Non tutti gli intellettuali vengono per nuocere. Roberto Ippolito, ideatore e direttore editoriale di Libri al Centro (l’unico festival letterario italiano che si svolge interamente in un centro commerciale), non si è premurato di sottolinearlo, a beneficio dei clienti di Cinecittàdue, che dal 13 al 19 aprile stanno assistendo, come lui stesso ha dichiarato, a una “invasione”.
Evidentemente, a differenza degli inviati di Servizio Pubblico – che intervistano la gggente in fila all’Apple Store di Roma Est, convinti che si tratti di aborigeni 2.0 da indagare antropologicamente – Ippolito non crede che i frequentatori di centri commerciali temano la cultura come gli aztechi temevano i coloni portoghesi. O come la Rai crede che gli italiani, a meno che non siano lupi mannari o insonni psicotici, siano refrattari a programmi che abbiano una portata culturale superiore a quella del Sudoku.
Giunto quest’anno alla sua seconda edizione (visto il successo della prima), Libri al Centro si tiene ben lontano dallo spirito da Reconquista della maggior parte dei festival letterari e culturali italiani e va incontro al pubblico, certo che l’amore per i libri possa nascere anche da un colpo di fulmine al centro commerciale.
Era il 1992 quando Marc Augè, antropologo francese e flaneur della mondialisation, pubblicò il suo Nonluoghi. Introduzione a un’antropologia della surmodernità. Sappiamo tutti cos’è un nonluogo e, automatizzati come siamo dal capitalismo, frequentiamo più nonluoghi che luoghi. È più facile vedere bambini che giocano a calcetto tra i corridoi di un Euronics, che in piazza (dove molti comuni vietano il gioco del pallone e, incredibilmente, il Telefono Azzurro non interviene). Che abbia o meno senso parlare di centri commerciali come nonluoghi, Libri al Centro preferisce l’azione alle chiacchiere e sa perfettamente quello a cui Stefano Consiglio e Francesco Del Bosco, registi del documentario Il Centro, sono arrivati intervistando decine di romani a Roma Est e cioè che il cliente medio del centro commerciale può addirittura essere una persona normale e di media cultura.
Soprattutto, Libri al Centro porta gli scrittori, finalmente, a fare qualcosa cui sono poco abituati: parlare in spazi non deputati alla cultura, perché quello che alla cultura manca è precisamente il desiderio di misurarsi con ciò che non viene costruito e pensato a sua immagine, evitando tentativi rieducativi.
Dal 13 al 19 aprile, quindi, Cinecittàdue ospiterà, tutti i giorni dalle 17.30 in poi, intellettuali non malintenzionati, che faranno cose da intellettuali: parlare, interrogarsi, promuovere pensieri e libri (propri e altrui). Qualche nome: Dario Vergassola, Riccardo Iacona, Marco Damilano, Marco Lillo, Nadia Terranova. C’è un tema? No: c’è un centro, cioè un punto che, come tutti i punti, è attraversato da infinite rette.
“Il centro commerciale è fin dalla sua nascita il luogo dove si sperimentano le prime forme di libertà”, ha scritto Massimo Ilardi nell’introduzione a Outlet, una rivista letta – purtroppo – da pochi. Altro che Marc Augè.