Un insegnate straniero è venuto in Italia per conoscere come funzioni il reclutamento docenti da noi. È fissato con i tempi più recenti, perché ha sentito dire che la politica italiana ha il chiodo fisso di espressioni come “quando eravate voi al governo non avete fatto niente”. Quindi lui guarda al presente ed al futuro, piuttosto che al passato.
È appena arrivato in Italia e già non riesce a risolvere un problema: come è possibile che nel 2014 un perito chimico possa essere stato nominato Sottosegretario all’Istruzione con un diploma di scuola secondaria di II grado? Spulciando qua e là, il nostro insegnante apprende dall’Ansa che il sottosegretario si è appena laureato, nel 2016, a 41 anni. Si chiama Davide Faraone.
Ma non è tanto questo a scandalizzare lo straniero visto che, pensa lui, “d’accordo, è stato eletto senza che fosse laureato, che male c’è, in Italia ne ho visti tanti così fino ad ora, pare non conti nulla”. Possedere una laurea non è certo sinonimo dell’essere genio (Montale e Quasimodo, per citare solo alcuni illustri esempi, non erano laureati; ci si soffermi, tuttavia, sul prestigio di tali nomi, unici) ma, riflette lo straniero, è comunque una scelta di vita, un percorso faticoso di studi, di sacrifici, di formazione psicofisica, di conoscenza ed apertura mentale. Io, dice tra sé e sé lo straniero, mi sono laureato per poter donare il mio sapere ai miei alunni, formarli per il futuro, con tutto il cuore e l’anima. Una responsabilità enorme.
Ad ogni modo, ciò che comincia piano piano ad incuriosire ed a stupire il nostro insegnante sono alcune dichiarazioni del sottosegretario come: “Il nostro impegno per la ricerca: sosteniamo le nostre eccellenze e attraiamo quelle straniere”. Ora, l’insegnante nota un controsenso da parte del deputato: prima di tutto parla di eccellenza, lui che senza titolo di studio e dimestichezza con la scuola, è stato eletto sottosegretario e percepisce migliaia di euro.
In secondo luogo lo straniero quando legge “attraiamo le eccellenze straniere” strabuzza gli occhi: gli stranieri, come il nostro, non vengono mai in Italia perché “attratti” da chissà cosa. Semmai sono gli italiani che vanno all’estero in cerca di fortuna, dove l’eccellenza viene premiata. Al suo paese ne vede tanti di italiani eccellenti, chiamati a svolgere incarichi importanti; tuttavia si lamentano del fatto che in Italia vengano sottopagati, sfruttati per poi essere costretti ad emigrare in cerca di chi possa credere in loro, di una vera meritocrazia.
Comunque, sempre più incuriosito, il nostro straniero indaga sul reclutamento del personale docente italiano. Cosa scoprirà mai? Scoprirà con enorme meraviglia che docenti come lui, in servizio da 15 anni, dovranno essere valutati con un TFA per poi accedere ad un concorso, dopodiché passare (si spera) di ruolo. Ma come sarà mai possibile una cosa del genere? Pensa lo straniero. Ci sono docenti laureati a pieni voti a 24-25 anni, che hanno conseguito 1 o 2 master, che hanno pubblicato su riviste scientifiche specializzate, abilitati all’insegnamento e tuttora precari? Non può essere.
Ci sono docenti con anni di esperienza alle spalle che purtroppo dovranno essere valutati da un concorso facente parte di una riforma a cui ha messo mano un perito chimico? Nemmeno questo può essere vero. Ma cosa ne potrà mai sapere di scuola una persona che a livello professionale non l’ha mai vissuta? Pensa sempre lo straniero. E poi: chi ha potuto permettere tutto ciò? Chi gli ha conferito l’incarico? Da chi è stato eletto? Domande senza risposta per il povero docente straniero la cui mente si sta stancando, cercando ostinatamente di fare chiarezza e mettere ordine in questo caos. Ma nulla, non riesce a capire!
Così, su internet digita il nome del sottosegretario all’Istruzione. Una volta trovato, va sul suo profilo facebook e legge le sue frasi/sentenze immediatamente subissate da commenti negativi; sono tantissimi, rasentano i 5000 e sono quasi tutti docenti che scrivono, per sintetizzare qui, da quale mondo provenga per non accorgersi del caos che ha combinato.
L’insegnante straniero prova compassione per il sottosegretario, dal momento che chiunque combinerebbe un caos in una situazione che non conosce a fondo. Non l’ha fatto apposta, pensa il nostro.
Animato da curiositas apuleiana, prosegue a leggere i commenti dei docenti sul social di Faraone. A questo punto, volendo condividere la sua curiositas con altri, telefona ad amici e parenti ed a mezzo mondo per mostrar loro ciò che legge: rabbia dei docenti e non solo che, ad ogni frase scritta da lui, ribattono con numeri, dati e statistiche di chi vive ogni giorno la scuola, con enormi responsabilità nei confronti degli alunni etc. e che ne chiedono le dimissioni immediate.
Non sa se ridere o piangere lo straniero; tutto ciò è inverosimile, pensa. Poi, in ultima analisi si mette nei panni di un buon docente italiano e riflette: vediamo un po’ di riepilogare la situazione scrivendo parte del mio curriculum per poi affrontare la tematica fondamentale del concorso: dunque, io sono un docente di medie e superiori, laureato in Lettere Moderne Magistrale, con alle spalle due libri (uno di cui pubblicazione scientifica, traduzione latina), due corsi di perfezionamento post lauream, uno di cui con tanto di tesi di 70 pagine sul mio amato Poeta laureato (chi sarà mai? Domanda per il sottosegretario) e che si sta accingendo a scriverne un terzo; cultore e amante delle lettere classiche, interrogo in Università. Non mi reputo un genio ma preparato, capace e competente sì, come molti in Italia, anche più preparati.
Ecco, questo sono io. In Italia sarei precario nonostante tutto ciò, e dovrei sostenere, come tanti, TFA più concorso per essere valutato su materie che già conosco, anche se insegno da anni? E se il Miur giocasse qualche brutto scherzo, inserendo al Test di preselezione domande come “Si elenchino i distretti del Buthan e le varietà dialettali della lingua dzongkha”, giusto per fare sentire i docenti dei perfetti incapaci? Se non si passasse il test a causa di tali quesiti? Meglio non pensarci.
Bene, pensa l’insegnante straniero, io che farei se fossi nei panni di un docente italiano dopo aver letto tutto questo? Chiederei le dimissioni immediate di chi non è adatto a ricoprire ruoli dirigenziali delicatissimi e fondamentali. Dimissioni per “mancanza dei requisiti di accesso”, forse, per un ruolo che, chiunque sano di mente e di corpo, conferirebbe ad un docente e/o ad un dirigente del personale scolastico/universitario con esperienza.
Per fortuna che non vivo in Italia, pensa lo straniero, altrimenti sai che ulcera mi verrebbe se da italiano scoprissi tutte queste cose! Già ora mi duole la testa. È proprio vero che, a volte, stante Apuleio, la curiositas fa male. Me ne torno al mio amato paese dove tutto funziona.