Luxuria cult: come essere transgender, siempre!

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Riproponiamo l’intervista cult a Luxuria dello scorso anno.

anch’io ero OFF, al telefono con VLADIMIR LUXURIA

Iniziamo con una domanda di rito: ci racconti un episodio OFF dell’inizio della tua carriera?

Avevo poco più di diciotto anni, feci una performance per una TV privata, TeleFoggia. Il programma si chiamava “Rose e mattoni”: tu ti esibivi, e se la gente gradiva ti lanciava delle rose altrimenti ti lanciava dei mattoni di polistirolo. Io sono stata sommersa dai mattoni, avrei potuto costruirci una casa!

Oggi saresti stata sommersa dalle rose: sei andata alle scorse Olimpiadi in Russia, dove hai avuto qualche problema con la polizia… Ci racconti qualcosa?

Vladimir-Luxuria-Sochi-2014-002Sono andata a Sochi insieme a due inviati della trasmissione “Le Iene”, Pio e Amedeo. Doveva essere una risposta un po’ provocatoria a Vladimir Putin e alle sue leggi assurde, secondo cui parlare di omosessualità è un reato. A “Le Iene” hanno pensato: “Contro Vladimir Putin, ci mandiamo Vladimir Luxuria”.

Vladimir contro Vladimir…

Una cinturina di strass contro una cintura di judo. Ci sono andata perché sono coraggiosa e sicuramente anche un po’ incosciente. Ho subito detto di sì perché le sfide mi piacciono, non sono una che fa le rivoluzioni standosene a casa. L’invito ad andare in Russia è arrivato proprio in un momento in cui vedevo tanti filmati su internet in cui dei ragazzi vengono picchiati e la polizia russa rimane indifferente, intanto Vladimir Putin faceva una legge per cui parlare di omosessualità è reato, come se parlando si possa trasmettere l’omosessualità ai minori. Ci sono andata, con i colori della rainbow, e le scritte in russo “Gay è OK”. Sono entrata al Parco Olimpico urlando “essere gay è OK” davanti a tutti, in russo. La polizia mi ha notata, anche perché per non notarmi bisognava avere gli occhi tappati. Ho sfidato le leggi di Putin e l’omofobia russa… e mi sono fatta arrestare due volte.

Le forze dell’ordine non sono state ironiche come sei stata tu nei loro confronti…

Mi hanno portata via avevo i tacchi e sono caduta, e per tirarmi su mi hanno strattonata. La prima volta sono stati più gentili, ma avevano detto che, se l’avessi rifatto, sarebbero stati più severi. E lo sono stati, però sono a Roma, in salute e felice di essere in Italia.

Come se la passano i gay in Russia?

Si possono fare leggi che proibiscano l’omosessualità, ma i gay non spariscono. Non ci sono associazioni, non ci sono Gay Pride, non possono manifestare, ma esistono dei club. Ce n’è uno a Sochi, ci sono stata. Si chiama Mayak, è un locale bellissimo, che mi ha fatto rivivere l’atmosfera di tanti anni fa. Ci sono le drag queen, la più famosa si chiama Sasha Napoli. Hanno fatto un omaggio a Raffaella Carrà en travesti, cantavano “Com’è bello far l’amore da Trieste in giù”. Dentro si può fare quello che si vuole, ma fuori non si deve vedere niente: c’è la porta blindata come nei caveau delle banche e non si può fare la fila fuori. La gente si guarda in giro circospetta, suona il campanello e entra furtivamente. Io lì ho chiesto se qualcuno voleva venire con me al Parco Olimpico, ma mi hanno detto: “Dopo tu te ne vai, noi invece viviamo qui. La polizia ci fotografa, ci scheda, se la prende con le nostre famiglie”. Non me la sono sentita di insistere.

A proposito di scene: sei stata organizzatrice delle feste del Muccassassina, negli anni ’80-‘90. Quello era un momento di grande fermento, in cui la gente sorrideva forse più di adesso…

Adesso sono tutti incazzati. C’è tanta rabbia e cattiveria nella gente. Ho letto dei commenti sul fatto che sono andata in Russia: io accetto le critiche, ma sono state scritte cose davvero offensive. Che ci sta succedendo? La gente invece di ribellarsi alle ingiustizie s’incattivisce. S’insulta al comodo, da casa, in pigiama, con una tastiera, ma nessuno alza il culo per ribellarsi davvero.

Invece negli anni novanta la situazione era ben diversa. Tu sei stata la prima a organizzare queste feste al Muccassassina… a proposito, perché Muccassassina?

Un po’ per gioco. Le prime feste le facevamo in un centro sociale, il Villaggio Globale, in un ex mattatoio. Da qui ci siamo immaginati una mucca non assassinata ma assassina. Ci piaceva come suonava quel nome, e ci ha portato bene. Poi c’è stato il periodo della mucca pazza, e la gente si sbagliava, diceva “Vado al Muccapazza”… Una giornalista mi disse “Lei che organizzava le famose serate Vaccamarcia…” e io le risposi: “Scusi, Vaccamarcia sarà lei!”

Muccassassina è stato un trampolino anche per l’impegno politico: sei stata la prima parlamentare europea transgender. Poi, a un certo punto, hai chiuso con la politica. Perché?

Ne sono rimasta delusa. Per l’immobilismo e per quel muro di burocrazia. Sono un tipo molto pratico, e quando ho capito che non si riusciva mai a fare niente, ho lasciato perdere. Non mi interessa la poltrona.

A volte si parla di leggi che intervengono contro l’omofobia solamente a livello linguistico o simbolico. Secondo te, questo tipo di leggi ha senso, o sarebbe meglio un atteggiamento più sostanziale?

La libertà di manifestare il proprio pensiero è un principio costituzionale: una persona può dire: “Sono vladimir-luxuria-1contrario ai matrimoni gay”, sta esprimendo la sua opinione. Altra cosa è insultare. Chi dice: “Luxuria tenetevela in Russia!”, dice una ben cosa diversa rispetto a: “Secondo me, Vladimir Luxuria ha sbagliato ad andare in Russia”. Una legge sull’omofobia deve essere molto chiara su questa cosa.

Noi di OFF abbiamo intervistato anche l’attore Leopoldo Mastelloni, omosessuale dichiarato, che ha definito il Gay Pride una mascherata, un tipo di approccio troppo plateale e alla fine inutile. Secondo te, l’identità sessuale deve passare per forza da una rivendicazione di tipo politico?

Io sono abbastanza esperta di Gay Pride, perché in Italia me lo sono un po’ inventato io. Nelle ultime edizioni, l’elemento di provocazione si è molto attenuato: passano gli anni e c’è meno festa e più incazzatura. Il numero dei manifestanti aumenta, non ci sono più solo drag queen e transessuali, ma anche impiegati di banca e tanti eterosessuali che sono nostri amici e parenti. L’immagine è un po’ più casual e meno provocatoria, anche se io credo che un elemento di maschera, quando non è volgare, è un tocco di allegria e felicità in questo mondo così incattivito, in cui i politici sembrano le vere maschere.

Il nostro editore, Edoardo Sylos Labini, ha scritto un editoriale in cui contesta l’opinione generale che vuole la destra omofoba. Conosci qualche omosessuale dichiarato di destra?

Conosco e stimo molto Edoardo come attore e mi dispiace contraddirlo, ma in Italia la destra è omofoba. Se invece mi chiedessi se in Inghilterra la destra è omofoba, ti direi di no. Perché in Inghilterra c’è una destra guidata da Cameron, che addirittura ha fatto un passo in più rispetto alla stessa sinistra. Non solo Cameron vuole il matrimonio per tutti, ma anche che sia riconosciuto dalla Chiesa Anglicana. Sarcozy è un uomo di destra, ma non solo ha riconosciuto i PACS, addirittura voleva allargare la discussione ad altre questioni. Rajoy in Spagna non ha abolito il matrimonio gay a Zapatero, e a New York i gay si possono sposare anche grazie al voto dei Repubblicani. Ma in Italia Alfano si oppone. Noi non vogliamo danneggiare nessuno, vogliamo solo poterci sposare come tutti gli altri. Io, certo, sono di parte, ma voglio un’Italia più simile all’Inghilterra, agli Stati Uniti, alla Francia e meno simile alla Russia, all’Iran, all’Afghanistan. Voglio che l’Italia sia un paese più moderno: quando vado all’estero, ai matrimoni dei miei amici, mi chiedo: “Perché noi no?”. Perché abbiamo una rappresentanza politica codarda.

Hai fatto teatro, hai organizzato eventi spettacolari, hai fatto televisione, cinema e politica: attraverso cosa ti vuoi ancora esprimere? Qual è il linguaggio che ti affascina di più, artisticamente e politicamente?

Anche artisticamente voglio essere transgender e attraversare tutti i linguaggi, poi dipende dalle occasioni della vita. Se per esempio non ci fosse stata questa occasione delle Iene, non so se sarei andata in Russia. Ma niente nella vita è casuale.