Elogio del Lecchino!!!

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lecchino
Robert Musil, Il lecchino, Henry Beyle 2015

Adulatore, lacché, ruffiano… Lèche-cul, arse-licker, lameculos. No. Nessun termine rivela l’essenza, inessenziale ma utilissima, del lecchino come Das Schlieferl.  Nel termine austriaco c’è quel “schli-” che è uno schiocco onomatopeico di lingua. Una staffilata, gocciolante saliva.

Creatura increata, frutto dell’autocompiacimento, senza alcuna forza se non la propria debolezza, che fa della menzogna la verità e dell’annientamento personale il trionfo altrui, il lecchino è persona di cui nessuno, neppure Dio, può fare a meno: imprescindibile per i potenti, ossessionati dal giudizio degli inferiori, e modello per i deboli, sedotti dalla potenza dei superiori. Lungimirante, paziente, inoffensivo (il suo è un delitto senza vittime, utile a chi lo commette e a chi lo subisce), il lecchino ha nell’ombra il massimo della luce, dietro le scene il suo miglior palcoscenico e in colui che ha di fronte la propria identità. E’ uno specchio, che riflette solo pregi. Come farne a meno?

> Nota di Luigi Mascheroni a margine del testo di Robert Musil Il lecchino (a cura di Elisabetta Dell’Anna Ciancia), pubblicato come Volume XL della collana QUADERNI DI PROSA E DI INVENZIONE dall’editore e stampatore Henry Beyle di Milano (pp. 40 – 375 copie numerate – carta Zerkall Bütten, caratteri Garamond monotype corpo 11, cuciti a mano – formato cm 12 x 18,50, euro 20,00).

 

3 Commenti

  1. Li ricordo soprattutto ai tempi del servizio militare. Li vedevi sempre all’ombra di qualche maresciallo o tenente, raramente da soli. Più di una volta facevano la spia sperando in qualche permesso-premio. Il guaio è che di notte non potevano accucciarsi ai piedi del superiore ma dovevano invece tornare in camerata con noi tutti… e allora scattava la giustizia vera.
    Poi ne ho incontrato qualcuno durante gli studi dopo le superiori. Sempre ossequiosi dietro al docente, sempre pronti a portare il caffè, sempre pronti a denigrare il lavoro altrui.
    Per fortuna nel mondo del lavoro non ne ho poi trovati.
    Per fortuna nell’ambiente che frequento non c’è spazio per loro.
    Il lecchino è feccia della peggior specie, è un essere privo di capacità che sopravvive attaccandosi come un tumore a chi conta più di lui.

  2. Mamma mia he errore. Il lecchino, per mantenere la propria posizione, non raramente trascende a spia e ancor più frequentemente crea false notizie con falsi colpevoli pur di farsi bello davanti al proprio potente. E’ un essere immondo, schifoso. E non credo che, seppur audace, la girandola di allitterazioni del nostro autore possa benché minimamente far essere bello quello che in natura è brutto e nefasto.

  3. Il lecchino, o leccapiedi, è colui che, senza alcun merito, capacità e senza mai lavorare riesce a scalare la gerarchia di qualsiasi azienda individuando immediatamente i piedi da leccare un gradino alla volta. E’ una prerogativa dei maschi perchè le donne usano ANCHE altri mezzi che la natura ha donato loro. A che serve essere capaci?

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