Giampiero Mughini: “condannare Di Canio per il Dux? Roba da matti!”

1

mughini_giampieror375Incontenibile. Istrionico. Eccentrico. Inarginabile. Giacca griffata Rolling Stones, occhiali e scarpe sportive in tinta fluo, l’opinionista e giornalista Giampiero Mughini è una delle rockstar di questa edizione di pordenonelegge, La festa del libro con gli autori, conclusasi domenica a Pordenone. Ospite con il suo nuovo libro “La stanza dei libri – Come vivere felici senza facebook, twitter e follower” (Bompiani) per parlare non tanto del suo amore per i libri, dicono di lui che sia un collezionista seriale di libri.

Si riconosce nel profilo?

«Non sono un bibliomane nel senso di uno che ama il libro in modo feticistico, ma di uno che lo usa come esca per narrare la generazione dei ventenni che negli anni ‘60 si sono avventurati e sperimentati nella scoperta e nella libertà. Poi ho grandissimi amori ai quali non intendo sottrarmi, come le donne, anche se sono più quelle che mi hanno rifiutato che quelle che ho conquistato, e Montale».

Dall’alto della sua età, delle vicende storiche, politiche, professionali che ha attraversato, ma forse anche indipendentemente da esse, solo per quel dono brillante che è un carattere incontenibile e non classificabile, Mughini si veste di un’impunità che permette alle rockstar come lui di sparare a zero su tutti e tutto. Qual è il suo ruolo professionale oggi?

«Fare bene la mia parte. E la mia parte è “Il Mughini”. Io sono felicemente io, non ho rimpianti né nostalgie; alla mia età ho fatto tutto ciò che potevo ne dovevo».

E non le manca scrivere come giornalista?        

«Dopo 40 anni nei giornali so che in confronto i cannibali sono dei gentiluomini. Amavo scrivere per il settimanale Panorama, di cui al tempo ero la firma di punta, quando vendeva 600mila copie. Quando la proprietà è passata a Berlusconi, ho trovato davanti a me una schiera di autentici imbecilli, con i quali mi sono scontrato. I giornali oggi pubblicano solo le fesserie, scatenano un giudizio universale contro Di Canio, che non ha mai fatto male a nessuno, per essersi tatuato Dux sul braccio, ma non una parola è stata spesa contro Salvini che ha definito Ciampi “un traditore della patria”, mentre per me andrebbe messo in galera! Di una cosa vado orgoglioso: dei 100€ che all’anno risparmio dopo essere stato radiato dall’albo dei giornalisti. Io non parlo mai di ciò che non mi è piaciuto, credo che la comunicazione sia tragicamente intrisa d’odio e inzuppata nel brodo di invidia, ma rarissimamente ho sbagliato nella mia vita e provo grande disprezzo per talune cose, ad esempio per l’Ordine dei Giornalisti».

Contro la disinformazione o, meglio, l’informazione faziosa dei giornali che oggi «è confezionata sulla fetta di mercato a cui si rivolge», il web è un’alternativa libera da contemplare?

«Ciò che è più risonante nel web sono gli insulti rabbiosi contro tutti, la frustrazione eretta a filosofia e sistema. Ognuno si può fare male quanto vuole nel segno del virtuale, di ciò che non esiste, ma dobbiamo renderci conto che la cerchia degli amici non va considerata all’interno dei followers che in un momento di stupidità cliccano un Mi piace. Gli amici nella vita si costruiscono per sottrazione, perché lo scopo è quello di lasciarne sempre meno, ma i migliori possibili».

Mughini, in lotta contro il sistema -tutti i sistemi- e contro la sua epoca. Si sente un incompreso?

«Dopo la pubblicazione de “Gli ossi di seppia” di Montale nel 1925, l’editore muore e l’opera va a finire in cantina. Dopo 13 anni Montale propone “Le occasioni” a Giulio Einaudi, che gli dice che forse 1000 copie ce la facevano a venderle. Quando io scrivevo, mi piaceva andare a sporcarmi le mani con i grandi protagonisti dell’arte e andai ad intervistare Igor Cassina, futuro Campione Olimpico alla sbarra nel 2004. Nessuno pubblicò il mio pezzo. IO sono come Eugenio Montale».

1 commento

  1. “dopo 40 anni nei giornali (giornali di parte economica o di parte politica) come qualunque giornalista che non gli dondola nulla nel baricentro .

Comments are closed.