Raccogliendo fossili e reperti bellici, non per mania o ansia tassonomica, Floreani assolve a un duplice ricordare, geologico e storico, che trova rappresentazione in una serie di carte istoriate (in mostra da sabato 3 ottobre a Vicenza) su cui si innestano piccole memorie della guerra, citazioni poetiche e letterarie, elementi recuperati (un peso da stadera, alcune chiavi, brani di filo spinato…), realistici rispetto alla consistenza astratta del fondo. In questo cedere (minimo) alla realtà, le opere acquistano una dimensione lirica inedita, rispetto alla precedente ricerca, strettamente astratta. Floreani giunge, dal versante opposto, alle suggestioni epiche di Anselm Kiefer in cui, viceversa, si procede per rarefazione del reale: una figurazione, quella di Kiefer, che vira all’espressionismo astratto, e nella quale le inserzioni – diverse dalla pittura – risultano funzionali al processo di dissolvenza della realtà, in onore di una sua più forte rappresentazione. Solo che in Floreani il sentimento epico è in minore, non cerca il gigantismo del maestro tedesco, consapevole che gli innumerevoli atti di eroismo degli italiani in quel frangente storico non formino una memoria condivisa, sebbene mantengano in eterno la forza dell’esempio. E anche il potere evocatorio dell’objet trouvé utilizzato da Floreani ha giusta misura nella linearità della composizione in cui prevale la figura dell’ovale, forma primordiale perfetta.
Nelle quindici carte-tessuto lavorate a mano che rappresentano il nuovo lavoro di Floreani mantenendo però l’aspetto materico delle tele e prefigurano ulteriori sviluppi, gli ovali trovano contrappeso formale nei sedimenti; il ferro piegato come un profilo di montagne, i vetri-fasi-lunari sul blu del cielo, le graffette arrugginite a mo’ di anime ascendenti, sono l’accamparsi del reale nella dimensione astratta: non segni o simboli, bensì presenze del tutto corporee. La materia in questo senso diventa predominante rispetto al contenuto dell’opera, così come presagiva Boccioni: la materia pittorica rafforza la materia della memoria in una perfetta endiadi. Un aspetto che resiste anche nelle tele, compendio di un percorso artistico in cui la persistenza formale della composizione ha prevalso sulle variazioni, cosa peraltro tipica dell’astrattismo che procede per ripetizioni (si pensi a Mark Rothko); in questo persistere, acquistano maggior significato gli scostamenti, pur piccoli, per esempio la scelta dei colori che fanno da contrasto al fondo in cui da sempre dominano i grigi, i marroni, oppure i bianchi sabbiosi. Nelle due nuove istallazioni, composte da cinque tele ciascuna, un prosieguo della magnifica mostra al Palazzo della Gran Guardia di Verona (2014), colpisce l’uso da un lato del blu Klein (la meditazione), dall’altro dei toni dell’arancio (la passione). Specie l’International Klein Blue inaugura una sorta di “periodo blu” caratterizzato da una dimensione spirituale ancora più dichiarata rispetto al passato. “Prima, non c’è nulla, poi c’è un nulla profondo, poi una profondità blu”, scrive Klein sintetizzando un pensiero Zen, che richiama il focus delle arti marziali – discipline care a Floreani– più latamente un percorso teso alla realizzazione del vuoto cosmico, del pieno vuoto, che è inizio e fine, caos che si trasforma in cosmo.
Ma il progetto Ricordare non è costituito solo dalla mostra a Palazzo Chiericati. Completano il progetto multidisciplinare l’uscita di un saggio storico (I Futuristi e la Grande Guerra, finalista al Premio Acqui Storia) e la serata Zang Tumb Tumb (Teatro Comunale di Vicenza, venerdì 11 dicembre 2015, h.21), vertiginoso spettacolo teatrale di declamazione, musica, danza e videoproiezioni in cui Floreani interagirà con altri 3 attori, un’aerodanzatrice e cinque musicisti sparsi tra il pubblico.
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> Roberto Floreani
RICORDARE
Musei Civici-Palazzo Chiericati, Interrati palladiani
dal 3 ottobre al 25 novembre
Ricordare è il nuovo progetto espositivo che l’artista Roberto Floreani (Venezia, 1956), ha realizzato appositamente per i suggestivi spazi sotterranei degli Interrati palladiani di Palazzo Chiericati di Vicenza, sostenuto dall’Assessorato alla Crescita del Comune di Vicenza, in collaborazione con l’Associazione La Centrale.
Quello dell’artista è un ritorno, dopo la personale tenuta nel 1999 in Basilica Palladiana; da allora ha realizzato altri 14 progetti museali in Italia e all’Estero, (ultimo dei quali quello nel prestigioso Palazzo della Gran Guardia a Verona nel 2014), oltre ad aver rappresentato l’Italia alla Biennale di Venezia (2009) nell’omonimo Padiglione: tutte iniziative che consentono di annoverarlo oggi tra i più convincenti artisti della sua generazione.
Il fulcro del nuovo progetto espositivo è stato realizzato da Floreani, per la prima volta in oltre 35 anni di attività, interamente su carta. Si tratta di una carta fatta a mano del tutto particolare, con inserti (ad immersione) di garza cannettata, che la trasformano in una sorta di carta-tessuto multistrato, di forte impatto emozionale. La stratificazione usuale dei materiali riporta ad uno dei motivi centrali del lavoro di Floreani, legato alla componente memoriale che, in questo progetto, viene declinata sia sul versante individuale che su quello storico. In alcune di queste opere su carta sono infatti inseriti alcuni reperti che rimandano all’esperienza bellica della Grande Guerra (il progetto ha ottenuto il patrocinio del Comitato Regionale Veneto per le Celebrazioni del Centenario della Grande Guerra). La superficie della carta diviene quindi il luogo del racconto, a volte lirico a volte drammatico, ove, oltre agli interventi usuali dell’artista risolti con tematiche astratte, sono presenti (in alcuni lavori), suggestive applicazioni ricavate dai reperti recuperati dallo stesso autore, presente sull’Altopiano di Asiago fin dall’infanzia: ampiezze con cui divide un rapporto di autentica elezione.
La parte rimanente del progetto, articolato in 10 sale, si sviluppa con la realizzazione di due nuovi “nuclei” di cinque opere pittoriche ciascuno che interagiscono tra loro, (Ricognizioni del cuore e dello spirito) assumendo sia una valenza installativa, sia mantenendo la loro individualità. Opere caratterizzate dalla consueta declinazione dei Concentrici, autentica cifra espressiva dell’artista, abbinata a risoluzioni cromatiche di Blu Klein e di arancio, appartenenti alla sua ricerca più recente
L’esposizione si conclude con un’attenta selezione di opere site-specific provenienti dai principali progetti espositivi, tutti museali, realizzati dall’autore negli ultimi anni: dalla Biennale di Venezia del 2009, al Museo MaGa di Gallarate (2011), al Centro Internazionale di Palazzo Te a Mantova (2012), fino al Palazzo della Gran Guardia di Verona (2014), oltre all’ubicazione di alcune sculture recenti.