L'”ora et labora” di Luca Barbareschi

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Luca BarbareschiUn motto che in fondo si è dimostrato anche una benedizione: “Ora et labora”, la regola benedettina, sono per Luca Barbareschi, attore, regista, oltre che uomo impegnato politicamente e soprattutto socialmente, un comportamento quotidiano. “Quella di San Benedetto secondo me è stata una vera rivoluzione: l’energia, lo spirito, sono in noi, tra preghiera e lavoro”. La sua vita è punteggiata di successi e segnata da difficoltà, fin da bambino. La volontà e lo sforzo quotidiano sono stati il sale delle sue azioni e, raggiunti i sessant’anni, è arrivato il momento di raccontarsi.

Lo fa nello spettacolo Cercando segnali d’amore nell’universo, prodotto dalla sua stessa casa di produzione “Casanova Teatro” e che dal 19 febbraio all’8 marzo sarà in scena al Teatro Manzoni. Insieme al Marco Zurzulo 5tet (sax, piano, chitarra, voce, contrabbasso e batteria), per la regia di Chiara Noschese, si ripercorreranno i 40 anni di carriera di Luca Barbareschi in un “one man show” che incrocia la vita dell’attore con le parole di scrittori e le note di compositori che lo hanno segnato e influenzato, come Shakespeare, Mamet, Tomasi di Lampedusa, Eschilo e dalle note di Mozart, James Taylor, Chico Buarque.

“Dopo 40anni di vita lavorativa, cinquanta o sessanta spettacoli realizzati, posso dire che mi piaccia prendere una vacanza in un altro corpo, e questi sono autori che amo e che amo interpretare. Infondo noi attori siamo un trastullo in mano di un’idea: solo in italiano recitare non vuol dire anche giocare (in inglese si dice “play”, e in francese “jouèr”), quindi io reinterpreto anche i personaggi e le idee che mi interessano, e si sa mai che magari poi così la morte non mi riconosca…”. Ironico, profondo e sensibile, Barbareschi racconterà in scena tutto il suo percorso nel mondo dello spettacolo, a partire dalla sua scelta di diventare attore: “mio padre non mi ha mai frenato, ma allo stesso tempo non mi ha mai aiutato economicamente. Io quindi ho fatto per parecchio tempo il cameriere o altri lavori anche umili. Ho capito cos’è la dignità del lavoro, qualsiasi questo sia”. A 19 anni parte per l’America, e nel 1982 scrive già il suo primo film, “Summertime”, che vince subito al Festival di Venezia il premio per migliore opera esordiente (1983). In America, per vivere, “traducevo Sheppard, Kundera e altri autori: non avendo soldi, avevo molte idee”. Sempre avanti, finchè ha messo in piedi la sua società di produzioni “Multimedia” “che oggi compie trent’anni: più di 18 persone lavorano con me”.

Il suo spettacolo sarà un “one man show” dal sapore anche ironico, ma certamente diverso da una serata di cabaret: “nell’one man show c’è più anima, c’è più passione, più amore”. E, da una persona che ha fondato anche, il 5 maggio, la Giornata Nazionale contro la Pedofilia, che ha sempre dimostrato un forte impegno e aiuto nei confronti del prossimo e che ora sta preparando “un film sulla figura paterna”, ci si può aspettare uno spettacolo che sappia “portare dei valori forti, anche se sempre con autocritica e umorismo” come Barbareschi stesso dice.