Da poco festeggiate le nozze d’oro con la sua professione, impegnato in queste settimane nelle vesti di giurato a “Tale e Quale show”, su RAI 1, e a breve sul palcoscenico del teatro Sistina di Roma nelle vesti de “Il Marchese del Grillo”, Montesano si racconta ai nostri lettori
Come è nata la tua vocazione all’arte?
Capirai, e chi se lo ricorda più! Correvano gli Anni 65 o 66 e credo proprio che la vocazione sia nata con me visto che sono l’erede di una dinastia di artisti. I miei nonni facevano teatro, quello paterno era direttore d’orchestra e dirigeva l’operetta, Il Paese dei Campanelli, Cin Cin Là, mia nonna faceva l’attrice e quando smise di esibirsi nelle operette iniziò con il cinema tanto è vero che prese addirittura un “gomito” di Oscar, interpretando la mamma di Marcello Mastroianni in “Divorzio all’Italiana”. Possiamo anche aggiungere una zia pianista e un bisnonno musicista. Il nonno di mia madre, Giuseppe Castagnetta di Genova era un attore come pure la mia bisnonna Giulia.
Possiamo dire che tu eri artista prima ancora di nascere?
Io ho iniziato da ragazzino a “fare le voci” e le imitazioni, in collegio ho continuato con le prime recite e tutto il resto è venuto dopo il diploma di geometra, perché papà non poteva mandarmi all’università e pensò di sostenere la mia passione per il disegno invitandomi a fare l’istituto tecnico per geometri, a mio parere un corso di studi che rappresenta la negazione per chi ama disegnare a mano libera. Ho detto dopo il diploma perché i miei nonni ci tenevano che facessi un lavoro serio ben consapevoli come erano delle difficoltà che si incontrano facendo questo mestiere.
Tu non hai seguito il consiglio dei nonni, evidentemente…
E’ stato un cammino lento, passo dopo passo fino all’avverarsi del mio sogno di fare televisione nel 1968, naturalmente, dopo aver fatto tante serate nei teatrini di Roma, ai miei tempi si faceva il teatro cabaret. Avevamo il pubblico a mezzo metro in quegli spazi piccoli e proprio quel pubblico ha rappresentato la mia vera scuola. Si perché, se il pubblico non reagiva alle battute e non rideva voleva dire che avevo sbagliato, che c’era qualcosa da correggere.
Hai parlato di televisione, com’è andata quell’esperienza?
In quell’occasione mi vide la mamma di Dino De Laurentis, zio Dino, il grande, il quale mi convocò, mi mise sotto contratto accanto al mio idolo, poiché ero specializzato nelle imitazioni. Questo idolo non poteva essere altri se non Alighiero Noschese, con il quale girai ben sei film.
Sei approdato al cinema vuoi dire?
Non solo! Grazie ai film con Noschese venni notato da Garinei e Giovannini i quali mi vollero al Sistina per il ruolo di Rugantino, la maschera romana per eccellenza. Che potevo desiderare di più? Posso dire che da quel momento, per fortuna, non mi sono più fermato.
Mi aggancio ad Alighiero Noschese per fare un salto avanti nel terzo millennio. Oggi infatti sei compagno di giuria di colei che per anni lavorò al fianco di Alighiero mi riferisco a Loretta Goggi. Che emozione provi accanto a lei dopo tanto tempo?
Loretta con lui ha fatto tante cose in televisione e io ho fatto sei film perciò siamo stati vicini ad Alighiero tutti e due. Loretta è sempre tanto carina e con lei mi diverto molto soprattutto quando si emoziona, pur essendo molto attenta, infatti da dei giudizi davvero calzanti, devo dire.
Tornando a noi, tu che sei un artista di lungo corso come giudichi le nuove generazioni?
Voglio solo dire una cosa: io con Pietro Garinei ho fatto sette, quasi otto, commedie musicali nell’arco di venti anni, da Rugantino al Marchese del Grillo, spettacoli dove di recita, si canta e si balla: all’epoca era difficile trovare artisti in grado di fare tutte queste cose insieme, oggi invece si trovano, e questa è una cosa positiva, mi riferisco alla preparazione delle nuove leve; di converso, che frase aulica che mi è venuta, trovo che si dia troppo poco tempo agli attori per maturare nel senso che, io e i miei colleghi, prima di arrivare a calcare le scene del Sistina ne abbiamo fatta di gavetta! Noi siamo stati un bel po’ a bagnomaria prima di avere un ruolo rilevante, perché, a quei tempi, non ti davano subito credito e le porte si aprivano con grande difficoltà se non eri veramente preparato.
Con l’avvento dei reality show le cose sono cambiate secondo te?
E’ aumentata l’offerta della produzione nel mondo dello spettacolo: prima c’era una sola rete televisiva, c’era la radio, io ho fatto anche tante trasmissioni radiofoniche ma ho dovuto sostenere un provino anche per entrare alla radio; oggi se un personaggio nuovo imbrocca la trasmissione televisiva che lo lancia nell’Olimpo dei Famosi il suo nome viene immediatamente sbattuto in cartellone, diventa regista, autore e io mi domando: questa persona avrà avuto il tempo di crearsi il proprio retroterra? Avrà avuto il tempo di aumentare il suo spessore artistico? Questa è la mia critica bonaria ma credo pure comprensibile.
E i tuoi momenti OFF quali sono stati?
Dopo la trasmissione “Che Domenica Amici”, un programma televisivo che entrava nelle case di ben 13 milioni di ascoltatori, ero diventato famosissimo e sono andato in crisi proprio per i motivi che ti elencavo prima, cioè, avevo paura di non avere abbastanza tempo per creare lo spessore e il repertorio necessari per affrontare quella popolarità, nonostante avessi fatto moltissime serate di teatro cabaret. Anche dopo le esperienze cinematografiche sono andato in crisi, poiché non tutte le ciambelle riescono col buco e il cinema così come ti prende poi ti lascia; gli “affari dello spettacolo” però, quello che i giornalisti , in gergo, definiscono ShowBusiness ma io non voglio rinunciare all’utilizzo della mia meravigliosa lingua italiana pertanto rinuncio al gergo internazionale, devono andare avanti e così, non mi sono fermato e forte dell’affetto della mia vera famiglia artistica, cioè il teatro, ho tenuto duro fino a che non mi hanno richiamato in televisione, per ora come giurato anche se spero di tornare a fare tv in altre vesti. Scusa se divago, mi chiamano Dottor Divago perché mi capita spesso di divagare: a proposito di gergo internazionale, perché insistiamo a dire sold out quando da sempre in italiano si dice tutto esaurito? Mi dispiace ma io davvero questa esterofilia non la digerisco.
Tu sei stato protagonista anche di varietà importantissimi, il sabato sera, vero?
Certo, nel 1988 e nel 1989 ho condotto Fantastico, che è stato veramente fantastico di nome e di fatto, e poi ho partecipato a quattro puntate di una trasmissione che però non carburava perciò ho abbandonato l’impresa. Per non parlare di TecheTe dove per tutta l’estate hanno replicato programmi di trent’anni fa con grande successo.
Cosa ci dici del ritorno di Pippo Baudo a Domenica In alla veneranda età di ottant’anni, credi che se lo meritasse questo ritorno?
Ma certo! Io con Pippo, ho aperto la stagione del Sistina con il varietà teatrale “Sistina Story”, è stato puro divertimento dove insieme abbiamo raccontato la storia del teatro. Eppoi diciamolo: Pippo non ha età!
Per concludere la nostra chiacchierata vorrei chiederti del tuo Marchese del Grillo nei panni del quale debutterai al Sistina per la seconda volta. Che si prova ad indossare i panni che al cinema erano di Alberto Sordi?
Si prova un grande piacere anche perché Albertone, che in inglese si direbbe Albert One, era il numero uno nel vero senso della parola. Lo spettacolo è maestoso, siamo in trenta a cantare e a ballare e io, che ho contribuito in prima persona alla stesura del testo teatrale, insieme, ovviamente agli autori, mi sono molto divertito anche a recitarlo. La “ prima” sarà il 3 novembre e invito tutti a venire al Sistina perché ci sarà da divertirsi e di questi tempi la gente ha proprio bisogno di divertirsi e di distrarsi.