Le opere esposte nella mostra de “La legge della giungla” giocano su alcuni temi focali della sensibilità di Giovanni Frangi; da un lato affondano le mani nel suo passato, dall’altro arrivano, grazie a una consolidata maturità, a raggiungere slanci cromatici e pittorici totalmente nuovi.
La natura, l’universo vengono concepiti in quanto “cosmici”, in un rapporto che sfugge dal “tradizionale”. Evidente è questa intenzione anche nel modo in cui sono esposte le tele. Il rapporto sinfonico tra i quadri e lo spazio circostante crea una sinergia cromatica tra opere simili per temi trattati, ma dalle nature cromatiche profondamente diverse.
Il rapporto stesso tra la città e la natura, l’evidente incontro/scontro tra le due realtà mostra una rappresentazione non unitaria bensì frammentaria, soprattutto nella parte dell’esposizione dedicata alla ninfee: lo sfondo nero (vi sono 71 diversi tipi di nero e quindi la scelta dell’artista è stata ragionata e fortemente voluta) rende evidente questa caratteristica di frammentazione.
Da ricordare che i lavori di Giovanni Frangi traggano origine da una base fotografica dalla quale l’artista, in un secondo momento, lascia agire liberamente la propria sensibilità in quel complesso processo creativo che si sublima attivamente nell’allestimento della mostra stessa. Fondamentale, per l’artista è il binomio costituito dal “meccanismo creativo” che incontra il “meccanismo fisico”. Il risultato è un processo creativo nel quale l’artista interrompe fatica e sofferenza e semplicemente vive sull’onda emotiva e creativa che sgorga sulla tela.
Al piano terra della mostra, si viene investiti da una serie di trittici che trasportano istantaneamente lo spettatore in una giungla cromatica e tematica che assorbe la vista e l’emotività di colui che osserva.
Al secondo piano della mostra – come già sottolineavamo – è il “nero”, in quanto colore/essenza, a sublimarsi e diventare “cosmico”. Il nero viene inteso come punto d’origine sul quale si innesta il movimento, la dinamicità, il divenire e la vita.
Giovanni Frangi, noto per le scelte sincere e coraggiose, non si è tirato indietro, neanche questa volta, dall’affrontare una sfida difficile come quella rappresentata dalle ninfee, istantaneamente associate all’attività di un “mostro” sacro quale Claude Monet, del quale per altro il pittore milanese è profondo conoscitore e ammiratore.
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> La legge della giungla
di Giovanni Frangi
a cura di Michele Bonuomo
M77 Gallery
via Mecenate 77, Milano
fino al 12 settembre 2015