
“Vengo dal Giappone, sono di Nagoya. Ho vissuto a Tokyo e a Londra, ma ora abito e lavoro a Milano da 9 anni”. A parlare è Tomoko Nagao, artista che ha trovato la sua casa nella città della Madonnina; “certo, inizialmente sembra più difficile che in altre capitali come Berlino, ma piano piano si entra in contatto con diversi artisti italiani e stranieri, si aprono possibilità e si creano connessioni anche con altre realtà italiane e europee. Qui a Milano riesco a fare 5 o 6 mostre all’anno”.
La sua testimonianza è stata raccolta ieri mattina durante la presentazione, avvenuta al Pac-Padiglione d’arte contemporanea in via Palestro a Milano, dello studio che hanno ideato e condotto Francesco Moneta, del Laboratorio di comunicazione The Round Table, e Ana Pedroso, dell’Associazione culturale Cubeart. I due studiosi hanno svolto un’indagine per capire chi e quanti sono gli artisti stranieri che hanno scelto Milano come città in cui vivere e lavorare.
Ce ne sono di ogni nazionalità: Serbia, Iran, Giappone, Cuba, fino all’Europa (Germania ovviamente). Non si conoscevano, tutti in generale ritengono Milano una città ricca di potenziale, talvolta non sfruttato sufficientemente ad esempio nella creazione di nuovi luoghi e occasioni d’incontro, per mostre ed eventi. Ecco che quindi che, sempre Moneta e la Pedroso, hanno inventato e presentato ieri insieme ai risultati della loro indagine, il M-Wam-Milano World Arts Map, ovvero una piattaforma multimediale (www.m-wam.org) che è una mappa della città in cui sono indicati esclusivamente gli studi di artisti stranieri: “così possono trovarsi, ci piacerebbe creare delle connessioni – continua Moneta -, anche se non tutti hanno un atelier. Infatti uno dei prossimi progetti sarà aprire uno spazio di co-working”.
Intanto c’è già una prima iniziativa che li metterà a confronto e si chiama Milano Città Mondo: grazie alla collaborazione della Commissione Europea sono state selezionate 166 opere di artisti internazionali che vivono nel capoluogo lombardo e che saranno esposte dal prossimo 25 marzo fino al 6 aprile alla Fabbrica del Vapore. In giuria curatori e critici, come Luca Beatrice, ma anche colleghi, come Adrian Paci fotografo albanese di fama internazionale.
M.C.B.