Matilde Calamai e la sua Africa tra amore, verità e bracconaggio.

0

L’Africa nelle sue mille sfumature, dalla pittura sperimentale delle sue pennellate di sensazioni alla lirica più profonda, fino alla narrativa, prima con il racconto Quanza la Matriarca, viaggio nell’universo degli elefanti e nella dura vita della Savana (racconto che si è aggiudicato il terzo posto a Melbourne, Australia, al concorso letterario ALIAS.), poi con Moran (Giuliano Ladolfi Editore, pp. 188, €12 ), nato come conseguenza del primo.

Matilde Calamai, classe 79’, d’origini pratesi e pistoiesi, è una presentatrice tv, speaker radiofonica e artista (i suoi quadri sono esposti in Italia e a New York)con un passato nel mondo della moda, ma soprattutto una scrittrice che sa trasmettere con tocco leggero e vibrante le emozioni dei personaggi, rivivendo e facendo vivere nel lettore quella natura salvaggia, crudele, vera.

Penso che ognuno abbia un posto dove far riposare l’anima e il mio è il Kenya. Sono dieci anni che vado e ogni volta è sempre un’emozione intensa. C’è una frase in Moran che mi rappresenta perfettamente: in Africa mi basta restare in silenzio per sentirmi viva, qui tutto rimbalza non penetra” racconta Matilde a OFF.

Un luogo senza né spazio né tempo la sua Africa, dove riscoprire la terra madre e il lato ancestrale della propria esistenza. Un’esperienza che vede il protagonista della storia, Alessandro, pittore toscano, addentrarsi nell’esotico Kenya, dove, mosso dalla ricerca del padre scomparso, si ritrova a lavorare come guardiano in un asilo per elefanti e rinoceronti. Qui scopre un mondo di amore e rispetto incondizionato verso gli animali, ma anche emozioni intense e travolgenti in Dafne, la donna che gestisce la fattoria, e l’amicizia sincera con Sironka, uno dei guardiani Masai. Una terra da cui rimarrà avvinto e rapito fino a tramutarsi in un Moran, un guerriero Masai.

Alex cerca il padre e trova se stesso, proprio come citava la frase incisa su quel cartello di legno all’ingresso della fattoria: “Conosci te stesso e saprai la verità”. Al centro della storia la vendita illegale dell’avorio e il bracconaggio nelle foreste che finisce per finanziare attività terroristiche alimentanti a loro volta guerre e conflitti devastanti per le popolazioni locali.

Un’opera che si presenta anche come una denuncia sociale da parte dell’autrice verso quella barbarie violenta e indiscriminata a cui sono vittime elefanti e rinoceronti. Si parla di pericolosi gruppi armati e di bracconieri che per uccidere gli animali utilizzano armi potenti come i Kalashnikov, e da cui le guardie dei parchi per poterli tutelare devono difendersi. Ma si citano soprattutto quelle persone che ogni giorno si prendono cura dei cuccioli rimasti orfani e li accompagnano fino all’età in cui possono cavarsela da soli nella natura in cui sono nati. Un libro che non solo porta alla luce lo sterminio indiscriminato di elefanti e rinoceronti, ma soprattutto vuole sensibilizzare l’opinione pubblica a non acquistare gioielli e monili in avorio al fine di non alimentare questo mercato di sangue.

L’Africa come affascinante set di una storia tra paesaggi sconfinati, danze, tradizioni, e animali che esprimono quell’inesauribile energia di una terra che mette l’uomo in connessione con l’universo. Una trama che s’interseca su più piani alternando bene e male, dove riscoprire istinti primordiali imparando a vivere l’istante e la semplicità delle piccole cose.