sono finalmente io. Una grande… vittoria, così come non a caso ho scelto di chiamarmi.

Un cammino di liberazione che, giocoforza, ha dovuto fare i conti anche con i tuoi genitori…
Per mia madre non è stato facile assistere al funerale di Giuseppe e, contestualmente, alla nascita di Vittoria. Pian piano, però, ce l’ha fatta. Si è innamorata di Vittoria. Mi ha confessato che se amava, e lo amava tanto, Giuseppe, ora ama Vittoria ancora di più. Persino per mia madre che mi ha partorito, Vittoria non è più Vittoria che prima era Giuseppe, ma è qualcosa di altro e di diverso.

Anche tuo padre, che purtroppo oggi non c’è più, ha assistito alla tua progressiva trasformazione in Vittoria.
Quando era già malato, una volta entrai nella sua stanza e mi scambiò per mia sorella Rosaria. Io gli dissi che non ero lei. E lui mi reagalò un “come sei bella”, che non ho mai dimenticato. L’aspetto più curioso di questa vicenda è che Giuseppe era il figlio preferito di mia madre, Vittoria, invece, la figlia prediletta di papà.

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Forse la più umana delle paure è proprio quella di non essere compresi dai propri genitori, di perdere il loro affetto…
La cosa più difficile resta dire la verità a noi stessi. Nel momento in cui riusciamo a farlo, possiamo dirla agli altri. Nel libro affronto questo tema, invitando chi vive questa condizione a non assecondare questo timore. Non si può perdere se stessi, per tenersi vicina la famiglia. Un bravo genitore ci ama per quello che siamo. Non siamo il loro progetto, siamo altro. Ciascuno di noi ha i propri sogni, le proprie ambizioni, che molto spesso non corrispondono a quello che vorrebbero per noi i nostri genitori.

Durante la tua infanzia, sei stata spesso appellata con epiteti come “femminella” e “ricchione”. Negli anni a seguire quante volte quelle offese hanno continuato a risuonarti nelle orecchie?
Spesso e facevano male. I bambini sanno essere molto cattivi. Oggi, fortunatamente, è passato molto tempo e mi fanno sorridere. A maggior ragione perché quegli stessi che, all’epoca, chiamavano Giuseppe ricchione, oggi corteggiano Vittoria.

Nel libro racconti anche un episodio divertente legato a un calciatore…
Di cui non svelerò mai il nome (ride, ndr). Una sera conobbi un giocatore della Juventus. Mi propose di vederci di nascosto nella sua camera d’albergo. Quando mi furono chiare le sue intenzioni, gli risposi mandandogli un messaggio con un link di un sito di escort transessuali. Non ho mai fatto quel “mestiere”, non volevo nascondermi, né essere il diversivo di una sera. E sono rimasta a casa a vedere Sex and the City.

La tua autobiografia potrebbe diventare un film?
Il regista Pierluigi Di Lallo vorrebbe farne una trasposizione cinematografica. Ci spero tanto.

In amore, oggi, come vanno le cose?
Invito tutti i mariti, i fidanzati, insomma gli uomini già impegnati a tenersi alla larga! Io già di mio sono talmente impegnativa come persona che pretendo un uomo che sia solo per me.

L’hai trovato?
Non ancora. Stavo per sposarmi con il mio ex Fabrizio. Ho ancora l’abito bianco riposto nell’armadio. Presto o tardi lo regalerò a qualcuno. Se dovessi incontrare un uomo da sposare, sceglierò un abito nuovo di zecca. Per il momento, però, sono single da più di un anno.

1 commento

  1. E’ vero, dannazione! … è una grande vittoria! …domani mi taglio le balle, così non ci penso più!

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