
Vincere Sanremo nell’83 con la canzone Sarà quel che sarà cantata da Tiziana Rivale lo convince che fare l’autore, o meglio il paroliere, è la sua strada, e se gli servisse la conferma arriva con E dimmi che non vuoi morire scritta insieme a Vasco Rossi. Roberto Ferri abbracciato dalla giacca verde pallido, la pochette lilla nel taschino, la figura esile e raffinata, sfodera una lingua tagliente per spiegarci lo stato dell’arte, anzi della musica italiana, «che in questo caso ne fa le spese, visto che il livello estetico e morale di un paese, la sua creatività, la sua democrazia, la sua economia, il suo grado di civiltà traspaiono dall’arte che crea».
Non ha dubbi, per lui l’Italia è in caduta libera, «potrei dire quello che prima di me disse Mina alcuni anni fa, cioè “che la musica è morta”, ma preferisco dire che hanno fatto morire la musica». La questione secondo Ferri è squisitamente economica. Quando si scrive una canzone la si deposita in SIAE ovvero società Autori ed Editori e la ripartizione economica viene divisa in parti uguali tra Editori e Autori/Compositori. «Oggi per una serie di ragioni, tra cui le basse vendite, le majors preferiscono prendere giovani cantautori ai quali impongono nei contratti il fatto che loro si tengano il 50% della parte editoriale. Questo non sarebbe mai accettato da un autore affermato».
La politica delle lobby uccide la creatività e chi ne fa le spese siamo tutti noi, artisti e pubblico. Ferri taglia, cuce e ricama. «Lo scopo è sempre il solito: arricchirsi. Le grosse case discografiche hanno persino tolto la cosiddetta “pensione, o fondo di solidarietà” SIAE, parliamo di circa 100 milioni di euro bloccati, anzi negati ai 1250 aventi diritto che per 35 anni hanno versato i contributi. Per raccontarci la favoletta hanno utilizzato un politico al quale hanno fatto dire che la SIAE non é un ente pensionistico, quindi hanno bloccato l’erogazione, però noi i soldi li abbiamo versati. Altra assurdità: in assemblea quando si vota uno non vale uno, ma vale per quello che percepisce, ovvero se io percepisco un milione di euro all’anno di diritti SIAE, io valgo un milione di voti ma se percepisco diecimila euro valgo diecimila voti. Non succede neanche in Corea del Nord».
Per l’artista anche Sanremo paga lo scotto della situazione. «Distinguo i miei gusti personali dall’aspetto tecnico», spiega l’autore «nel primo caso il vincitore é Nek, bravo, intonato, canzone accattivante e intelligente che emoziona, buona scelta della cover cantata molto bene, sua é la vittoria e lo dimostreranno radio e vendite. Seconda Lara Fabian, anche se il brano era debole lei con la sua voce emoziona e rende molto bello ciò che è passabile. Dal punto di vista tecnico devo dire che I vincitori, Il Volo, sono una pura operazione preparata a tavolino, funzionano in USA e la vittoria a Sanremo servirà per partecipazione a Eurofestival che molto probabilmente vinceranno, quindi a lanciarli in Europa, dietro ci sono Tony Renis, Michele Torpedine, Antonella Clerici, questo influenza molto il mio parere. Per non parlare del brano che hanno presentato».
Va avanti come un treno e ci invita ad ascoltare un brano di circa 30 anni fa, che secondo Ferri somiglia molto appunto a quello che hanno portato a Sanremo i vincitori, «a questo punto se l’autore fosse lo stesso il brano sarebbe fuori concorso perché già pubblicato, nell’altra ipotesi se non fosse lo stesso, ma questo dovrebbero deciderlo i tecnici ed esperti, potrebbe essere un plagio» Per Ferri non ci sono dubbi alla fine hanno vinto «Caterina Caselli, che ha piazzato al terzo posto Malika Ayane con un pezzo soporifero, ma Malika sempre brava, e al primo posto una nuova proposta un certo Caccamo che avrà vita corta. L’altra vincitrice é Maria De Filippi che tra presentatrici, vecchie e nuove leve ha invaso il cast di Sanremo Festival che è in mano alle lobbies, certo non agli italiani».