L’estasi mistica, il piacere dei santi

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“O mio amato, io non ne posso più”, scrive Santa Caterina da Genova nel Cinquecento. Ne Il Castello interiore, Santa Teresa d’Avila spiega così l’estasi mistica: “Il dolore sembra

Gian Lorenzo Bernini, L'estasi di Santa Teresa (particolare)
Gian Lorenzo Bernini, L’estasi di Santa Teresa (particolare)

trapassare le viscere come una freccia. E quando colui che ferisce estrae la freccia, veramente è come se prendesse con sé le viscere, tale è il sentimento di amore sperimentato”.

Amore, erotismo, piacere. Un linguaggio consueto nel nostro tempo secolarizzato. Che studia con interesse maniacale l’esperienza di “dolore gustoso” che è l’unio mystica cristiana, paragonandola ai deliri dei pazzi. Così fece lo psicologo Henry Leuba, per il quale l’estasi mistica è un’eccitazione sessuale insufficientemente soddisfatta.

Il gesuita Ricardo Torri de Araùjo in Oltre il confine. Esperienza mistica e psicoanalisi (EDB, pp. 114, € 13), ammettendo che il pazzo e il mistico si guardano e che la definizione di Freud – “sentimento oceanico” – si attaglia bene alle esperienze di Teresa d’Avila, Giovanni della Croce e molti altri ancora, rimette le cose a posto. Non rifiuta le indagini, ma ricorda che la mistica è appannaggio dei teologi.

L’estasi mistica è il piacere dello spirito. È il “punto culminante dell’esperienza che l’essere umano fa di Dio” e se qualcuno è troppo carnale per comprenderlo, il problema è solo suo, viene da aggiungere. Torri_Oltre_confine-200x300Chi vuole saperne di più, deve togliersi le lenti ottuse del riduzionismo e imparare. Che tale esperienza è il cuore di tutte le religioni: si chiama satori nello zen, samadhi per gli indù, fana per i maestri sufi. L’esperienza mistica è un incontro amoroso con Dio confuso dai profani con il rapporto erotico tra l’uomo e la donna. La donna qui, in effetti, c’è, ma è la madre: San Francesco di Sales paragona l’estasi mistica all’allattamento.

Serviva l’intervento di un dotto gesuita per fare chiarezza in una materia confusa dalla de-sacralizzazione militante dei tempi. Per stabilire che religione deriva dal latino re-ligare, il ristabilire l’unione interrotta con Dio. E che l’esperienza mistica, ben lungi dai deliri dei folli, è fatta di ineffabilità, qualità noetica, transitorietà e passività. Dio giunge inaspettato e il myste lo accoglie. Sperimentando la rottura dei limiti dell’Io e la comunione con il divino. È un’apertura verso i cieli, non una caduta nelle tenebre della follia. Una salita dolorosa eppure estasiante che spezza la carne (ricordate le stimmate di Padre Pio?) e nutre l’anima.