Ecco come nasce la postumanità

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LIBRO_FOTOUn libro molto suggestivo, che in nuce è heideggeriano, jungeriano, spengleriano ma che poi trova una sua originale autonomia descrivendo la contemporaneità. Se infatti i filosofi citati profetizzano negli anni Trenta del Novecento le mutazioni dell’umanità con l’avvento dell’era dei Titani, l’era cioè della tecnica, Luigi Iannone ha la ventura (o la sfortuna) di ragionare quando molti di questi cambiamenti sono avvenuti e forse in modo irrimediabile.
L’“Umanità al tramonto” (Ipoc editore, pp.154, euro 16,00) è il panorama delle postmodernità in cui la “ragion tecnica” ha prevalso su ogni cosa, in cui si dispiega il potere riduzionistico della scienza nel suo lato peggiore, lo scientismo, dove all’infinità dei mezzi che sono a nostra disposizione corrisponde l’annullamento degli scopi. Certo, essendo l’uomo un animale che non può sopravvivere semplicemente adattandosi all’ambiente, come fanno gli altri esseri viventi, la tecnica è sempre stata il mezzo con cui ci siamo relazionati al mondo. Ma da strumento la tecnica è diventata orizzonte e – prendendo a prestito il mito – possiamo dire che Prometeo si è trasformato in un cyborg; proprio nel rapporto tra tecnica e corpo, le infinite e illimitate possibilità di manipolazione che essa ci fornisce, si concretizza quel mostruoso post-umano che spaventava nei romanzi gotici (alla Frankestein) e oggi è semplice fredda realtà da laboratorio.

E non c’è democrazia, etica, arte, religione, in grado di frenare il declino, nessuna forza “catecontica” capace di opporsi allo strabordare di questo modello. Resta solo la fede negli “interstizi” di libertà che ancora esistono, oppure la forza di attraversare – come la definisce Heidegger – la “notte del mondo” e rinascere.