
Innanzitutto cos’è un machinima? E’ l’abbreviazione di machine cinema, una tecnica per realizzare animazione digitale 3D che non richiede l’elaborazione di rendering come nella tradizionale computer animation. Con la tecnica machinima si entra direttamente nelle piattaforme dei mondi virtuali e si registrano scene in tempo reale mediante software che leggono ciò che accade sullo schermo.
In Italia sono ancora pochi i videomaker che lavorano professionalmente utilizzando questa tecnica, ma in tantissimi sperimentano riprese video di carattere amatoriale. Tra i registi professionisti che realizzano machinima c’è Marina Bellini, che grazie a un video girato in un mondo virtuale ha ricevuto, pochi giorni fa, il secondo premio al Concorso di BIC Lazio “Innovazione: Sostantivo Femminile”. Un riconoscimento istituzionale europeo ha quindi acceso un riflettore su questo tema ancora sconosciuto ai più, ma che ben presto avrà una notevole espansione grazie alla rapida evoluzione dei mondi virtuali e delle schede grafiche dei nostri computer.
Le abbiamo chiesto di raccontarci com’è nata la sua idea di “Binary City”.
“Il Video Contest promosso dalla Regione Lazio aveva come oggetto stimolare la capacità delle donne d’interpretare il tema dell’innovazione e dell’Internet delle Cose, oltre a rappresentare il concetto di innovazione”, ci spiega Marina. “Quando ho letto il bando mancavano solo dieci giorni alla scadenza, il tempo era poco e l’unico luogo in cui potevo girare immagini inedite era un mondo virtuale. Così ho pensato al codice binario, una sequenza di bit del tipo 10010110100101001010… più o meno lunga, che rappresenta ogni informazione all’interno di un calcolatore. Quindi per tradurlo scenograficamente ho immaginato l’interno della scatola di un computer che si trasformava in una città animata, nella quale si stabilissero delle connessioni con la rete o con altri computer. Ho subito elaborato una texture col codice, sono entrata in Second Life e l’ho costruita”.
Ma il video si svolge anche in un altro scenario, colmo di costruzioni futuristiche percorse da avatar femminili che sembrano guerriere del futuro.
“Si, si tratta della magnifica sim di Alpha Tribe, costruita da Elif Ayiter che nella vita reale é Direttore degli Studi presso The I-Node of the Planetary Collegium in Grecia e insegna anche alla Sabanci University in Turchia”, ci racconta la Bellini. “Mentre pensavo al concept del video sono andata a visitare la sua isola e subito ho realizzato che poteva essere un set ideale per il mio lavoro. Così le ho chiesto il permesso di girare. Elif realizza anche degli stravaganti costumi per avatar e nel suo store ho trovato quelli giusti”.
Ed ecco come nel video simboli e metafore assemblano l’Internet delle cose, mentre gli avatar in movimento, come dispositivi dapprima scoordinati e poi connessi tra loro nel finale, conferiscono il valore femminile dell’innovazione. La grazia degli avatar che danzano attribuisce un significato ancora più forte alla partecipazione delle donne in ambito tecnologico.
“Quello di far danzare gli avatar è stato il mio primo pensiero” ci confida Marina. “In Second Life si trovano animazioni talmente belle e credibili che non potevo fare a meno di utilizzarle. Perciò mi sono rivolta a Diletta Korobase, una coreografa che abitualmente lavora agli spettacoli nel metaverso, e dopo averle spiegato le sequenze che avrei girato, le ho inviato la musica prescelta. In pochi giorni Diletta ha messo su le coreografie, chiamando le danzatrici che vorrei citare. Questi sono i nomi dei loro avatar, ma dietro ogni avatar c’è una persona reale con cui s’interagisce: Arcanquest, Manuela Gracemount, Goorgoor, TuaVera Xaris, Marea Grau, Wizardoz Chrome, Moon Azalee, Jeliel Melune, Lida Messinez, Magda Schmidtzau, Stregavento Nguya, Jasmine Hera“.
La grande partecipazione di donne a questo video dimostra come siano molto avanti nell’evoluzione tecnologica, soprattutto in ambito 3D che a breve segnerà una grande svolta culturale. Attualmente c’è molto fermento nei mondi virtuali. C’è una grande ricerca nella realizzazione di avatar sempre più reali, ma anche nella creazione di oggetti e architetture che in ogni momento possano diventare set cinematografici o fotografici. Le donne hanno una grande attitudine all’utilizzo degli strumenti di modellazione 3D, ma anche come fotografe e videomaker sono spesso più avanti degli uomini. Forse perchè si applicano di più, studiano con maggiore attenzione e soprattutto riescono a concretizzare i loro progetti mettendoci la passione.

Chiediamo a Marina Bellini quale differenza trova tra le riprese nel mondo reale e quelle in un mondo virtuale.
“In un mondo virtuale le riprese sono assai meno costose. Anche se all’inizio bisogna imparare ad usare un nuovo strumento, il metodo di ripresa è il medesimo: si gira in avi, campi lunghi, carellate, piani americani, primi piani, controcampi, con la differenza che ogni movimento di camera si fa col mouse o con lo space-navigator” ci spiega Marina. “In un machinima il regista è anche operatore e montatore, perciò è importante avere già ben chiaro come sarà il montaggio, affinché ogni sequenza sia allineata a quella successiva. Per ottenere un buon video è necessario conoscere le regole di base, sia delle riprese che del montaggio, e chi come me ha già esperienza di regia dal vivo parte avvantaggiato”.
Nuovi scenari, dunque, per le produzioni video che potrebbero avere, tramite i machinima, costi molti bassi nel caso di spot pubblicitari, per esempio, o di divulgazione culturale e nell’insegnamento. Produzioni sostenibili che coniugano bene la parola “innovazione”.
Tant’è vero che l’anno scorso Marina Bellini, che recentemente ha girato numerosi video dei Musei di Roma, ha prodotto il numero zero di un format televisivo, in cui buona parte del programma è girato in machinima. Il titolo è “Imagin@rium – Virtual World Tour”, un viaggio per conoscere i mondi virtuali, le persone che vi operano, gli oggetti che si creano, le relazioni interpersonali, gli eventi culturali e musicali.

“E’ una produzione di gruppo che abbiamo realizzato con Giuseppe Iannicelli, un autore e regista che lavora per la Rai; con Jovica Nonkovic, un operatore di riprese professionista e Domitilla D’Amico, attrice e nota doppiatrice” ci racconta in conclusione Marina. “Il filo conduttore l’abbiamo girato al Maxxi di Roma e tutti i servizi nei mondi virtuali sono lanciati dal vivo e proseguono inworld tramite l’avatar parlante di Domitilla che incontra artisti, architetti, designer di moda ed altro. Un programma innovativo e a bassissimo costo, ma stiamo ancora aspettando risposte dalle televisioni a cui l’abbiamo proposto”.
Forse servirebbe più coraggio da parte dei produttori televisivi che di fronte a idee nuove e affascinanti chissà perchè si mostrano spesso incerti. Eppure dagli applausi che “Binary City” ha ricevuto dopo la proiezione in sala e dal numero di visualizzazioni, superiore di gran lunga a tutti gli altri video in concorso, si può dedurre che il pubblico sia pronto per ricevere qualcosa d’inedito.