Nell’insipido minestrone Rai, il Porro ci stava benissimo

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Mamma Rai elimina il Virus: preferisce la curetta di bellezza: silicone, sorriso di plastica e nessuno contraddica il sistema.

virus_porroVivo, grintoso, moderno. Culturalmente attuale e, al contempo, attualmente culturale (miracolo!). Partiva con Sgarbi e sfociava nella chiacchierata finale. Due poltrone vintage e una bella dose di sano, vecchio pluralismo. Dati e social network – “Secondo me oggi la multimedialità diventa un’esigenza fondamentale perché sennò non intercetti una parte di pubblico, questo è il tema. Tant’è che noi facciamo dalle 20.50 alle 21.20, “retro Virus“ soltanto a beneficio del web, tant’è che la nostra puntata, sostanzialmente, si sviluppa durante la settimana sui social. Secondo me la televisione è il punto finale di un lavoro che si fa prima nella piazza, poi nella redazione, poi, solo dopo, in televisione, che è un pezzettino del racconto” –. “Il primo vero programma post-berlusconiano, nato nel 2013”, come lo ha definito lui, Nicola Porro. Iperveloce, caustico, ironico. Mica lo riuscivi ad acchiappare, lui:la cosa che mi fa molto ridere è che io sono entrato in RAI nel 2013 e mi hanno considerato un berlusconiano che arriva in televisione e oggi le critiche mi arrivano perché sarei renziano; io sarei rimasto semplicemente e sempre dove sono: sono un liberale, non sono di sinistra”, mi rivelò in un’intervista dello scorso anno. Apriti cielo, la fine. In una società censurata, ammezzata, corruttibile, poco democratica, uno con queste credenziali, pulito e professionista, quando lo imbrigli? Mai, piuttosto lo cancelli. Ed infatti, così fu: Virus Rai è stato cancellato dai palinsesti di Rai2. Questa mattina il direttore me lo ha comunicato. Faccio il giornalista e questa mi sembra una notizia, così sul suo profilo Facebook.

Anche Virus andato. Mutilato. Tanto il pluralismo finisce con ismo, ed oggi, gli ismi, stanno un po’ sul cavolo alla società del bel pensare; troppo retrò, troppo aggressivi.

Scorreva un Virus in Rai. Qualcuno preferisce tenersi la curetta della banalità, della faziosità, evidentemente, della monotonia ideale. Meglio morire “sani” che con i piedi calpestati, con le idee sputtanate. Qualcuno preferisce i plastici di Bruno Vespa.
Mai una rissa, da Porro, mai un format piano e sfracellato nella noia; ma neanche un mercato rionale, strillato, cafone, trash e maledettamente politicizzato. Un’elegante faccia a faccia, ogni giovedì. Scorreva un Virus a mamma Rai, ma evidentemente da troppo tempo, lei è andata in menopausa. “Ha battuto Ballarò, Di Martedì e Piazza Pulita. Un programma che va meglio di altri dello stesso genere non si dovrebbe toccare. Un’azienda degna di questo nome, soddisfatta del proprio prodotto, farebbe carte false per tenerlo in vita (…) Cosa ha combinato invece il mastodonte di Viale Mazzini? Lo ha chiuso. Basta, non si fa più”, scriveva il fresco direttore di Libero, Vittorio Feltri qualche giorno fa.

L'annuncio della chiusura di Virus e la solidarietà del popolo del web
L’annuncio della chiusura di Virus e la solidarietà del popolo del web

I motivi della chiusura? Francamente non sono chiari. Forse poche telerisse, forse l’assenza di telecazzate e venditori di fumo, forse per le idee chiare di Porro – sentite qua: “per vent’anni c’è stata una drammaturgia che si basava sulla character assassination che era quella di Berlusconiera tutta basata, quindi, su un nemico preciso, c’erano i difensori e c’erano gli attaccanti, però nasceva tutto dall’esistenza di Berlusconi. Dal ’94 in poi sono passati vent’anni e questo è stato il racconto dei talk show televisivi, ciò su cui hanno prosperato. Il problema è che adesso devono fare i conti con la mancanza di questa character assassination perché non riescono a farla su Renzi anche se qualcuno ci sta provando, seppur ancora non nei talk show” -, forse ospiti troppo selezionati con minuzia ed intelligenza televisiva, culturale, politica; forse dibattiti troppo dibattuti, liberamente e tecnicamente, forse troppa l’allegria del brioso e saltellante Porro con la borraccia firmata Virus. Forse perché Porro sapeva farla la Tv o forse perché conosceva troppo le dinamiche economiche e finanziarie. Forse quelle idee, nel sottotitolo, da contagiare. Non lo sappiamo bene perché al posto di Virus vedremo qualche western in bianco e nero o qualche ammuffito programmino revival di quanto erano belli i tempi che furono. Altro che intrattenimento: parcheggio. Sappiamo solo che nel grande minestrone sciapo, scolorito, acquitrinico della programmazione Rai, il Porro ci stava benissimo.

Che forse si sia arrivati “all’epurazione”, per dirla con Daniela Santanchè – per rendersi conto che “come i migliori regimi sovietici il governo Renzi toglie di mezzo l’informazione scomoda”? Lo scopriremo solo vivendo, zitti, obbedienti e perfettamente allineati (…) nel regimetto risvoltinato 2.0 dove nessuno sta sereno.

Tranquillo Nicola, fatti invitare a I migliori anni, vestiti da Little Tony e ricicciagli in Rai a prenderti quel che ti hanno estorto

3 Commenti

  1. La incidenza della televisione sulla cultura e sull’arte” Chi pensa alla pioggia di insulsaggine e di diseducazione caduta sull’Italia dalla magica scatola, indubbiamente rimpiange di non essersi sbarazzato in tempo del teleschermo per potersi preservare dal contagio della melensagine.

  2. nel paese degli “accoglioni”, quale è il nostro, non c’è da stupirsi nè da rammaricarsi… bisognerebbe agire di più, essere più presenti, più impegnati, per fare in modo che tutte queste sconcezze non ci passino impunemente sopra la testa, ormai china dopo tante vessazioni…

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