Si faceva chiamare Sfiggy, ora preferisce Alessio. La sua street art è in mostra a Roma presso la galleria SpazioCima: per l’artista è tempo di bilanci e proiezioni…
E se la natura, dopo millenni di soprusi perpetrati dall’uomo, si ribellasse? Cosa accadrebbe se fauna e flora si coalizzassero per schiacciarci? Sono queste le domande che si è posto Alessio Bolognesi, in arte Sfiggy, lo street artist protagonista della nuova mostra della galleria romana SpazioCima, in via Ombrone 9. L’esposizione “(R)evolve(r)”: la natura si ribella sarà visitabile sino a fine mese, dal lunedì al venerdì, dalle ore 15:30 alle 19:30. La mostra, organizzata da Roberta Cima, Pietro Galluzzi e Giuliano Graziani, curata da Massimiliano Sabbion, propone una ventina delle opere dell’artista.
Incattiviti scoiattoli diventano bombaroli, delicati cervi con lanciamissili tra le corna, gufi in veste di samurai si armano di katana, rinoceronti dalla corazza rinforzata da armi da fuoco. E poi aquile con missili tra le zampe, rane mitragliatrici, ermellini con lancia, colibrì pronti a provocare la distruzione totale. Compaiono anche organismi unicellulari, forme primordiali, che tornano in vita con rettili preistorici. E’ il mondo della natura che si arma e si ribella contro l’uomo e a causa dell’uomo.
Quando nasce la tua vocazione artistica? A chi ti sei ispirato e, soprattutto, perché hai scelto l’arte come veicolo di comunicazione?
Penso che la vocazione artistica non nasca, ma sia qualcosa di interiore, ancestrale, che ci vive dentro. Solo che quasi sempre viene soffocata da preconcetti che ci portano a seguire le strade più disparate come, ad esempio, fare il medico, l’insegnante… o l’ingegnere, come nel mio caso. Però se questa “forza” è troppo forte irrompe come un fiume in piena, esonda e si impossessa di te. A quel punto non si può più ignorare. Ecco, penso che questo sia quanto accaduto a me.
Ho sempre disegnato, ma solo dal 2010, dopo diverse vicissitudini, farlo mi è parso indispensabile quanto respirare. Da lì ho solo cercato di essere ciò che sono, non è stata una scelta ma una necessità. Riguardo alle ispirazioni, sono tutte e nessuna. Sono onnivoro in ogni campo. Dalla letteratura, all’arte alla musica. Mi piace la qualità indifferentemente dalle classificazioni. Amo il fumetto e penso questo abbia influenzato la mia ricerca, ma non credo di avere ispirazioni specifiche o particolari.
Da Sfiggy ad Alessio: negli anni i tuoi soggetti sono profondamente cambiati, sino a divenire, con questa mostra, quasi apocalittici. Quali le ragioni di questa metamorfosi?
Arte è comunicare. Prima di tutto con se stessi. Ma per me Arte è anche onestà. E ancora una volta sempre verso se stessi in primis. Sfiggy – che rimane come mia tag su muro – è comunque parte di me. Ma come un trauma superato, pian piano diventa offuscato e ne rimane un ricordo e un bagaglio interiore. Sentivo di dover lavorare sullo stile, prima di tutto. Di dover trovare una metodologia più personale. Ma anche in questo caso nulla è stato forzato.
Ecco quindi che i miei nuovi progetti parlano di trasformazioni e scelte. Se nella serie “Di treni, scambi e passaggi a livello” il tema della trasformazione e delle opportunità è abbastanza palese, pure se raccontato in maniera iconografica, nel recente lavoro “(R)EVOLVE(R): la natura si ribella” il tema della trasformazione si intreccia con quello della rivoluzione. Reale o figurata, interiore o concreta. La vita si è evoluta sul nostro pianeta a partire dal Carbonio 12, raffigurato nel lavoro che apre la serie.
Da questa evoluzione siamo arrivati noi esseri umani che stiamo però devastando il pianeta. Ecco perché ho immaginato una fase in cui la natura si arma per combattere l’essere umano. La natura è sempre equilibrata, pure nelle sue manifestazioni più violente. Come quasi tutti i miei lavori il carattere della serie è abbastanza ironico. Ma questo non toglie che l’evoluzione/rivoluzione di cui parlo abbiano per me un valore enorme. Io stesso mi sento evoluto ed ancora in evoluzione. E al contempo mi sono ribellato e mi sto ribellando ad una serie di cose negative, così come i miei animali si ribellano contro di noi.
Tanti street artist dicono ancora “no” alle proprie opere negli spazi chiusi. Tu da che parte stai e perché?
Sto dalla mia. Mi sento realizzato quando lavoro su strada con gli amici per divertimento così come se lavoro per progetti commissionati, ma mi sento realizzato anche quando porto i miei lavori in galleria. Penso ci sia ancora molta ipocrisia. Molti denigrano chi lavora in galleria ma se poi gli viene proposta un’occasione si lanciano in una mostra. Questa è la realtà dei fatti. Se davvero esistono ancora i “puristi” hanno tutto il mio appoggio. Ognuno faccia quello che sente dentro di sé. Io faccio così, gli altri dicano ciò che credono. Non è affar mio.
Quale bilancio, ad oggi, per la street Art in Italia, nelle sue molteplici sfumature?
Stiamo progredendo. C’è sempre più attenzione per questa forma d’arte e di questo penso ne stia venendo a beneficiare anche il writing più “old-school”. I graffiti veri e propri per intenderci. Tanta gente si è avvicinata e tanta lo sta facendo. Si iniziano a vedere turisti che girano le città in cerca di opere da fotografare e questo è bello. Anche a livello di amministrazioni pubbliche le cose stanno migliorando, ma c’è ancora tanta strada da fare. Anche nella mia città, Ferrara, ad esempio, io e gli altri street-artist e writers siamo sempre più coinvolti dalle amministrazioni in vari progetti. Quello che ancora manca è un riconoscimento reale del valore del lavoro e in questo si deve ancora lavorare.
Sono giusti gli interventi censori e di rimozione?
Come potrei mai io dire che sono giusti gli interventi censori e di rimozione? No, no e poi no! Ma allo stesso modo dobbiamo lavorare dal nostro lato per creare una cultura che rispetti la storia e l’arte delle nostre città. Non perdonerei mai chi crea sopra un monumento o un palazzo storico. Ma penso anche che solo attraverso la valorizzazione di quanto facciamo e la capacità di trovare situazioni e spazi in cui anche i ragazzi più giovani possano esprimersi sia un passo fondamentale. Ci riteniamo il paese dell’arte e della cultura, cerchiamo di dimostrarlo allora rispettando tutte le forme d’arte.