Quando prese parte a X-Factor, Vanessa Casu non vinse. Ma oggi deve comunque dire grazie al talent-show di Sky perché, subito dopo quella partecipazione, è arrivata l’attesa svolta: la Scooppiati Diversamente Band.
Vanessa, raccontaci della Scooppiati Diversamente Band…
Questa mia nuova esperienza professionale è stata una svolta, un inizio bellissimo del 2017. La Scooppiati Diversamente Band è arrivata nella mia vita esattamente all’inizio di quest’anno e quindi hanno decisamente portato una luce fortissima su tutti questi mesi e spero che continueranno a far parte di me per molto, molto tempo.
Cosa ha aggiunto al tuo percorso professionale?
Ha aggiunto sicuramente come dicevo prima una luce fortissima. In questi mesi se io non avessi avuto la Scooppiati Diversamente Band nella mia vita, sicuramente sarebbe stato tutto molto diverso perché è una band dove io mi sento accettata al 100%. E’ strano da dire, ma il gruppo mi dà la possibilità di mostrare quanto il mio handicap sia in realtà la mia forza e non una mia debolezza. Chi mi guarda non nota nulla, a meno che io non usi il bastone bianco e quindi mi sono sempre sentita come se questa cosa la tenessi segreta. Invece con la Scooppiati Diversamente Band non solo, metaforicamente parlando, porto il bastone bianco… ma in mano tengo anche il microfono. Penso che mi abbiano insegnato che, nonostante ci sia qualcosa che ti rende invalido, si possa comunque essere un esempio per gli altri.
Quando hai capito quale fosse la strada professionale giusta da intraprendere?
Ho iniziato da bambina: ballavo, fino all’età di 11 anni ho ballato. E’ stata proprio la vita a farmi cambiare strada. Quando hanno scoperto la mia malattia ho iniziato a sentirmi bloccata. Poi ho cominciato a non vedere più l’insegnante, quindi non è stata una vera e propria scelta. Ho sentito questo enorme bisogno di esprimermi: un bel giorno ho preso una chitarra, ho cominciato a suonarla e ho cominciato a scrivere, finché poi ho capito che quello che scrivevo in rima potevano diventare delle canzoni. Ho sempre canticchiato ma non nego che molto probabilmente se non avessi avuto questa malattia avrei fatto la ballerina.
Quando, invece, hai capito che la tua passione poteva trasformarsi in un vero e proprio lavoro?
Ho iniziato a scrivere per questo estremo bisogno di esprimermi. Diciamo che ho capito di poterlo fare seriamente verso i 16, 17 anni: è stato il periodo dove ho scritto più canzoni, dove ho anche cominciato a studiare canto, verso i 17, 18 anni. Quindi non c’è stato un vero e proprio avvenimento, l’ho capito col tempo e attraverso le reazioni delle altre persone. Devo dire che in questo arco di tempo l’esperienza mi ha aiutato molto a migliorarmi, anche da autodidatta.
Finora qual è stata la soddisfazione più grande raccolta? E la delusione?
La soddisfazione più grande è quella di trovare una band con cui stare in armonia a livello umano. E’ una cosa bella perché sto intraprendendo il percorso del bastone bianco ed è bello che questo punto di debolezza, con loro, diventi la mia forza. Sono felice quando canto, ma soprattutto quando canto con loro. La delusione più grande, invece, è aver capito come funzionano le cose nel mondo dei talent. E non dico altro…
Oggi a chi senti di dover dire grazie?
Magari è banale, ma devo ringraziare X Factor, perché è grazie a quel provino che poi sono arrivata alla Scooppiati Diversamente Band.
Nei momenti meno semplici, cosa ti ha dato la forza per andare avanti?
La musica. Sembra scontato, ma per me è stato veramente così. Addirittura quando mi sento agitata, la prima cosa che faccio è immaginare di stare seduta su una batteria e immagino di suonarla. Immagino sempre di suonare qualsiasi tipo di strumento, immagino di suonarlo fino a dimenticare il pensiero o il dolore che mi sta rovinando la giornata.
Ci racconti quello che ritieni essere l’episodio più curioso della tua carriera?
Non saprei dire un episodio curioso. Mi sono ritrovata molte volte davanti a bugie o promesse mai avverate. Ho conosciuto molte persone in questo poco tempo del mio percorso e molte mi hanno detto molte cose che non hanno mai messo in pratica. Penso che l’episodio più curioso sia proprio la semplicità di esprimere delle parole da parte delle persone di cui non penseresti mai di poterti fidare. A volte la gente parla e non sa neanche quello che dice.
Nella vita di tutti i giorni, quando non lavori, come ami trascorrere la quotidianità?
Nei momenti dove non suono e non canto… mi rilasso! Ho una bellissima cagnolina che si chiama Pucca e quindi mi accoccolo con lei sul divano o sul letto. E poi ci sono gli amici! Chiacchiere, mangiate e quant’altro! Faccio una vita abbastanza normale al di fuori della musica.
C’è un aspetto di te che il pubblico non conosce e che ti piacerebbe emergesse?
Ho sempre avuto paura di apparire all’esterno. Non mi definirei mingherlina. Poi tra piercing, tatuaggi e capelli fucsia potrei sembrare un leone che sbrana, ma in realtà in questi anni ho lavorato molto per tirare fuori quella parte di me che è più fragile. Il mio aspetto esterno è una difesa, perché in realtà mi spezzo come un grissino.
Progetti futuri?
Svegliarmi la mattina e sapere che la musica mi riempirà completamente la giornata e farà parte sempre della mia vita. Intendo vivere letteralmente e praticamente di musica.
Sempre guardando al futuro, quali altri traguardi ti piacerebbe raggiungere nella sfera privata e professionale?
Sotto l’aspetto professionale mi piacerebbe fare della musica un lavoro con cui riuscire a vivere. Fare questo nella vita a tutto tondo, non soltanto precariamente. A livello privato, sicuramente vorrei imparare ad accettare completamente il mio problema senza dover fingere che il bastone bianco sia una spada, ma rendermi conto che è solo un bastone bianco. Sentirmi anche orgogliosa di me stessa.