Giampiero Ingrassia, in scena dal 23 marzo al Manzoni di Milano insieme a Gianluca Guidi con Serial Killer per signora, si racconta ad Off.
Nella nuova versione di “Serial Killer per signora”, in scena al Manzoni di Milano, come ti trovi a lavorare con il tuo collega e amico Gianluca Guidi, che ti ha diretto e ora recita al tuo fianco?
Mi trovo bene a lavorare con Gianluca. Abbiamo fatto diversi spettacoli insieme: “Taxi a due piazze”, “Stanno suonando la nostra canzone” dove lui curava la regia”. “Serial Killer per signora” è un musical con 30 canzoni, io lo definirei una lirica d’essay.
A proposito di figli d’arte e di solidarietà fra di essi, si riesce a essere solidali nel mondo dello spettacolo?
Dipende dalle singole persone, dagli animi delle persone.
Nella tua biografia spicca il titolo della pièce di Edmond Rostand “Cyrano de Bergerac”, l’hai interpretato tu?
Ah, magari l’avessi fatto io, ero nel laboratorio di Gigi Proietti all’epoca, fu un’esperienza grande quando in aula ci disse durante una lezione: “A regà, se io faccio il Cirano, voi lo fate con me?” Noi siamo impazziti. Avevamo iniziato la scuola da un anno e il secondo in tournée in teatri pazzeschi. Erano gli anni ‘85/’86. Siamo stati dei mesi al Lirico di Milano che dopo due anni lo hanno chiuso poi al Sistina un mese, un bellissimo ricordo. Noi da allievi stavamo in quinta a vedere Gigi, andavamo in camerino per cambiarci per i diversi ruoli, per le virate del naso e del balcone, stavamo a bocca aperta. Tutto questo per due anni. Fu meraviglioso.
È un onore essere figlio d’arte, e per te il teatro è anche la tua famiglia?
Ormai lo è, sono 34 anni di onorata carriera e non saprei vivere senza teatro.
Hai fatto di tutto!
Ho fatto diverse cose dai musical ai classici alle cose drammatiche e brillanti, non mi sono fatto mancare nulla
C’è un episodio Off che vorresti raccontare?
Certo! Iniziai la mia carriera nell’83 rispondendo all’annuncio in cui cercavano attori, il teatro si chiamava Il Salottino, si trovava a Via Capo d’Africa. Lo spettacolo dove recitai era “L’asso nella manica” e il debutto fu il 16 aprile dell’83. La cosa divertente che mi piace ricordare è che il teatrino che contava circa cinquanta posti era vuoto il giorno del mio debutto, l’unico spettatore era la mia fidanzata dell’epoca che scattò delle foto. Quando si parte senza pubblico, si dice che negli anni si riempiranno le platee e così è stato. Gli amici non vennero alle varie repliche e nemmeno i miei genitori ma ricordo che in quei giorni la Capitale era paralizzata perché la Roma vinse lo scudetto e non potei chiamarli nemmeno al telefonino che all’epoca nemmeno esisteva.
Arriviamo ai tuoi spettacoli di grande successo come “Frankenstein Junior” e “Grease”, che emozioni ti suscita il ricordo di queste piecès amatissime da pubblico e critica?
Fui contento di mettere in scena due spettacoli tratti da film che amo e per quanto riguarda “Grease” devo dire che quel musical aprì la strada in Italia a un genere che fino a quel momento non era riuscito a portare a teatro diverse generazioni, Noi ci siamo riusciti.
Qual è il personaggio che sogni d’interpretare?
Direi proprio Cyrano de Bergerac mi piacerebbe, in versione attualizzata oppure in quella classica che è completa e attuale. Sogno d’interpretare Cyrano oppure Don Chisciotte, perché credo che ci sia bisogno di eroi romantici accanto ai supereroi della Marvel, in teatro eroi romantici e per la strada eroi come i vigili che salvano vite umane, insomma uomini comuni con cui ognuno possa riconoscersi.
E questo apostrofo rosa ha chiuso la bellissima intervista con Giampiero Ingrassia, che speriamo indossi presto la piuma e il pennacchio dell’eroe romantico di Rostand.